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Cronaca

Crisi del "sistema sangue" 2020, Fvg in controtendenza: prima in Italia per le donazioni di plasma

Il Friuli Venezia Giulia è la regione con il più alto rapporto tra quantità di plasma e abitanti, pari a 23,7kg/1.000 abitanti, contro una media nazionale di 14,0.

Il “sistema sangue” è stato colpito dalla pandemia Covid-19 sia a livello nazionale che a quello regionale, con un calo delle donazioni, più marcato nella seconda ondata pandemica e tuttora in corso. Le cause di questo fenomeno sono molteplici: incertezze, paure (non motivate) sulla sicurezza dei punti di raccolta e difficoltà a raggiungerli e aumento delle positività al virus per quanto riguarda i donatori, oltre alla necessità di una riorganizzazione ospedaliera e delle modalità di donazione.

I dati

L’anno 2020 si è chiuso con un calo del 9,2% di unità di globuli rossi prodotti (2019: 59.453 unità -2020: 53.960 unità), compensato da una quasi analoga riduzione di trasfusioni (2019: 50.837 unità – 2020: 46.328 unità), dovuti sia ad una applicazione del Patient blood Management, sia alla rimodulazione delle attività ospedaliere.
Un risultato in controtendenza rispetto ai dati nazionali, pure in calo, riguarda il plasma per la produzione di farmaci salvavita, dove il Friuli Venezia Giulia è riuscito a mantenere e a superare, seppure di poco, la quota di plasma inviato all’industria del 2019, rimanendo la regione con il più alto rapporto tra quantità di plasma e abitanti, pari a 23,7kg/1.000 abitanti, contro una media nazionale di 14,0. Questo risultato è particolarmente importante in quanto la pandemia Covid-19 ha causato un crollo del 20-30% nella raccolta proveniente da paesi esteri, per cui avere l’autosufficienza nella produzione di questi farmaci permetterà di poter garantire nel 2021 l’accesso alle cure per chi soffre di immunodeficienze, in quanto le immunoglobuline al momento sono il plasmaderivato più utilizzato. Nel mese di gennaio vi è stata una riduzione di donazioni rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-4,8%), per cui nelle prime settimane si sono verificate alcune carenze, che hanno messo in stato d’allerta il sistema trasfusionale, ma grazie all’apporto delle associazioni donatori di tutta la regione e dei trasfusionisti, lo stato di emergenza sta già rientrando.

Il Covid e l'approccio alla donazione

Il Covid ha cambiato l’approccio alla donazione: i servizi trasfusionali hanno imparato a gestire il distanziamento sociale e a convivere con i dispositivi di sicurezza, accogliendo i donatori nella massima sicurezza. L’impegno maggiore è toccato alle Associazioni che si sono trovate, oltre a rispondere alle mutate esigenze, ad affrontare una nuova sfida che va dalla prenotazione, ad un nuovo approccio per l’educazione sanitaria, al reclutamento e alla fidelizzazione dei propri iscritti, ad un nuovo approccio per il plasma immune. Riguardo al plasma immune, presso il Centro Unico Regionale di Produzione Emocomponenti sono disponibili quasi 400 unità di plasma donati da persone guarite dal Covid-19 raccolte in tutti i punti raccolta della regione. Il sistema trasfusionale, sanitari, associazioni e donatori, nel 2020 hanno saputo, non senza alcune difficoltà, rimodulare l’attività di raccolta in base alle necessità; per il 2021 le sfide sono l’autosufficienza e una migliore organizzazione dei servizi trasfusionali per riuscire a garantire ogni settimana le 1.100 donazioni di sangue intero che pongono in sicurezza i bisogni di tutti i pazienti acuti e cronici, per i quali la trasfusione è una terapia salvavita. Sarà anche necessario aumentare la quota di plasma per la produzione di farmaci emoderivati, perché se dovessero continuare la pandemia e la relativa riduzione delle quote di plasma proveniente dai paesi esteri, dobbiamo essere in grado di poter contare solo sulle nostre forze.

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