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Il modus operandi e una inquietante similitudine / Istria e Litorale / località Capodistria

"Coca" brasiliana e sub professionisti, a Capodistria quel marchio di fabbrica della 'ndrangheta

Il mercantile proveniente dal Brasile e i sub professionisti ingaggiati per recuperare il carico di due quintali di cocaina, assieme ad un altro episodio simile che sarebbe avvenuto in passato al largo delle coste slovene, sono tre elementi che fanno parte di un modus operandi portato avanti da tempo dai clan calabresi e che qui, in alto Adriatico, non si era quasi mai visto. Ecco perché quei 200 chili di polvere bianca potrebbero rappresentare molto di più

CAPODISTRIA - Ci sono alcune inquietanti similitudini tra il maxi sequestro di cocaina avvenuto il 14 marzo scorso nelle acque del porto di Capodistria e le modalità operative di recupero dei carichi che la 'ndrangheta ha portato e continua a portare avanti. La conferma che l'episodio è di quelli che raramente si vedono in alto Adriatico proviene anche dalla volontà, da parte degli investigatori della questura istriana, di andare a fondo nel caso e fare così chiarezza. Le due persone finite in manette, un cittadino albanese di 41 anni e un brasiliano di 36, erano stati fermati nella zona nord dello scalo sloveno, in un'area interessata dalla foce del fiume Risano e chiamata Sermin. Vestiti da sub professionisti, una volta individuati e portati in questura (in quanto senza documenti), non hanno saputo (più probabilmente voluto) spiegare le ragioni della loro presenza in quella zona. Dopo la perquisizione effettuata sulla nave, ecco che dai locali che ospitano le acque di zavorra sono spuntati poco più di 200 chilogrammi di cocaina. La nave, come spiegato dagli investigatori durante la conferenza stampa tenutasi a Capodistria nei giorni scorsi, è un mercantile proveniente dal Brasile. 

Il primo elemento: i sub professionisti

A leggere, fino a qui non ci sarebbe quasi nulla di strano, anche se tempo fa ci sarebbe stato un altro episodio simile al largo delle coste slovene, informazione che non ha tuttavia raggiunto l'opinione pubblica. In questo caso la polizia slovena si è affrettata a chiudere le comunicazioni ufficiali mettendo l'accento sulle numerose operazioni antidroga e sugli importanti risultati conseguiti nella lotta al narcotraffico. Ma alcuni dettagli del blitz sloveno non sono sfuggiti a chi osserva più attentamente il fenomeno. Il primo dato è quello relativo ai sub. In alto Adriatico non si erano (quasi) mai viste modalità del genere, modus operandi (basta fare una rapida ricerca sul web) che fanno parte dei protocolli operativi dei clan calabresi da tempo. Nel novembre del 2021 si erano scritti fiumi di inchiostro sull'indagine condotta dalla procura di Reggio Calabria sulla "nuova narcos europea" e che aveva decapitato la cosca Molé di Gioia Tauro, responsabile del traffico di cocaina nello scalo. Dalle carte di quell'inchiesta era emerso che, tra le altre cose, le cosche ordinavano i gettare a mare i carichi di cocaina prima dell'arrivo in porto. Per recuperarli, quella volta, i clan si erano serviti anche di ex militari peruviani che, per l'occasione, avevano indossato le mute nere. L'operazione di trasformare il mare in un porto sicuro per la cocaina è dimostrata anche dal sequestro, effettuato dalla guardia di finanza, di cinque tonnellate di cocaina recuperate nel canale di Sicilia, nel luglio del 2023. La cocaina era stata gettata a mare da un velivolo e ad attenderla c'era un peschereccio.  

Il legame con il Brasile: il secondo dato da tenere d'occhio

Il secondo dato è quello relativo ai rapporti tra le 'ndrine e i clan dei narcos in Sudamerica, e in particolar modo il Brasile. Il mercantile a bordo del quale viaggiava la cocaina sequestrata a Capodistria era proveniente proprio dal paese sudamericano. Anche qui, svolgendo una rapida ricerca sul web, ci si imbatte nella capillare presenza della criminalità calabrese.  E' di due giorni fa la notizia dell'estradizione del boss Vincenzo Pasquino, 33 anni e detenuto in Brasile dal 2021. Nel mirino dei carabinieri del Ros c'è finito anche per i suoi rapporti con Rocco Morabito, narcotrafficante e boss della 'ndrangheta. La direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria contesta a Pasquino di ave mantenuto i contatti con i fornitori della cocaina in Sudamerica, stabilito nuovi canali di approvvigionamento ed organizzato le importazioni in Italia. Uno dei due narcos arrestati a Capodistria è di nazionalità brasiliana ed è il porto di Santos lo scalo da dove molto spesso partono i carichi di cocaina diretti in Europa. E' possibile che il porto istriano - o, più in generale, lo specchio di mare tra la Slovenia e l'Italia - sia finito nella lista degli scali europei dove far sbarcare la polvere bianca, così da raggiungere più rapidamente i mercati dell'Europa centrale?  

L'affare in Europa: perché con la coca c'entra sempre un albanese

L'arresto a Capodistria di un trafficante albanese non deve sorprendere. La penisola balcanica è piena zeppa di bande che, tra armi, migranti e droga, recitano un ruolo di prim'ordine nel panorama criminale europeo con interessi difficilmente quantificabili. Non da ultimo, i legami della criminalità organizzata italiana con gli affari balcanici sono floridi. La 'ndrangheta fa sì che il subappalto nella distribuzione venga gestito, come scrive insightcrime.org, da partner russi, balcanici e marocchini. Ma in tutto ciò nuovi soci si affacciano sul mercato europeo e, tra questi, l'Europol ha individuato "gruppi criminali organizzati serbi particolarmente importanti nel porto di Santos". Per chi lavoravano quindi l'albanese e il brasiliano arrestati dalla questura di Capodistria? Le nuove modalità operative per recuperare il carico hanno il timbro dei clan calabresi, oppure è un modello copiato da altre organizzazioni di narcotrafficanti? Le piste dei narcos europei cambiano e si adattano anche sulla base di ciò che accade a livello internazionale. A guardare in maniera superficiale si potrebbe dire che quelli di Capodistria sono "solo" due quintali. Nell'osservarli da vicino, forse, sono molto di più.   

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