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Cronaca

Accoglienza, Crepaldi: «Falsità su Aquilinia sono espressione di un marcio con il quale non abbiamo nulla da spartire»

Duro l'arcivescovo di Trieste, mons. Giampaolo Crepaldi, nell'omelia della solenne celebrazione per il Patrono della città, san Giusto, nella quale ha toccato temi attuali e locali come l'accoglienza dei migranti e i casinò sloveni

«Celebriamo oggi, con gioia e devozione, la solennità di San Giusto, patrono della Chiesa e della Città di Trieste. San Giusto seguì le orme di Cristo con il martirio; morì, come il divino Maestro, perdonando e pregando per i suoi uccisori». Questo l'incipit dell'arcivescovo di Trieste, mons. Giampaolo Crepaldi, nell'omelia della solenne celebrazione per il Patrono della città, san Giusto. 

Tra i temi affrontati da Crepaldi, particolare attenzione meritano alcuni punti di estrema attualità e interesse dell'opinione pubblica come l'accoglienza dei migranti e la crescente povertà che con se porta anche la dipendenza dal gioco d'azzardo nei casinò oltre confine. 

NUOVI POVERI - «Predragi bratje in sestre, carissimi fratelli e sorelle, la testimonianza martiriale di San Giusto ci interpella profondamente, come Chiesa e come Città, a dare risposta ad alcune questioni che toccano la nostra convivenza sociale e civile. Risposte da cercare con lungimirante intelligenza, con sapienza e con una ritrovata solidarietà civile e istituzionale. La prima questione riguarda la crescita dei poveri tra i cittadini e le famiglie di Trieste; dato drammatico, non sufficientemente considerato, e quasi oscurato dalla concentrazione su altre tematiche. La generosità e la solidarietà messe in campo dalla Città, con i suoi organismi di volontariato civile, e dalla Chiesa, con la Caritas e le parrocchie, anche recentemente con la raccolta alimentare, purtroppo non bastano. La Città ha bisogno di lavoro e di una nuova stagione di sviluppo produttivo».

ACCOGLIENZA - «La seconda questione riguarda i migranti e i termini della loro accoglienza. A questo proposito e al di là degli infuocati dibattiti oggi in atto, prevalentemente di parte, farebbe bene a tutti far tesoro di un illuminante criterio offertoci recentissimamente dal Santo Padre Francesco che, in tema di accoglienza, ha affermato che "Non è umano chiudere le porte, non è umano chiudere il cuore e alla lunga questo si paga, si paga politicamente, come anche si paga politicamente una imprudenza nei calcoli e ricevere più di quelli che si possono integrare. Qual è il rischio se un migrante o un rifugiato non viene integrato? Si ghettizza! Entra in un ghetto, e una cultura che non si sviluppa in un rapporto con un’altra cultura entra in conflitto, e questo è pericoloso"».  

AQUILINIA - «Ritornando alla nostra realtà, sento il dovere di dire una parola sull'accoglienza dei migranti presso i locali della Diocesi siti nella parrocchia di Aquilinia. La decisione fu mia e resta tale secondo i tempi e le modalità che sono stati concordati opportunamente con le Istituzioni. Con il parroco di Aquilinia e con il Direttore della Caritas, anche in un recentissimo incontro a tre, si è confermato inoltre di portare avanti questa doverosa esperienza con stile cristiano, convinti essere quello più consono al rispetto che si deve ai nostri fratelli e sorelle migranti: primo, operare nel silenzio, senza personalismi e senza l'utilizzo delle trombe mediatiche, perché il Signore ci sollecita a fare la carità in modo che la mano destra non sappia quello che fa la sinistra; secondo, tenersi a debita distanza da eventuali condizionamenti politici, perché la Chiesa deve rispondere solo al suo Signore; terzo, tenere sempre aperto il canale del dialogo con i componenti la comunità cristiana, soprattutto quando sorgono problemi pastorali. Le falsità che sono state scritte e dette su questa vicenda, anche contro di me, sono solo espressione di un marcio con il quale la Chiesa di Trieste e il suo Vescovo non hanno niente da spartire».

CASINÒ - «La terza questione che desidero porre all'attenzione di tutti è quella delle dipendenze da gioco di tantissime persone che, nella nostra Trieste, sono in preoccupante crescita e si configurano ormai come una tragica emergenza umana, sociale e familiare. Le sale da gioco in città e i casinò appena al di là del confine in terra slovena sono una realtà che deturpa il nostro paesaggio umano e morale e che va affrontata con determinazione civile e politica senza se e senza ma. Troppo alti e distruttivi i costi per le persone e le famiglie. La Chiesa di Trieste, pur con le sue forze limitate, farà la sua parte anche in questa indispensabile opera di bonifica umana e civile. Ma, c'è bisogno di un soprassalto collettivo».

Omelia Crepaldi-Solennità di San Giusto Martire 2016

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