Al Rossetti arriva "Notti", lo spettacolo ispirato al capolavoro di Dostoevskij
TRIESTE - La letteratura russa è protagonista a novembre, nella programmazione del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, e sicuramente una delle più originali riletture è quella proposta dalla compagnia SlowMachine con il regista Rajeev Badhan che porta avanti la propria ricerca sui linguaggi del contemporaneo anche in “Notti” ospite alla Sala Bartoli dal 16 al 18 novembre. Gli artisti partono da un quesito che riguarda la capacità di un classico come “Le notti bianche” di Dostoevskij, a due secoli dalla nascita del suo autore, di dialogare con le generazioni contemporanee. Elena Strada che ha curato la drammaturgia di “Notti” ha dunque scelto di prendere come punto di partenza il sentimento dell’amore oggi, analizzandolo nella sua assolutezza e fragilità, intrecciando gli stimoli ricevuti dal racconto dostoevskijano e dal saggio “Amore liquido” del filosofo polacco Zygmunt Bauman.
Il testo così prodotto, nelle mani di Rajeev Badhan si traduce in una visionaria contaminazione fra teatro, video, video live e una recitazione che porta alla desaturazione, che analizza le relazioni sentimentali contemporanee confrontando più piani visivi e temporali. I tre attori in scena, allora, narrano e interpretano, sono irreali e proiezioni di sé e dei rispettivi pensieri, creano parallelismi e labirinti esaminando il concetto di amore attraverso il confronto tra epoche, generazioni, tecnologie e mezzi espressivi. Ma lo studio non porta risposte univoche: piuttosto nuove induzioni e quesiti. La liquidità della nostra epoca influisce anche sui sentimenti che riteniamo inscalfibili? Il concetto di amore ha un denominatore comune? Amore e libertà sono un binomio incompatibile? «L’opera di Dostoevskij è il punto di partenza, drammaturgico e narrativo, dell’intera performance teatrale che, con forza, riemerge attraverso il mezzo del video, quasi fosse un sogno o una proiezione caleidoscopica di ciò che è accaduto o potrebbe accadere» scrive infatti nelle sue note Rajeev Badhan. «Il testo diventa sia elemento d’indagine e ricerca artistica che strumento metateatrale, all’interno del quale i personaggi stessi si immergono e si perdono, facendo affiorare nuove domande sull’amore nella liquidità dell’oggi attraverso una recitazione “liberata” da cliché o sovrastrutture teatrali che possa così correre in parallelo alle emozioni e mettersi in dialogo con la costruzione visiva e artistica che viaggia tra il video e il reale».