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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Oggi 17 gennaio Sant'Antonio Abate, protettore degli animali

Tra le altre cose, Sant'Antonio Abate è considerato anche il protettore degli animali domestici. Il 17 gennaio tradizionalmente la Chiesa benedice gli animali e le stalle ponendoli sotto la protezione del santo

Oggi, lunedì 17 gennaio, si festeggia Sant'Antonio Abate, conosciuto anche come il santo protettore degli animali. Detto anche Sant'Antonio il Grande, Sant'Antonio d'Egitto, Sant'Antonio del Fuoco, Sant'Antonio del Deserto e Sant'Antonio l'Anacoreta, egli è considerato fondatore del monachesimo cristiano e primo degli abati.

Nato in Egitto intorno al II secolo dopo Cristo da agiati agricoltori cristiani, rimasto orfano prima dei vent'anni con un ingente patrimonio, Antonio abbandona tutto per seguire la vocazione e diventa eremita.

Sono tante le leggende che si narrano su Sant'Antonio Abate, tutte collegate alla sua iconografia. Fin dalle immagini più antiche, infatti, la rappresentazione del santo prevede alcuni simboli come la Croce a Τ (tau dell'alfabeto greco), spesso di colore rosso, sulle vesti o all'apice del bastone; il bastone, spesso con l'apice a forma di T (tau); una campanella; un maiale o un cinghiale accanto; il libro delle sacre scritture, generalmente aperto; il fuoco sul libro o ai piedi, a ricordare la protezione del santo sui malati del cosiddetto "fuoco di Sant'Antonio", ovvero l'herpes; il serpente, schiacciato dal piede; la corona del Rosario, in mano o pendente dal bastone e l'aquila, ai piedi.

Il protettore degli animali

Sant'Antonio è considerato anche il protettore degli animali domestici, tanto da essere solitamente raffigurato con accanto un maiale che reca al collo una campanella. Il 17 gennaio tradizionalmente la Chiesa benedice gli animali e le stalle ponendoli sotto la protezione del santo.

La tradizione di benedire gli animali (in particolare i maiali) non è legata direttamente a sant'Antonio: nasce nel Medioevo in terra tedesca, quando era consuetudine che ogni villaggio allevasse un maiale da destinare all'ospedale, dove prestavano il loro servizio i monaci di sant'Antonio.

A partire dall'XI secolo gli abitanti delle città si lamentavano della presenza di maiali che pascolavano liberamente nelle vie e i Comuni si incaricarono allora di vietarne la circolazione ma fatta sempre salva l'integrità fisica dei suini «di proprietà degli Antoniani.».

Secondo una leggenda del Veneto (dove viene chiamato San Bovo o San Bò, da non confondere con l'omonimo santo) e dell'Emilia, la notte del 17 gennaio gli animali acquisiscono la facoltà di parlare. Durante questo evento i contadini si tenevano lontani dalle stalle, perché udire gli animali conversare era segno di cattivo auspicio e si racconta di un contadino che, preso dalla curiosità di sentire le mucche parlare, morì per la paura.

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