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“Fino a 7mila euro per arrivare in Italia”, viaggio nel Silos dopo il blitz della Polizia

I migranti accampati al Silos, alcuni anche da tre mesi, hanno parlato di “poliziotti molto gentili”, non così in Turchia, Bulgaria e Iran. Nei prossimi giorni saranno attuati dei trasferimenti, come annunciato dal Governo. Intanto la vita prosegue tra topi e sporcizia, senza servizi igienici

TRIESTE - Dai cinque ai settemila euro per arrivare in Italia: è l’esosa cifra che alcuni migranti avrebbero dovuto sborsare a presunti “trafficanti” di esseri umani per il loro viaggio della speranza. Lo riferiscono alcuni degli stranieri accampati al Silos, che ormai da tempo è diventato il luogo dove si ripara chi arriva dalla rotta balcanica e non ha trovato un posto nel sistema dell’accoglienza. Un sistema che, a Trieste, è ormai al collasso, visto l’incontrollato aumento degli arrivi. 

“Nel mio paese possono spararti per strada, almeno qui mi sento al sicuro - spiega un cittadino bengalese, che da tre mesi staziona nell’edificio fatiscente - ma ho investito tutti i miei risparmi, circa 5000 euro, per arrivare qui. Alcune persone qui hanno pagato anche 7000 euro o più. Il viaggio, dal Bangladesh, è durato tre mesi”. Alcuni dei presenti hanno viaggiato molto di più, anche sei o dieci mesi.

Questa mattina decine di operatori di polizia hanno effettuato un blitz al Silos, in previsione degli imminenti trasferimenti dei prossimi giorni, annunciati dal Governo nelle scorse settimane. Con loro, anche i cani antidroga, ma nella giornata odierna non ci sarebbero stati sequestri o arresti per spaccio. Gli agenti, in cooperazione con altre forze dell’ordine, hanno controllato in tutto 130 persone. Tuttavia, spiega un cittadino pakistano che parla un inglese fluente, “di notte arrivano almeno 300 persone, molti di loro non hanno una tenda dove dormire e non c’è un bagno. Le condizioni di vita sono pericolose, siamo circondati dai topi, un ragazzo giorni fa si è tagliato ed è dovuto andare in pronto soccorso”.

Molti degli intervistati vogliono rimanere in Italia: “Ho una moglie e quattro figli in Bangladesh, spero di portarli qui un giorno - spiega uno dei richiedenti asilo -. I poliziotti sono gentili in Italia, però durante il viaggio abbiamo avuto a che fare con la polizia di altri paesi e ci sono state brutte esperienze”. I poliziotti “cattivi”, stando alle testimonianze, si trovano in “Iran, Turchia, Bulgaria, alcuni anche in Croazia e in Germania”, mentre “in Slovenia, come in Italia, ci trattano bene”.

Gli "inquilini" del Silos mangiano per lo più alla Caritas e frequentano il centro diurno di via Sant’Anastasio. Nelle strutture d’accoglienza ricaricano i cellulari, con i quali comunicano con le loro famiglie, e (sempre stando alle interviste in loco) non hanno denaro proprio. Negano di avere un capo e di dover corrispondere un “affitto” per stare al Silos. Alcuni episodi di cronaca, tra cui la recente rissa con feriti in piazza libertà, fanno tuttavia pensare a una struttura gerarchica all’interno della struttura, e a una sorta di racket. La zona, vista l’operazione di stamattina, è sotto la lente delle forze dell’ordine. Intanto queste persone, con il loro carico di povertà e le loro storie difficili, dormono all’addiaccio da troppo tempo, alcuni anche da tre mesi. “Non ci piace stare qui - spiega un trentenne pakistano - ma speriamo sempre in una vita migliore”.

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