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Furti

Sgominata una "banda" di topi d'appartamento: due arresti

Due ordinanze di custodia cautelare in carcere ed 11 perquisizioni eseguite dalla Polizia di Stato di Trieste

Scatta la custodia cautelare in carcere per due ventenni residenti a Trieste, indagati per furti in appartamento, un vero e proprio allarme sociale in crescita a Trieste, come confermato dalla polizia di Stato. E' successo nelle giornate dell’8 e 9 settembre, le ordinanze emesse dal Gip sono state eseguite dagli investigatori della Squadra Mobile giuliana, coordinati dal Sostituto Procuratore Chiara de Grassi, titolare del fascicolo processuale.

Nell’ambito delle medesime indagini, svolte relativamente ad una serie di furti in abitazione consumati tra i mesi di marzo e luglio nel Comune triestino, sono state anche eseguite, in collaborazione con la Squadra Mobile di Udine, 11 perquisizioni nelle case di altrettanti soggetti connessi alle attività delittuose. Le indagini hanno avuto origine da un furto commesso nel mese di marzo in una villetta sull’altipiano carsico. Approfittando della temporanea assenza dei proprietari, i soggetti avevano rubato alcuni oggetti di valore e alcuni residenti avevano immediatamente allertato le Forze dell’Ordine. Il pronto intervento della Squadra Mobile e delle Volanti, oltre al recupero di tutta la refurtiva, aveva consentito di individuare, nell’immediatezza due connazionali (uno classe 2000, pluripregiudicato per reati specifici e l’altro classe 1999).

Le indagini hanno accertato la compartecipazione di un italiano di 51enne gravato da precedenti che, come accertato nel corso delle indagini, sarebbe risultato essere l’ideatore, organizzatore ed esecutore di una pluralità di reati. E' stata inoltre rilevata una frenetica attività delittuosa da parte di quest’ultimo e del 22enne, che erano alla continua ricerca di occasioni per perpetrare reati contro il patrimonio. Infatti, dalle conversazioni intercettate e dai pedinamenti, era emerso un consolidato metdono che comprendeva l’assunzione di informazioni sulle potenziali vittime e l’attenta perlustrazione del territorio finalizzata ad eludere telecamere e testimoni.

Ogni singolo colpo veniva studiato nei minimi dettagli: veniva deciso il coinvolgimento ed il ruolo degli eventuali complici, vagliate le variabili possibili e progettata l’esecuzione criminosa che, qualora la circostanza l’avesse richiesto, si sarebbe dovuta concretizzare anche usando violenza o narcotici nei confronti delle vittime. Sono stati anche eseguiti diversi sequestri di gioielli ed oggetti preziosi presso esercizi “compro oro”, ai quali i rei si rivolgevano per rivendere la refurtiva.

Per questi motivi il Pm competente ha emesso 11 decreti di perquisizione personale e locale nei confronti di 8 soggetti sottoposti ad indagini e 3 non indagati ma ritenuti comunque vicini ai due cautelati. Il Gip,considerata la gravità dei fatti e il pericolo di reiterazione, ha emesso a carico dei soggetti del 1971 e del 2000 l’Ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere. Nel corso delle perquisizioni, è stato anche trovato un lampeggiante blu tipico delle auto “civetta”, per simulare l’appartenenza alle forze dell'ordine.

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