rotate-mobile
Speciale

A Parola data: "l'Importanza di Chiamarsi Mario"

L'importanza di chiamarsi Mario "No", così ha appena risposto Mario Monti alla precisa domanda se gli piacerebbe essere a capo del Governo italiano dopo le elezioni di primavera. L'uomo, noto per serietà e sobrietà, non poteva dare una risposta...

L'importanza di chiamarsi Mario
"No", così ha appena risposto Mario Monti alla precisa domanda se gli piacerebbe essere a capo del Governo italiano dopo le elezioni di primavera.
L'uomo, noto per serietà e sobrietà, non poteva dare una risposta più categorica.
Dire se impegnativa per tutti, è presto.
Peraltro Mario Monti sa che il gradimento degli italiani nei suoi confronti non è proprio bassissimo: calato fin che si vuole dal giorno del suo insediamento al vertice dell'esecutivo, ma pur sempre di un tal livello da sparigliare le carte delle segreterie di partito. Cosa che lui non vuole attuare. Mario Monti sa forse più di ogni altro che le forze politiche sono in piena campagna elettorale e lui, senatore a vita e Presidente del Consiglio di Ministri che più tecnici di così non si può, non vuole mettersi in mezzo all'agone.

Sa che ognuno deve fare la sua parte ed ora è il momento che i contendenti si scannino con le armi della democrazia lasciando tutti liberi di assumere la parte che preferiscono.

Mario Monti sa che l'elettorato di sinistra mal gradisce il sostegno a un governo di forte matrice e programma moderati anche se il gioco ha permesso di far fuori dalla scena l'eterno nemico Silvio Berlusconi.

Per gli stessi motivi gli elettori moderati, per quanto confusi dalle vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi, non amano alla follia un governo che perpetua ed accentua la linea dell'esecutivo precedente senza la presenza del leader maximo.

In ogni caso, gli uni e gli altri si trovano in una costante condizione di tregua tanto auspicata dal Quirinale; ma il fuoco sotto la cenere è ben vivo.

I due principali schieramenti, PD e PDL, si trovano anche in piena fase di definizione di chi sarà il leader designato a salire sullo scranno più alto di Palazzo Chigi. Ambedue i segretari di partito, Bersani e Alfano, hanno reso alla stampa le quasi medesime dichiarazioni per le quali "è da manicomio dire che Monti sarà il prossimo presidente del Consiglio" (Bersani) - suscitando le ire e le ilarità di Pier Ferdinando Casini - e "Monti non sarà il prossimo capo del Governo" (Alfano).
Non si tratta però di convergenze parallele, per dirla alla Aldo Moro, ma di manifestazioni precise di volontà per non confondere i rispettivi elettorati che, dopo tanta cura a stecchetto della finanza pubblica, ambirebbero a una maggiore attenzione alla condizione sociale di riferimento. Sempre che PD e PDL siano partiti in grado di esprimere ancora, o ancora una volta, una precisa collocazione del proprio elettorato tra ceto popolare e ceto medio.

Ognuno ambisce a governare con le proprie forse insomma.

La verità è che pare non ci saranno grosse affermazioni postelettorali vista la liquefazione ormai data per certa del quadro politico che attualmente conosciamo.
Le recenti elezioni regionali siciliane sono state vissute dai partiti anche come test per capire da che parte soffia il vento. E questo sa di astensione e di corsa verso la protesta - populista o no che sia - espressa dal Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo.
Nessuno insomma si sente tranquillo nel portare la propria faccia in pasto all'elettore ed è anche per questo che i partiti politici stanno cercando di riscrivere una legge elettorale.

Grillo si è fatto sentire e con i consueti toni ha gridato al "golpe dei partiti se passa lo sbarramento del 42,5%" che fa scattare un premio alla coalizione o al partito che raggiunga tale consenso o filtro che dir si voglia.

I partiti però, al di là del tono di facciata, pare non crederci più di tanto e si dà sempre più per assodato dai più accreditati conoscitori del sistema politico italiano (e non) che in una certa sera di primavera non si avrà alcun nome buono in nessuno dei due schieramenti che trovi l'indicazione del Presidente della Repubblica a formare il nuovo Governo.

E allora?

E allora Mario Monti - senatore a vita per gli alti meriti con i quali ha illustrato la Patria - sarà pronto al grande sacrificio.

Probabilmente è vero quanto ha detto Angela Merkel, cioè che "la situazione di crisi economica nella quale versa l'Europa non si dissolverà prima di tre anni, questa oramai è una congiuntura e non più una semplice fase di squilibrio", aggiungendo che "a fasi di emergenza straordinaria si risponde con misure straordinarie"; alla Mario Monti insomma.

Arrivederlo a primavera, quindi.

Simone Momianesi
>>

In Evidenza

Potrebbe interessarti

A Parola data: "l'Importanza di Chiamarsi Mario"

TriestePrima è in caricamento