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"Finding Vivian Maier": il Documentario al Cinema dei Fabbri

Rimasta sconosciuta fino alla sua morte: si manteneva facendo la baby sitter a New York 6.5.2014 | 11.10 - Replica fino a mercoledì 7 maggio al Cinema dei Fabbri di Trieste l'originale documentario “Finding Vivian Maier”, l'incredibile storia di...

Rimasta sconosciuta fino alla sua morte: si manteneva facendo la baby sitter a New York

6.5.2014 | 11.10 - Replica fino a mercoledì 7 maggio al Cinema dei Fabbri di Trieste l'originale documentario "Finding Vivian Maier", l'incredibile storia di una eccentrica bambinaia dietro il cui sguardo severo si celava una grande artista, rimasta sconosciuta fino alla morte.

I suoi scatti, realizzati nell'America metropolitana tra gli anni Cinquanta e Settanta, racchiudono il pathos, la naturalezza, la spesso grottesca bellezza di un'umanità colta di sorpresa. Paradossalmente, le centinaia di migliaia di fotografie non sono mai uscite dal loro stato embrionale di rullino. Vivian Maier è stata una fotografa che per tutta la sua vita non ha mai esposto una fotografia. Si manteneva facendo la baby sitter nei quartieri residenziali di New York.

È il 21 aprile del 2009. Nei pressi di una panchina si scorge la sagoma di un'anziana signora, di stazza a dire il vero imponente. Nessuno nell'area di Rogers Park, Chicago, conosce il nome di questo strano personaggio, sebbene grossomodo chiunque risieda in zona l'abbia vista almeno una volta: «stava lì, seduta su quella panca, oppure a rovistare tra i cesti dell'immondizia», dirà una ragazza pochi anni dopo. Quanto alla sua identità, nessuno sa niente. Qualche tempo prima rispetto a questa insufficiente testimonianza, il giovane John Maloof andava trattando un lotto di scatti fotografici.

Una collezione sconfinata, tra materiale sviluppato ed altro ancora stipato sotto forma di negativi; trattasi di fotografie alquanto interessanti, opera di un professionista, mica del primo foto-amatore che capita. Tuttavia non si sa chi sia l'autore. Può mai essere che un artista di quel calibro, così prolifico e dotato, non abbia un volto? Come mai tutto quell'accumulo di materiale senza alcuna indicazione, magari una dicitura che dica qualcosa di più su chi ne fosse il vero proprietario? Da qui parte la ricerca di Maloof, ricerca il cui oggetto di lì a poco assumerà un volto, un nome, un indirizzo: Vivian Maier.

Chi è costei? Cosa faceva? Dove viveva? Scoprire questo nome si rivela una ben magra consolazione. Di lei non c'è traccia sulla rete, il che ad oggi rende ardua qualsivoglia indagine. Ma l'ambizioso filmmaker non si arrende e capisce che l'unico modo per risalire alla vera identità di questa donna è raccogliere quanto più materiale possibile. Foto, filmati, appunti, ce n'è a iosa di cose che appartennero a Vivian.

Maloof le colleziona tutte (o per lo meno tutte quelle che trova), acquisendo un archivio per cui adesso si sta dovendo servire di un museo quale ausilio per la loro catalogazione. L'intuizione di Maloof è più che felice, per quanto semplice e o addirittura ovvia: risalire alla fonte ripercorrendo in ordine sparso il lavoro dell'artista. Ogni foto una storia; ogni storia un riferimento. Tutti indizi di cui il fortunato nonché involontario "erede" di tutto quel malloppo si serve ad uno ad uno, così da venire a contatto con coloro che hanno conosciuto l'autrice.

In pochi anni la baby sitter è diventata un nome che viene paragonato ai padri della fotografia umanistica come Cartier Bresson e Robert Frank e fu così che Maloof capì di aver da parte una vera fortuna. La carriera della fotografa per caso viene raccontata in un documentario, (realizzato dallo stesso Maloof) "Alla ricerca di Vivian Maier", edito dalla Feltrinelli real cinema dopo essere stato presentato a Berlino. Il documentario è davvero imperdibile e più che adatto anche ai non appassionati di fotografia.

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