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Stella Michelin all'Harry's Piccolo, il nostro viaggio in una cucina stellata

Qualche settimana fa abbiamo provato i piatti della cucina dell'Harry's Piccolo di Trieste, che questa mattina ha conquistato la sua prima stella Michelin. Tra gli agrumi del Mediterraneo alle cozze adriatiche, per finire tra le viti del Carso o di qualche valle di montagna, il nostro racconto di una serata eccezionale

L'Harry's Piccolo di Trieste entra nell'Olimpo dell'enogastronomia internazionale conquistando la sua prima stella Michelin. La notizia è stata data qualche minuto dopo la consegna del prestigioso riconoscimento al resident chef Alessandro Buffa. Matteo Metullio, chef pluristellato e consulente presso il ristorante della famiglia Benvenuti, ha affermato: "Quando l'abbiamo saputo abbiamo pianto. Una gioia incredibile conquistare la stella nella mia città". 

Qualche settimana fa, su invito personale dello chef Metullio, siamo stati ospiti all'Harry's e questo che pubblichiamo è il racconto di quella sera. 

Ci sediamo in un angolo. Ci sono porcellane, posate lucenti, antichi macchinari e strumenti da cucina. La luce tenue delle lampade e la curiosità di assaggiare le portate. Non siamo intenditori, né tantomeno conoscitori esperti della materia, eppure il desiderio di mettere alla prova il palato è grande. 

Prima Stella Michelin all'Harry's Piccolo di Trieste: leggi la notizia

Gli antipasti

Immediatamente si avvicina il personale di sala che ci porge i menu. Ci spiegano quello che c'è alla carta e chiedono se desideriamo un aperitivo. Partiamo subito invece con gli antipasti. Arrivano capesante e tataki di tonno, con la cameriera che ci spruzza sopra - con una boccetta neanche fosse profumo - una delicatissima "aria" d'agrumi. Una roba che richiama l'inverno, tra l'immagine dei pompelmi, delle arance e dei limoni mediterranei. Le capesante sono il frutto della combinazione tra il classico "nostrano" ed un ricamo simile ai nodi dei marinai, impossibile da replicare e, con l'aiuto degli sguardi esperti, facilmente sbrogliabile. Quando si è travolti da ciò che non si conosce allora lo stupore ridisegna le precedenti - e forse errate - convinzioni. 

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Il vino

Nei vini abbinati alle portate si manifesta tutto il sapore delle viti carsiche e del Collio, con qualche trasferta in terra altoatesina. Una favola, un viaggio lento, un'avventura di quelle che durano nel tempo, si sedimentano tra le pieghe di un'esistenza fresca, tra le valli di montagna o in riva all'Adriatico. Il cambio delle posate, i piatti se ne tornano in cucina con un nostro inutile - forse - chiarimento sulla scarpetta, ché quando ci si ferma a pregare di fronte ai colori della luce pensiamo tutti di dover scusarci. "In cucina apprezzeranno" ci sentiamo rispondere. Così scivoliamo rasserenati verso i secondi. 

I nomi di tutti i professionisti dietro ad una grande impresa

I primi e i secondi 

I tagliolini alle vongole e la zuppa di fagioli con le cozze assume i toni di un perfetto primo capitolo adriatico, dopo l'introduzione lasciata al mare Mediterraneo. La pasta si attorciglia, in un vortice morbido e semplice. La "pasta e fasoi coi pedoci" fa in modo che nessuna altra minestra sarà più come prima (magari solo quella delle nonne, che non ce ne vorranno stasera se diciamo che sì nonna, buona la tua pasta e fagioli ma quella dell'Harry's forse la batte). Tempo poi per un respiro, un Vodopivec del Carso e diretti verso le portate successive, che nel nostro diario di viaggio diventano le protagoniste del secondo capitolo. 

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Il polpo alla plancia fa esplodere i gusti lontani, per certi versi esotici - forse lo zenzero? - mentre il filetto d'ombrina con patate e taccole schiarisce i dubbi anche dei più scettici, di quelli che credono ai talenti dei santi e non a quelli terreni. "Tutto bene?" chiedono. Scherziamo rispondendo che potremmo rimandare indietro le pietanze (non ci abbiamo pensato neanche un secondo). 

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Il dolce, il caffè e la Hierbas di Ibiza

Il trittico finale si compone di: morbido alla carota, cheesecake al lampone, due "neri in b" e due amari alle erbe delle Baleari in un bicchiere ghiacciato. Poi esce Metullio e si ferma al tavolo. Spiega, chiede, racconta. Assieme a Davide De Pra e Alessandro Buffa (e all'impegno di tutto lo staff) hanno portato la prima stella Michelin a Trieste. Sono pezzi di storia che passano tra le nostre mani. Per fortuna che ci sono perché diciamolo, lasciarseli scappare sarebbe un vero peccato. 

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