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Trieste e il suo "mare di meduse": perché accade? Sono pericolose? Facciamo chiarezza

Il loro nome scientifico è Rhizostoma pulmo, ma sono comunemente conosciute come "polmoni di mare". Saranno pericolose? Conosciamo meglio le enormi meduse che spesso invadono il Golfo di Trieste

Sembra che ormai sia diventato un appuntamento fisso della stagione: le enormi, ma innocue, meduse che hanno invaso il Golfo di Trieste, sono diventate uno spettacolo a cui triestini e non hanno quasi fatto l'abitudine. Era accaduto anche l'anno scorso in questo periodo, questi esseri infatti con un certa cadenza si ritrovano a "nuotare" in tantissime sulle acque che bagnano le rive della nostra splendida città creando uno spettacolo a dir poco unico. Ma saranno pericolose? Conosciamole meglio.

I polmoni di mare

Il loro nome scientifico è Rhizostoma pulmo, ma sono comunemente conosciute come "polmoni di mare". Si tratta nel dettaglio di una scifomedusa della famiglia delle Rhizostomatidae. È una specie pelagica diffusa nell'oceano Atlantico orientale, nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero.

Questa medusa presenta un cappello di forma semisferica opalescente ma tendente al trasparente, con i bordi sfrangiati blu-viola. Sotto al cappello il corpo è chiamato manubrio ed è composto da 8 prolungamenti di tessuto bianco-trasparente arricciato e grumoso, dai quali partono 8 tentacoli allungati, sfrangiati e semitrasparenti. Gli esemplari giovani tendono ad avere una colorazione più trasparente, gli adulti molto più opalescente. Il nome comune di polmone di mare è dovuto al tipico movimento palpitante compiuto dalla medusa per muoversi. Le dimensioni sono degne di nota: potendo raggiungere i 50-60 cm di diametro e i 10 kg di peso, rappresenta la più grande medusa del Mediterraneo. Nel 2019 è stato addirittura documentato un esemplare grande quanto una persona nei mari della Cornovaglia.

Pericolosità per l'uomo

Buone notizie per chi si chiede se queste meduse possano essere pericolose. La specie non provoca gravi conseguenze: i suoi tentacoli di norma non risultano urticanti tanto da creare pericoli seri per l'uomo. Solo su soggetti particolarmente sensibili, il contatto può provocare irritazioni che scompaiono comunque spontaneamente in breve tempo ma lasciando un prurito o dolore fastidioso. In acqua rilascia qualche sostanza o tossina urticante che causa piccole abrasioni di forte prurito e lieve bruciore. L'ombrella, notoriamente priva di cnidociti, può comunque irritare parti sensibili quali bocca (particolarmente le labbra) e il naso.

Questo è dovuto al rilascio di sostanze irritanti nell'area immediatamente intorno alla medusa, a scopo difensivo. Irritazioni del genere possono provocare gonfiore e insensibilità, ma guariscono nel giro di qualche ora.

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