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Labyrinth, l'installazione sul Carso che imprigiona il Novecento

Nell'ultimo weekend di marzo si conclude Labyrinth, un progetto collettivo che racconta le due guerre mondiali sul Carso goriziano attraverso le visioni periferiche di un'area particolarmente coinvolta nei due conflitti mondiali

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TriestePrima

Installazione collettiva sul Carso Goriziano, in uno spazio aperto non convenzionale, si sviluppa questa installazione diffusa fatta di multimedialità, stoffe, oggetti materici e da un sistema originale di orientamento che vuole portare i visitatori nella logica di fruizione di un labirinto, nei meandri della storia di un luogo de-militarizzato e de-industrializzato. Una piccola porzione di periferia urbana Carsica, tra Fogliano Redipuglia e Sagrado, ha ospitato l’installazione temporanea nell’ambito del festival B#Side War, dedicato alle visioni periferiche.

L'installazione

L’installazione, edificata ad ottobre del 2018, chiude il suo ciclo: un ultimo weekend di viste guidate e laboratori prima che sia rimossa dalla periferia urbana che la ospita e che l’ha generata, zona che per sua particolare conformazione è costellata da luoghi di sepoltura delle guerre mondiali, caserme militari, sacrari e monumenti, trincee che affiorano tra le case, grandi gettate di cemento e piccoli prati parcellizzati. L’opera d’arte è un labirinto di stoffa e garza, liberamente fruibile in spazio pubblico, in cui vengono realizzate proiezioni multimediali (grazie ai particolari schermi progettati dall’artista Joshua Cesa), ma l’installazione comprende contribuiti e video di molteplici artisti under 35, quali Giovanna Bressan, Adrea Tessari, Alberto Girotto, Mattia Balsamini, Michal Hustaty e Lenka Kuricova, Natalia Tikhonova, Alessandro Senno, Mattia Cesaria, Marta Lodola.

Metafora del sangue e del Novecento

La volumetria del labirinto è rappresentazione metaforica del sangue versato dalle popolazioni del Carso nella prima guerra mondiale, raffigurazione prodotta attraverso un labirinto metaforico, di ampia estensione, in grado di contenere, nella sua astrazione geometrica, il ‘volume della perdita’, calcolato nei litri di sangue versati da chi è sepolto nella periferia carsica, scandita da luoghi di sepoltura, cimiteri e sacrari che confinano con case e fabbriche. Il festival ha visto la partecipazione e il supporto di SIAE, SILLUMINA, MIBAC, REGIONE FVG, DEMANIO FVG. Per informazioni e visite guidate: info@iodeposito.org / +348 7768935 Link per info: https://www.bsidewar.org/en/past/lab/

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