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L'ennesimo richiamo della Dia

"In Friuli Venezia Giulia le mafie non sparano, preoccupa il riciclaggio"

Lo ha detto il procuratore capo di Trieste e della Dia Antonio De Nicolo, intervenuto a Udine in occasione del seminario organizzato dall'Osservatorio Antimafia

In Friuli Venezia Giulia "non ci sono basi radicate di 'ndrangheta, mafia o camorra. La criminalità organizzata ha però un forte interesse a immettere denari di
provenienza illecita nel circuito legale. Qui c'è un fiorente interscambio economico e fare affari può essere facile: il riciclaggio è il reato che temiamo di più. E in questo senso preoccupa la criminalità cinese che fa uno smaccato uso di contanti e ha interesse a muoverli". Lo ha detto oggi Antonio De Nicolo, procuratore capo di Trieste, durante il seminario di formazione organizzato a Udine dall'Osservatorio regionale antimafia. 

"In regione - ha proseguito De Nicolo, al vertice della Direzione distrettuale antimafia - tendenzialmente non si spara, ma da tempo le mafie hanno capito che è meglio entrare nei circuiti economici legali. Lo scenario post pandemia potrebbe indurre la criminalità organizzata a penetrare nell'economia legale anche approfittando delle agevolazioni concesse alle aziende che hanno subìto perdite. Oppure prestando denaro ad imprenditori in difficoltà, non solo con la formula del prestito che può diventare usura, ma anche con la mossa ancor più subdola dell'ingresso nel capitale sociale". 

Post Covid, gli investimenti fanno gola alle mafie

I reati più comuni in Friuli Venezia Giulia, ha ricordato De Nicolo, sono furti, scippi, spaccio di droga e il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. La pandemia ha apportato numerose variazioni all'elenco. Si è verifcata una decisa riduzione dei reati predatori e l'aumento di quelli commessi a mezzo internet. In
crescita anche i reati familiari e il fenomeno delle intolleranze che da verbali possono diventare intimidazioni e violenze, come ha dimostrato la cronaca di alcune proteste no vax.
 

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