rotate-mobile
L'udienza / Barriera Nuova - Città Nuova / Foro Ulpiano

Incidente in canoa, risarcita la giovane atleta, ma niente scuse

Lo scorso febbraio la ragazza si stava allenando quando c'è stata una collisione con un motoscafo, guidato dall'allenatore di un'altra società. Dopo la proposta di risarcimento, il padre della ragazza e il suo avvocato Maria Genovese hanno ritirato la querela e hanno specificato, però, che "l'allenatore non si è presentato davanti al giudice di pace per fare le sue scuse"

TRIESTE - La giovane canoista coinvolta lo scorso febbraio in un incidente è stata risarcita dal suo allenatore, che era alla guida del motoscafo con cui l'imbarcazione era entrata in collisione. Si è svolta oggi l'udienza innanzi al giudice di pace Carlo Ferrero, e a fronte della proposta di risarcimento da parte della controparte, assistita dall'avvocato Pierluigi Fabbro, il padre della ragazza e il suo avvocato Maria Genovese hanno ritirato la querela.

L'antefatto

L'incidente risale allo scorso febbraio: la ragazza si stava allenando con la Società Ginnastica Triestina al largo del molo Audace, quando il motoscafo dell’allenatore della società Saturnia ha urtato la sua imbarcazione, rovesciandola. La giovane atleta è poi è rimasta con la testa sott'acqua, con i piedi bloccati dagli straps, fino all'intervento di un'altra allieva, che aveva studiato da bagnina e che è riuscita a riportare la compagna a galla. Oltre al grande spavento, l'allieva ha riportato contusioni non gravi e una prognosi di sette giorni. All'allenatore è stato contestato il reato di lesioni colpose al termine delle indagini preliminari a cura del Pm Maddalena Chergia.

La conclusione

"A fronte del risarcimento del danno e del rimborso delle spese legali - ha spiegato l'avvocato Genovese - abbiamo rimesso la querela alla controparte, con la quale non abbiamo potuto scambiare un gesto di riappacificazione civile perché non si è presentato. Abbiamo deciso per questa conclusione e il giudice ha pronunciato sentenza di non doversi procedere per la rimissione della querela. Il mio assistito avrebbe voluto ricevere delle scuse ma così non è stato. Abbiamo deciso di accettare anche perché in ogni caso il giudice di pace avrebbe potuto decidere dichiarare estinto il reato per condotta riparatoria". 

"Non è finita nel migliore dei modi per mancanza di umanità di questa persona", ha dichiarato il padre della ragazza, specificando che "mia figlia si è ripresa abbastanza velocemente anche dal punto di vista psicologico, una volta ristabilita dai problemi fisici ha subito voluto ritornare in barca". Sono state quindi risarcite le spese legali della famiglia offesa e i sette giorni di prognosi previsti dal Burlo Garofolo. "Sono pochi - ha specificato il padre della persona offesa -, motivo per cui siamo andati dal giudice di pace e non in penale. L'importante per me è che ci sia almeno un precedente, e che questo non ricapiti più". "Con una stretta di mano - ha concluso - sarebbe finita in maniera molto più decorosa, invece non era presente chi ha causato il danno, riconosciuto dal giudice di pace, che ha parlato di 'negligenza', 'imprudenza' e 'imperizia'. Mi spiace che non si sia neanche presentata la società che lui rappresenta".

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Incidente in canoa, risarcita la giovane atleta, ma niente scuse

TriestePrima è in caricamento