Mannarino torna al Rossetti: "Vi porto nella giungla delle sei corde"
TRIESTE - Mannarino, il cantautore romano che ha conquistato l'Italia, torna a calcare il palco del Rossetti e ripropone in una veste del tutto nuova il popolare progetto "Corde", nato ben dieci anni fa. L'appuntamento è per lunedì 15 gennaio alle ore 21:00 (concerto organizzato da VignaPR, biglietti in vendita su TicketOne.it e alle casse del teatro), penultimo appuntamento di un tour da 17 date nei più prestigiosi teatri italiani. Il precedente tour estivo ha visto ben 20 date in tutta Italia e 40mila spettatori. "Stregato" dalle sei corde della chitarra dall'età di 16 anni, Mannarino è riuscito a coinvolgere in quello stesso incantesimo un pubblico sempre più vasto, tanto che il suo album V (2021) è stato al primo posto della Classifica FIMI Album dei vinili più venduti e al secondo posto della classifica generale degli album più ascoltati. A pochi giorni dalla sua esibizione gli abbiamo rivolto qualche domanda.
Questo sarà un tour diverso dalle precedenti versioni di Corde, in che modo?
"Sono diverso io perché è passato qualche anno, l’ultima volta era il 2015. C’è stato qualche album in più, che ho scritto in questi anni. Gli arrangiamenti sono diversi perché la band è diversa. Non ci saranno solo gli strumenti a corde, le chitarre, il contrabbasso e i bassi ma anche tre coriste con voci molto interessanti, con le quali realizzeranno veri e propri arrangiamenti".
Un giorno un musicista gitano di Barcellona ti ha scritto “chi entra nella giungla delle 6 corde non ne esce vivo”, cosa significa per te questa frase?
"Incontrare una chitarra è come un sortilegio, vi si aggrappa e non la si lascia più. Si possono imparare tante cose con le sei corde, sono solo sei ma diventano delle liane infinite di una giungla gigante. Io da quando ho incontrato la chitarra ho capito che quello che scrivevo, con una melodia e due accordi, diventava molto più forte ed emozionante, così non l’ho più lasciata".
Come si è evoluta la tua musica dall'esordio?
"Fa tutto parte di una ricerca, tutto è partito da un bar, con un’ambientazione molto forte e personaggi reietti della società quali un barbone, una prostituta e un pagliaccio. Poi piano piano questi personaggi si incamminano, vanno per la strada, nel terzo album anche su un monte, fino ad arrivare a una giungla. Al centro c’è questa ricerca di una risposta che non è nella legge della struttura sociale, quindi è un po’ una fuga un po’ una rivoluzione quella che portano avanti questi personaggi. Ho sempre usato i personaggi per dare un punto di vista sulla società, l'ho fatto dal primo disco all’ulltimo, che è ambientato in una giungla dove ci si perde ma ci si trova, attraverso la figura di una donna, una guerriera indigena liberatrice".
Cosa rappresenta questa donna?
"Nella mia musica c’è il tema del non accontentarsi della società per come ce la raccontano, bisogna prendersi la responsabilità del proprio essere umano. In questa ricerca sull’essere umano, la figura di questa donna rappresenta un potere rivoluzionario, quello che le donne stanno mostrando in tutto il mondo, in maniera sempre più forte. Rappresenta anche l’irrazionale e l’alterità".
Non è la prima volta che vieni al Rossetti, come descriveresti Trieste?
"E' una città molto bella in cui mi piace andare. Ci sono spazi grandi come questa piazza che ti abbraccia quando arrivi, e poi è una città che storicamente è stata molto importante, si sente tutta la storia che è passata e il suo senso di confine".
Progetti per il futuro?
"Scrivere un disco. Ho già iniziato e, finite queste ultime tre date del tour, mi metterò a lavorarci su. Non so ancora di cosa parlerà, per il momento sto pensando alle singole canzoni. Come temi si parlerà del rapporto tra uomo e donna, e c’è altro che ancora non ho trattato bene negli altri dischi".
E’ molto attuale approfondire il rapporto uomo e donna di questi tempi, il femminicidio è sempre più presente nelle pagine di cronaca.
"C’è una sola posizione da prendere in merito, dobbiamo fare i conti con la storia e stare dalla parte giusta, mettendoci in discussione come esseri umani maschi".