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Il report

Accoglienza, il report di Ics e Caritas: "Nessun aumento significativo, manca un adeguato sistema di trasferimenti"

Presentato questa mattina il consueto report sul sistema dell'accoglienza a Trieste. Schiavone: "Solo l'8 per cento arriva da "paesi sicuri", hotspot struttura inutile in Fvg"

TRIESTE - Nel 2022 le persone inglobate nel sistema di accoglienza triestino sono state 6427, un numero quasi identico a quelle del 2021 (6489). E' quanto emerso dal rapporto “Il sistema dell'accoglienza di Trieste: report statistico 2022”, presentato questa mattina da Ics, Caritas, Lybra e Duemilauno Agenzia Sociale. La nazionalità più rappresentata rimane quella pakistana (3185), seguita da quella ucraina (530) e dai richiedenti provenienti dall'Afghanistan (522). "Nonostante il calo registrato nei numeri dei richiedenti asilo afgani, che sono passati da 1185 a fine 2021 a 522 a fine 2022, l'afflusso di cittadini afgani a Trieste non ha subito una diminuzione, come potrebbe sembrare a prima vista - si legge nel report -. Al contrario, il flusso migratorio afgano è in linea con la generale situazione dell'Unione Europea, dove i cittadini afgani rappresentano la seconda nazionalità più numerosa tra i richiedenti asilo". E' stata inoltre registrata una netta diminuzione dei richiedenti asilo provenienti dal Nepal, mentre quelli provenienti da Turchia e Bangladesh hanno subito un calo più lieve. Il totale delle nuove accoglienze nel 2022 (5112 persone) segna un leggero incremento rispetto al 2021 (4829). Il mese in cui è stato registrato il maggior numero di arrivi è ottobre (791).

Il conflitto in Ucraina

A Trieste il sistema CAS ha accolto 497 cittadini ucraini, in gran parte famiglie guidate da donne e famiglie pluri-nucleo. A questo numero vanno aggiunti i 33 ospiti ucraini (nuclei famigliari) accolti nel corso del 2022 dalla Fondazione Luchetta, Ota, d’Angelo, Hrovatin nell’ambito di una convenzione diretta con la Prefettura di Trieste. Questa ondata di nuovi arrivi ha portato ad un aumento del numero generale dei nuclei famigliari accolti, passando dai 99 nuclei (342 persone) a fine 2021 a 152 nuclei (463 persone) a fine 2022. Per poter ospitare questi nuovi arrivati, sono state aperte nuove strutture, ma è stato anche necessario destinare parte dei posti di accoglienza già esistenti, precedentemente destinati ai richiedenti asilo provenienti dalla rotta balcanica. Il 2022 ha infine visto il 75 per cento degli ospiti del sistema di accoglienza ottenere lo status di protezione, sia internazionale (nelle due forme di status di rifugiato e di protezione sussidiaria) sia speciale, con quest'ultima rappresentando la forma prevalente di riconoscimento. 

Nessun aumento significativo di richiedenti asilo

"Il rapporto fotografa il sistema dall'interno e presenta grandi assonanze con un altro report recentemente presentato, "Vite Abbandonate" e mette in crisi i luoghi comuni sull'accoglienza a Trieste. Confrontando gli anni 2021 e 2022 si constata che non c'è stato un aumento significativo nel numero di richiedenti asilo. C'è solo un leggero aumento, dovuto all'ingresso dei cittadini ucraini", ha spiegato il presidente di Ics Gianfranco Schiavone. "Il problema, a tutti visibile, rappresentato da centinaia di persone in strada sta nella mancanza di un adeguato sistema di trasferimenti: nel 2022 sono stati pochi rispetto alle esigenze del territorio e lo stesso problema è registrato anche nel 2023. Al momento ci sono quasi 300 persone senza accoglienza costrette a dormire per strada, mentre nell'intero mese di giugno solo 30 persone sono state trasferite nel resto del territorio nazionale. Ciò di cui c'è bisogno a Trieste non sono dunque nuovi centri di prima accoglienza bensì di un efficace e veloce sistema di redistribuzione". "Dal rapporto emerge inoltre che solo il 25 per cento dei richiedenti asilo riceve un diniego in sede amministrativa della propria domanda di asilo (non contando perciò i ricorsi), mentre la larga maggioranza ottiene un accoglimento delle domande, una media superiore a quella nazionale, in particolare per ciò che riguarda la protezione speciale. Ciò indica come a Trieste le persone realizzano buoni percorsi di integrazione sociale". 

Hotspot in Fvg

"Tra i miti sfatati si osserva che, nel complesso, solo 540 richiedenti asilo provengono dai cosiddetti “paesi sicuri”, un numero pari a circa l'8 per cento delle domande - sottolinea Schiavone -. Gli hotspot, secondo le intenzioni del legislatore, dovrebbero esaminare la domanda di chi proviene da paesi sicuri: si capisce in modo lampante l'inutilità di una simile struttura per il FVG, poiché rimarrebbe semivuota a differenza della piazza della stazione che in assenza del piano di ricollocazione per il quale l'hotspot non serve a nulla, resterebbe piena".  "Il rapporto evidenzia che il sistema triestino è dunque estremamente duale: per chi è all'interno, il sistema è di grande qualità e produce ricchezza per il territorio. Per chi resta fuori, invece, la situazione è ben diversa: si tratta di persone abbandonate dalla Prefettura e dal Ministero dell’Interno che invece sono tenuti per legge ad occuparsi della prima accoglienza e del piano di trasferimenti".

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