rotate-mobile
Storie del Carso / Altopiano Carsico / Località Prepotto

"Un tempo nessuno conosceva il Terrano, oggi puoi berlo a New York e in Giappone"

In occasione dell'edizione annuale di Teranum, tra i vignaioli presenti c'è anche Zidarich. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Jakob, giovane che lavora nell'azienda della famiglia di Prepotto. "Più invecchia e meglio è, oggi il Terrano non è più vin de osmiza". Sfide future, cambiamenti climatici e una proiezione che guarda anche al mondo del digitale

PREPOTTO (Duino Aurisina) - Non più vin de osmiza, ma prodotto di qualità capace di arrivare sulle tavole dei ristoranti di Tokyo o New York. Jakob Zidarich, 25 anni e "rampollo" della celebre famiglia di vignaioli di Prepotto, ha le idee chiare sul cambiamento subito dal mondo del vino negli ultimi anni. Alla ricerca di sempre maggior qualità nei prodotti, le persone che amano il vino hanno ristretto il raggio di interesse, arrivando a conoscere varietà e territori che fino a qualche tempo fa erano pressoché sconosciuti. "Le fiere o manifestazioni come Teranum, ma anche Mare&Vitovska - queste ultime organizzate dall'Associazione viticoltori del Carso - fanno sì che i nostri vini siano sempre più apprezzati e conosciuti". Nel portare l'altopiano carsico in città sussiste la possibilità di creare un legame significativo tra le due zone. 

Un vino dalle radici forti

"Per noi Trieste è lo sbocco naturale per i nostri vini - racconta Jakob - e, anche se prima di tutto parla il prodotto, abbiamo riscontrato che l'interesse per il Terrano è cresciuto. La varietà è autoctona e le persone cercano sempre di più la nicchia e le esperienze autentiche. Oggi il panorama del vino è cambiato, la gente arriva già informata". Sul Carso è impensabile puntare sulla quantià e i produttori l'hanno capito velocemente. "Fare il vino è molto difficile a causa della roccia calcarea che trovi pochi centimetri sotto terra". Ma questa terra, che dà il nome al vino, possiede anche qualità uniche. "La vite cerca l'acqua - spiega Zidarich - e le sue radici sono più forti proprio perché 'scavano' in profondità". Una volta fatta la vendemmia, ecco che il vino inizia a prender forma. 

L'edizione 2024: torna Teranum, l'evento che omaggio i rossi del Carso

Il vino e il cambiamento climatico

"Ogni anno si anticipa sempre di più a causa del cambiamento climatico, l'uva matura prima rispetto a tanti anni fa". Tra il progetto di prelevare le acque del Timavo e riuscire a produrre un sistema di irrigazione da usare in Carso nei periodi di siccità estremi, Zidarich si muove tra il lavoro in vigna e mansioni burocratiche. "Ma negli ultimi anni assieme a mia sorella ci siamo messi un po' a studiare il digitale, per riuscire a raccontare meglio ciò che facciamo ogni giorno". Nascono quindi i social aziendali, strumento utile per "uscire dai confini naturali" del Terrano. "Abbiamo notato che alcuni clienti si sono affezionati a noi anche grazie a ciò. Anche se dicono che il web sia il futuro, in azienda crediamo che se un prodotto è buono allora quel prodotto si venderà da solo. Comunque va detto che nella gestione del digitale applichiamo la stessa filosofia che usiamo per il vino: il racconto deve essere più semplice possibile". 

Più invecchia e più è buono

Vino dall'acidità particolarmente spiccata, il Terrano viene valorizzato anche grazie alla possibilità di invecchiarlo. "Si ammorbidisce - continua Jakob - e questo ha aiutato tanto anche nella sua diffusione sui mercati. E' una varietà, infatti, che si presta molto ad invecchiare e tutto ciò influisce positivamente sul prodotto. Lo puoi tenere anche 20 anni, più invecchia e meglio è". Nella cantina Zidarich, spiega il giovane vignaiolo, "ci saranno ancora alcune bottiglie di metà anni Novanta, si contano sulle dita di una mano, ma qualcosa si può ancora trovare". Zidarich produce tra le quattro e le cinquemila bottiglie di Terrano ogni anno, con viti che per il 90 per cento sono in territorio italiano. "Il 10 per cento proviene invece da viti che possediamo in Slovenia nella zona di Comeno (Komen in sloveno), subito oltre la linea di confine che taglia in due il territorio".  

Il futuro passa attraverso la cura del pianeta

Se il mondo del vino è cambiato, ecco che anche i mercati seguono quelle transizioni. "Per quanto riguarda il futuro - conclude Zidarich - credo sia importante riflettere su come sarà il pianeta. Guardando al futuro ci sono un sacco di incognite sempre. Il progetto di portare l'acqua del Timavo verso Medeazza e poi da lì, giù verso gli altri paesi, potrebbe rappresentare una grande sfida. Tra dieci o vent'anni, quando gli eventi estremi saranno sempre più frequenti, riuscire a dare una mano ai produttori di vino sarà fondamentale. Credo che parleremo tanto di queste problematiche. Agire prima che sia troppo tardi credo sia non solo giusto, ma anche un'opportunità per il mondo del vino". 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"Un tempo nessuno conosceva il Terrano, oggi puoi berlo a New York e in Giappone"

TriestePrima è in caricamento