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"Contro la violenza della polizia": in più di 100 protestano per i fatti di Pisa

La manifestazione "Contro la repressione, polizia di stato o stato di polizia?", organizzata dal sindacato studentesco Link, si è tenuta nel pomeriggio davanti alla prefettura. I manifestanti hanno chiesto le dimissioni del ministro Piantedosi e i codici identificativi per la polizia

TRIESTE - Oltre 100 persone si sono riunite oggi davanti alla prefettura alla manifestazione "Contro la repressione, polizia di stato o stato di polizia?", in protesta contro i recenti fatti di Pisa dove, durante una manifestazione pro Palestina, alcuni studenti sono stati caricati e colpiti da manganellate da parte della polizia. La protesta è stata organizzata dal sindacato studentesco Link, insieme ad altre realtà dell'associazionismo di sinistra a Trieste, tra cui Anpi, Sinistra Classe Rivoluzione, Giovani comunisti/e Trieste, Extinction Rebellion e altri. I manifestanti hanno chiesto a gran voce le dimissioni del ministro dell'interno Piantedosi e i codici identificativi per la polizia, esibendo bandiere della Palestina e striscioni recanti le scritte: "Governo sionista complice del genocidio, Palestina libera" e "Basta sangue a Gaza". 
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Non solo l'episodio di Pisa è stato citato dagli organizzatori, ma anche "Napoli, Torino e Catania. Episodi di violenza e abuso di potere che hanno visto un'escalation col Governo Meloni", mentre a Trieste hanno segnalato "difficoltà per organizzare manifestazioni pro-Palestina, e hanno censurato eventi in Università in cui si voleva parlare del massacro in atto". Tra i relatori ha preso la parola anche Fabio Vallon dell'Anpi di Trieste, che ha parlato di "analfabetismo istituzionale, democratico e costituzionale da rappresentanti del governo italiano e della maggioranza parlamentare". Unico rappresentante della politica locale presente, il capogruppo di Adesso Trieste in consiglio comunale Riccardo Laterza, secondo cui "i problemi politici e sociali non si risolvono a manganellate. Chi oggi scende in piazza fa paura perché dice semplicemente la verità, e cioè che il nostro paese non sta facendo nulla per fermare il massacro in Palestina. Servono i numeri identificativi per le forze dell'ordine, serve una diversa gestione politica del dissenso, soprattutto serve costruire attivamente la pace e non voltarsi dall'altra parte".

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