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Festa della donna, tre scrittrici triestine dimenticate e da riscoprire

La Giornata internazionale della donna sembra l'occasione giusta per portare l'attenzione sulla prospettiva unica di tre scrittrici del primo Novecento. Pia Rimini, penna audace morta ad Auschwitz, Ida Finzi, scrittrice e giornalista di professione, e Delia Benco, intellettuale rimasta nell'ombra del marito Silvio, possono oggi essere riscoperte gratuitamente su www.lets.trieste.it/lets-listen

Le voci femminili della letteratura triestina emergono poco, soprattutto quelle di un periodo come il primo Novecento di cui vengono ricordati piuttosto gli autori, uno su tutti Italo Svevo. E' però LETSlisten, il progetto del Museo della letteratura che sorgerà a Trieste, a riportarci le parole a lungo dimenticate di tre intellettuali triestine (oltre che di altri autori meno conosciuti). 

Le tre scrittrici hanno avuto percorsi e stili diversi. Attraverso il loro punto di vista acuto hanno però osservato la propria condizione e hanno saputo raccontarla con uno stile che è valso loro in vita anche vari premi. Quella che più ha osato e di cui temi appaiono ancora oggi contemporanei è Pia Rimini. In Pubertà (1928), disponibile su LETSlisten, affronta per esempio il conflitto interno che segue la scoperta del desiderio. Di Haynée (pseudonimo di Ida Finzi), pioniera del giornalismo femminile irredentista, troviamo, invece, tre racconti premiati. Ieri (1937), il romanzo autobiografico di Delia Penco racconta, infine, del suo rapporto con la madre malata e il padre collerico, dell'amore con Silvio Penco e dell'indipendenza all'interno del loro rapporto.

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