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Incatenati, bastonati e torturati nei Balcani: il video shock e la testimonianza di un migrante (VIDEO)

La testimonianza è giunta da un richiedente asilo giunto a Trieste e si rifà a violenze che, secondo quanto denunciato, sarebbero avvenute a Oprisavci, località nel nordest della Croazia ad una ventina di chilometri da Slavonski Brod. "I trafficanti che hanno sequestrato quei giovani sono afghani" così il testimone. Vittime quattro giovani asiatici. Da molto tempo nel nordest dei Balcani agiscono gruppi di afghani che rapiscono i migranti per poi farsi consegnare soldi dalle famiglie dopo aver minacciato di ucciderli. I video usati come merce di scambio

SLAVONSKI BROD (Croazia) - Ancora terribili violenze lungo la rotta balcanica. Le immagini che TriestePrima pubblica ritraggono, secondo la testimonianza raccolta dalla redazione nel capoluogo giuliano, quattro migranti vittime di pestaggio, sequestro e tortura. Per il testimone (che ha ricevuto il video che i sequestratori avrebbero utilizzato per ricattare le famiglie dei quattro giovani), i migranti sono rispettivamente di nazionalità pakistana, indiana e nepalese. Il quarto migrante, quello ritratto a volto scoperto mentre viene colpito con un bastone e legato con una catena, sarebbe di nazionalità anch'egli nepalese, ma sul petto mostra un tatuaggio in lingua farsi (che potrebbe "tradire" una origine iraniana). Gli episodi di violenza risalirebbero a circa quattro giorni fa e sarebbero avvenuti non lontano dalla città di Oprisavci, località nel nordest della Croazia e sita ad una ventina di chilometri da Slavonski Brod. "I trafficanti che hanno sequestrato quei giovani sono afghani" racconta un testimone. 

L'episodio della scorsa estate

La scorsa estate TriestePrima aveva incontrato quattro giovani di origine bengalese vittime di rapimento e sequestro lungo la frontiera tra Serbia e Bulgaria. Secondo la testimonianza i giovani erano stati legati agli alberi con degli stracci stretti attorno al collo e minacciati di morte, fino a farsi consegnare seimila euro. Una testimonianza che ridisegnava la mappa del controllo del territorio in quest'area dei Balcani, dopo le recenti operazioni di polizia che hanno decapitato alcune gang di trafficanti al confine tra Serbia e Ungheria. Non è un mistero, infatti, che nei Balcani nordorientali parte del traffico di migranti sia in mano a trafficanti che, molto spesso, provengono dall'Afghanistan. Era stata un'inchiesta di Balkan Insight a denunciare parte delle violenze che con regolarità avvengono lungo la rotta. 

Le bande di trafficanti

In Serbia operano diverse bande di trafficanti e ognuna capace di controllare diverse aree del paese. Tra queste, oltre al gruppo Tetwani (gang di origine marocchina, facente capo a tale Mohammed Tetwani, conosciuto anche con il nome di Mohammed Maghrebi e presumibilmente latitante in un qualche paese europeo), la guerra per il territorio ha visto l'ascesa degli afghani. Da una gang iniziale, ora le formazioni sono almeno due ed entrambe hanno nomi che si rifanno a numeri: la prima è chiamata 313 perché omaggia un battaglione di Talebani (il Badri 313); la seconda, nata a causa di una violenta scissione, si chiama 400/59, con i video stile criminale che impazzano su Tik Tok. Dall'inchiesta di Balkan Insight emerge inoltre come un ruolo significativo, nel contrabbando e nella vendita di armi a gruppi come quelli responsabili del rapimento dei quattro bengalesi, oltre che nella gestione di una fetta consistente del business, vada ricercato nei rapporti tra la mafia albanese e le gang siriane (che operano al confine tra Serbia e Croazia) sullo sfondo di ciò che sta accadendo da tempo in Kosovo.   

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