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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Dall'acqua per l'ex opp alle esplorazioni speleo: la cisterna di via Valerio verso il recupero

Dal 2019 gli speleologi della Società Adriatica sono al lavoro per completare il progetto di recupero dell'antico impianto idraulico che, dalla galleria del bosco Marchesetti, portava l'acqua all'ex ospedale psichiatrico. Tra ipotesi e interrogativi, giorno dopo giorno la Trieste di un tempo si svela

Recuperare l'antico impianto idraulico che portava l'acqua all'ex Opp di San Giovanni. E' questo il nuovo progetto di Cristian Duro, Alessio Pitacco e Furio Alessi della Società Adriatica di Speleologia che, affamati di curiosità e spinti dal brivido di riscoprire posti dimenticati da anni, continuano a raccontare la Trieste sotterranea. Una storia ancora da scrivere, piena di interrogativi e nodi da sciogliere, che inizia in via Valerio, dove si trova la cisterna della galleria del bosco Marchesetti.

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La storia

"L'intera opera, costruita nel 1906, è entrata in funzione due anni dopo, con l'inaugurazione dell'ospedale psichiatrico" ha raccontato Cristian. "La galleria, antecedente alla costruzione, era stata fatta realizzare dalle sorelle De Rin nel loro terreno, a quel tempo proprietarie della zona, per poter utilizzare la sorgente. Il Comune dimostrò da subito un grande interesse per l'idea delle due sorelle ma, invece di trovare un accordo, optò per l'esproprio del bene e la utilizzò per la struttura di San Giovanni". Da quell'anno, l'ultimo documento relativo all'impianto è un rilievo realizzato nel 1988 dall'Adriatica, a quel tempo capitanata da Paolo Guglia, dove è ben visibile la galleria di alimentazione, lunga 300 metri. L'acqua, che confluisce nel tombino, sgorga sul lato destro della cisterna (il cosiddetto troppo pieno), finisce nella vasca esterna e, grazie ad un tubo, viene scaricata a valle, nel torrente sotterraneo.

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Speleologi all'opera

"Dagli anni '80 ad oggi è in stato di abbandono. Abbiamo fatto qualche visita sporadica, fino a che non siamo stati fermati dal capocasa residente nelle immediate vicinanze della cisterna, che ci ha chiesto di intervenire temendo un crollo". Il team di speleologi triestini si è subito attivato e, dopo aver liberato l'ingresso e attivato la pompa idrovora, hanno ispezionato le gallerie, sia quella di alimentazione che quella di scarico, e la cisterna, dove sono state rinvenute anche delle valvole. Il prossimo passo è capire come funzionava il collegamento con l'ospedale psichiatrico, anche se ci sono già delle ipotesi. "A seguito di un'alluvione che nel 2010 causò diversi danni in via Valerio - spiega Cristian - si iniziò la costruzione di un canale di cemento armato per recuperare l'acqua dalla montagna. Durante gli scavi fu intercettata una tubatura metallica, che fortunatamente lasciarono intatta. Secondo i nostri calcoli, quello è il tubo che arrivava all'ex Opp".

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L'edificio fantasma a San Giovanni

Della struttura a San Giovanni non ci sono né mappe, né rilievi. Nei pressi della chiesa, sono però visibili due funghi metallici per l'aria e una porta saldata, anch'essa metallica, ricoperta dalla vegetazione, che dà accesso all'altra cisterna. "Da un foro sono riuscito a vedere una scala, una stanza con grandi vetrate e un pozzetto con le valvole di manovra - ha aggiunto lo speleologo -. Non sappiamo altro, non c'è nessuna traccia negli archivi. È come se fosse un edificio fantasma". I lavori di recupero sono iniziati nel 2019, ma per vedere la loro fine dovremo aspettare ancora qualche anno. Intanto, tra perlustrazioni, ipotesi e ricerche, la Società Adriatica di Speleologia sta restituendo, ancora una volta, un pezzo di storia di una Trieste dimenticata.

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