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Il Volley Giuliano senza confini, Sara e Lorenzo tra Barcellona e Madrid

L'intervista doppi: Lorenzo nella capitale per un master, Sara lavora al museo Bacardi. le storie di due giovani pallavolisti triestini nella penisola iberica

Lorenzo Biasi:

Una tesi specialistica sostenuta a Barcellona grazie al programma Erasmus. La laurea triennale conseguita a Trieste, prima del rientro in terra spagnola, questa volta a Madrid per un tirocinio di sei mesi. Per il ventiseienne triestino Lorenzo Blasi la Spagna è divenuta ormai la sua seconda casa. A Madrid infatti ha trovato il proprio percorso di studi, ora impegnato in un master, una squadra di pallavolo, impegnata nel campionato “Superliga Dos”, e la fidanzata, da cui ora convive ad un'ora circa da Madrid.

Qual è la situazione attuale nella tua città? Com'è percepita l'emergenza Covid19 nella terra iberica e in particolare nella regione dove vivi?

"La situazione spagnola è sicuramente molto simile a quella dell'Italia, traslata ovviamente di due settimane in avanti, per lo meno per i grossi centri abitati. La situazione peggiore sicuramente è quella della regione di Madrid dove si contano quasi la metà dei morti complessivi rispetto ai numeri nazionali. A mio modo di vedere, l'emergenza è stata gestita abbastanza male dal governo spagnolo. Solamente tre settimane fa non c'era alcun tipo di blocco, le università erano aperte regolarmente e le attività erano operative. Non appena però si è scatenato il contagio devo dire che la città ha risposto bene. Io ora vivo dalla mia fidanzata ad un'ora da Madrid, e nel momento in cui dovevo raggiungerla, passando con il taxi per la città ho visto davvero una città vuota, quasi spettrale".

Come viene vissuta invece in Spagna l'emergenza che sta colpendo lo stato italiano? Si tratta di un modello da seguire oppure si pensa che la situazione della nostra penisola sia magari ingigantita?

"All'inizio non c'era alcuna preoccupazione, anzi a volte i miei compagni di corso mi prendevano anche un po in giro vista la mia nazionalità. Poi in realtà l'Italia è stata presa come esempio su come bisognava muoversi, col vantaggio di qualche giorno. Per il momento è stato chiuso tutto fino al 26. Poi presumo prolungheranno il lockdown perché qui a Madrid la situazione è veramente tragica, quasi come a Bergamo e Milano".

Mercoledì sera, attraverso una nota ufficiale sul proprio sito internet, la FIPAV ha decretato la chiusura di tutti i campionati federali, dalla serie A fino alle giovanili. In Spagna qual è la situazione sportiva? I campionati sono stati sospesi o conclusi definitivamente?

"Lo scorso 10 marzo abbiamo fatto l'ultimo allenamento e in teoria avremmo dovuto giocare il 14 a Barcellona. Dal 12-13 invece è stato sospeso tutto, campionati ed allenamenti. Qui in Spagna, rispetto all'Italia, è stata decisa la chiusura definitiva già prima, nel momento dello stop".

Come vivi attualmente la quarantena? Non appena scattata l'emergenza, hai pensato di far ritorno a Trieste o hai preferito rimanere nella tua abitazione? C'è stata l'occasione per rientrare o hai trovato difficoltà?

Inizialmente non ho pensato di rientrare perché tra pallavolo, non volevo lasciar la squadra, e il master, avevo lezioni ogni giorno praticamente, ero abbastanza impegnato. Poi nel momento in cui ho iniziato a valutare i vari voli verso l'Italia, hanno iniziato a chiudere tutti gli aeroporti e frontiere. Vivere e passare la quarantena qui in Spagna non è male, ma certo non è come farlo tra le mura di casa. In questi mesi ho cambiato tre città in pochi mesi, mi sarebbe piaciuto stare un po a casa, ma economicamente ora rientrare non è sostenibile. Lo farò sicuramente a Luglio quando finirò questo master e mi auguro sarà superata l'epidemia.

Quali sono infine i tuoi programmi futuri, sia in ambito sportivo che lavorativo, non appena si concluda, o per lo meno venga limitata, l'emergenza oramai mondiale legata al corona virus?

"Fronte sportivo, ho ricevuto la proposta di rimanere ancora nello stesso club che ora ha ambizioni di salire nella prima serie. In questi mesi, grazie alle trasferte, ho avuto la fortuna di girare molto. Ero a Tenerife a gennaio con 25 gradi, non aggiungo altro. Per il mio futuro invece, terminato il master in “Gestione delle Risorse Umane” vorrei magari entrare in una delle multinazionali sportive o in qualche club sportivo, dove queste figure sono molto ricercate".

Sara Velenik

Un rapida ascesa pallavolistica partita dal vivaio alturino e sbocciata nel club friulano dell'Atomat Udine, passando per la Top Alabarda. Sara Velenik, venticinquenne triestina, sin dalla giovane età ha mosso spesso i propri passi lontano da casa. L'Erasmus in Spagna nel 2018, la laurea magistrale a Firenze nel 2019, sino all'attuale avventura a Barcellona, dove attualmente vive e lavora presso il Museo Bacardi nel ruolo di grafica.

Qual è la situazione attuale nella tua città? Com'è percepita l'emergenza Covid19 nella terra iberica e in particolare nella regione dove vivi?

"Io sono ormai un mese in quarantena, sia lavorativa che di vita insomma. Devo dire che qui a Barcellona la situazione è un po diversa rispetto al resto della Spagna in quanto la Catalogna ha sin da subito voluto chiudere tutto, sia per motivi di salute che politici. Da quel che posso vedere, nel mio quartiere si seguono molto le direttive, c'è veramente poca gente in giro e sono tutti rispettosi delle normative e questo sicuramente ha aiutato a contenere l'epidemia. Mi spaventa un po a dire il vero che Sanchez, il primo ministro spagnolo, voglia aprire a breve nuovamente le fabbriche. Mi auguro non si vada in quella direzione, sarebbe come offrire il fianco al coronavirus".

Come viene vissuta invece in Spagna l'emergenza che sta colpendo lo stato italiano? Si tratta di un modello da seguire oppure si pensa che la situazione della nostra penisola sia magari ingigantita?

"Qui a Barcellona sin dall'inizio si è seguita la situazione italiana con molta attenzione perché si percepiva che quello che succedeva in Italia poteva succedere anche qui. Quel che mi ha fatto piacere è vedere tanta fratellanza e vicinanza verso di noi, molti erano colpiti da quanto accadeva. In questo fortunatamente la Catalogna è stata brava, anticipando tutti nelle misure di prevenzione".

Mercoledì sera, attraverso una nota ufficiale sul proprio sito internet, la FIPAV ha decretato la chiusura di tutti i campionati federali, dalla serie A fino alle giovanili. In Spagna qual è la situazione sportiva? I campionati sono stati sospesi o conclusi definitivamente?

"Faccio una premessa, io quest'anno per motivi burocratici tra Fipav e Fivb legati al passaggio del mio cartellino da una federazione all'altra non ho giocato nessuna partita di campionato. In questo periodo mi sono solamente allenata con il club di serie A di Barcellona. Da quel che ho capito, il campionato è stato dichiarato concluso, anche in virtù del fatto che qui si comincia comunque la stagione in anticipo rispetto all'Italia. Quel che però resta in dubbio è se verranno validate le retrocessioni e le promozioni".

Come vivi attualmente la quarantena? Non appena scattata l'emergenza, hai pensato di far ritorno a Trieste o hai preferito rimanere nella tua abitazione? C'è stata l'occasione per rientrare o hai trovato difficoltà?

"Prima che decidessero di chiudere tutto, avevo intenzione di tornare ma purtroppo lavoravo. Appena hanno chiuso tutte le attività pubbliche e negozi sarei potuta tornare a Trieste ma non me la son sentita. Non volevo rischiare sia di contrarre qualcosa nei viaggi e tantomeno magari portare qualcosa a casa, alla mia famiglia o ai miei parenti. Sarei tornata davvero volentieri, vivere così tanto lontana da casa non è affatto facile, però ha prevalso il buonsenso".

Quali sono infine i tuoi programmi futuri, sia in ambito sportivo che lavorativo, non appena si concluda, o per lo meno venga limitata, l'emergenza oramai mondiale legata al corona virus? P

"er quanto riguarda l'aspetto lavorativo, beh indubbiamente mi piacerebbe fare carriera qui al museo Bacardi dove già lavoro, salendo più possibile in alto ed entrando magari nella sede principale. Sul lato sportivo invece, mi piacerebbe tornare in Italia. Sogno di riprendere la carriere agonistica, magari tornando a giocare ad alti livelli come qualche anno fa. Ho avuto anche delle proposte di B1 sparse in giro per l'Italia ma al momento non ho optato per questa avventura".

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