Scuola, la lettera di smentita degli insegnanti di Muggia
Riceviamo dagli insegnanti della scuola De Amicis di Muggia e pubblichiamo integralmente
Negli ultimi anni si discute sull'uso di telecamere nelle classi, magari ce ne fosse stata una nella nostra l'altra settimana. Avrebbe registrato una situazione totalmente differente da quella che è stata descritta negli ultimi giorni su alcune testate locali. Dopo un inizio lezioni lento a causa delle innumerevoli attenzioni che si devono dare in questo periodo, un bambino si è accorto di non avere con sè il pennaiolo. Le misure anticovid prevedono,( e ne sono a conoscenza anche i genitori che a inizio anno hanno preso visione della circolare e hanno firmato il patto di corresponsabilità che spiegano quali componenti tenere) che non ci si possa passare materiale di nessun genere.
In seguito alla ricerca purtroppo infruttuosa , l'attività che prevedeva una paginetta di esercizi ortografici è stata interrotta, si è colta l'occasione per introdurre una piccola lezione di educazione civica come richiesto in modo esplicito dalle linee guida del Ministero della pubblica istruzione a inizio anno (la richiesta di agire in questo modo è stata anche registrata nei collegi docenti di inizio anno) . Si è provveduto, pertanto a ricordare e far riflettere la classe, senza umiliare nessuno, che purtroppo quest'anno ci sono delle limitazioni allo scambio di oggetti al fine di limitare in modo significativo eventuali contagi COVID.
In seguito,proprio per non escludere nessuno, l'insegnante ha deciso di portare il lavoro sui libri di testo, di cui disponeva anche il bambino senza pennaiolo. Proprio in un'ottica di inclusione e solidarieta' (fondamento di ogni istituto scolastico) si procedeva a letture ed esercizi dai testi, dove a turno tutti i bambini sono stati interpellati e invitati a partecipare, come di norma succede. Il resto della giornata scolastica, naturalmente scandita anche da momenti di intervallo , pausa pranzo in mensa e riposo con gioco libero nel cortile, se fossero stati ripresi da una telecamera avrebbero registrato un bambino che ha giocato, lavorato e sorriso esattamente come i suoi compagni, esattamente come ogni giorno.
Nel pomeriggio riprese le attività, proprio in vista della situazione, si è prevista una lezione di scienze all'aperto e una lezione di ragionamento matematico dal posto. Il tutto è stato debitamente annotato, come da normale amministrazione, sul registro digitale, visibile anche alle famiglie. Da qualche giorno purtroppo noi insegnanti di quella classe siamo oggetto di improperi di vario tipo sia sui social che nella vita, grazie ad un articolo comparso di recente su una testata giornalistica. Non solo il giornalista non si è preoccupato minimamente di verificare i fatti chiedendoci un'intervista, ma nemmeno la famiglia si è preoccupata di chiedere un colloquio con noi o la Dirigente per fare luce sull'accaduto.
Sinceramente ci spiace per il bambino che è stato messo sulla piazza mediatica con nome e riferimenti di vario genere che ne ledono la privacy e anche riconducono in modo univoco alla sua classe, insegnanti e bambini compresi. Ci delude anche che tantissima gente abbia pensato che un bambino possa restare a fissare un muro per 8 ore in una classe che come si evince dall'articolo evidentemente ha lavorato senza pause scrivendo fino allo sfinimento. Ci stupisce che a muovere tutto cio' sia stata una mamma che,se voleva esprimere il suo disagio o disappunto, poteva tranquillamente chiedere chiarimenti ai sottoscritti anche in presenza della dirigente scolastica.
Siamo due docenti che lavorano da diversi anni nella scuola, con passione e dedizione per il mestiere che facciamo e non possiamo accettare che il nostro impegno venga infangato da notizie inventate per far scalpore in questo momento particolare. Ciò va a colpire noi e tutti i nostri colleghi. Abbiamo ricevuto diverse e accorate lettere di appoggio e di stima da parte di molte famiglie di quella classe, anche i loro bambini erano presenti quel giorno e anche loro hanno raccontato a casa quello che è successo. In questo momento molto difficile per la scuola e per le famiglie, siamo convinti che un dialogo educato e civile possa risolvere ogni tipo di problema, senz'altro mettere alla gogna mediatica degli insegnanti e scatenare le ire di persone che ignorano le dinamiche delicate e complesse che vi sono a scuola non è a parer nostro una soluzione.
Ci auguriamo pertanto che il giornalista faccia una smentita ufficiale e che magari, anche se tardi, ci contatti per porgerci le sue sincere scuse; auspichiamo che i genitori del bambino vengano a chiarire in un colloquio ufficiale per mettere definitivamente da parte delle incomprensioni che evidentemente ci sono state. Speriamo altresi' che tutte le persone che ci hanno offeso in questi giorni riescano a capire che forse è meglio non credere a tutto cio' che viene scritto per evitare di fare ulteriori danni gratuiti alle nostre persone. Nostra ferma volonta' è ricominciare a lavorare per il bene degli alunni della classe in un clima sereno e collaborativo come è giusto che sia.
Firmato, gli insegnanti.
Le scuse della redazione
Gentili insegnanti,
abbiamo ricevuto la vostra lunga lettera in merito al fatto accaduto qualche giorno fa e da noi riportato. In riferimento a ciò, intendiamo porgere le nostre scuse agli insegnanti firmatari della replica e puntualizzare alcuni passaggi che riteniamo doverosi.
La madre di Jacopo ci ha contattato direttamente con la versione dei fatti raccontata dal figlio a casa. L'abbiamo immediatamente chiamata per verificare la veridicità di quello che aveva voluto condividere con noi. La signora ci ha poi raccontato la posizione della scuola, sulla base della risposta che la stessa aveva inoltrato alla madre. Nell'articolo abbiamo riportato la posizione dell'istituto, senza tuttavia aspettare una possibile posizione degli stessi insegnanti. Di questo ci rammarichiamo e porgiamo ulteriormente le nostre, seppur tardive, scuse.
Sul nome dell'alunno, è stata la stessa madre (avvocato) ad autorizzarne la pubblicazione. Consapevoli che non servirà a molto - ma che è altrettanto raro trovare oggi come oggi qualcuno capace di ammettere l'errore, cosa che non sembra essere presente quando invece si pretende di avere sempre l'ultima parola - , vogliate prendere questa mail come una rappresentazione del nostro autentico dispiacere per quanto accaduto.
Rimaniamo altresì convinti che, come sostenuto anche dalla stessa dirigente nella mail inviata alla madre, dove si parla esplicitamente di "un' alta dose di ansia tale da aver timore di proporre in classe giochi come la dama e simili", la situazione ha visto diversi insegnanti della scuola - probabilmente non voi - vivere il ritorno sui banchi in modo non facile. Al di là di queste precisazioni, oggi siamo noi ad ammettere di aver imparato la lezione.
Firmato
Nicolò Giraldi