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Beatles, in Vendita il nuovo cd e doppio Vinile... Non a Trieste

I consumatori sono costretti a dirottarsi su altre scelte, oppure a subire le scelte di listino Vi piacciono i Beatles? Vi è giunta notizia che è appena stato pubblicato il nuovo cd e doppio vinile “Live at the BBC volume due” e intendete...

I consumatori sono costretti a dirottarsi su altre scelte, oppure a subire le scelte di listino

Vi piacciono i Beatles? Vi è giunta notizia che è appena stato pubblicato il nuovo cd e doppio vinile "Live at the BBC volume due" e intendete recarvi a acquistarlo nei negozi? Se lo cercate a Trieste, signori, scordatevelo.

Alla data odierna, 30 novembre, non uno degli sparuti negozi di supporti musicali triestini potrà accontentarvi. A proposito, i negozi che trattano CD e dischi praticamente si riducono a un paio, visto che gli altri punti vendita offrono cd e qualche misera decina di vinili assieme a video o a libri e altri articoli.

Dico: ci troviamo in un capoluogo regionale, oltre 200.000 abitanti tra città e provincia, e non si riesce a acquistare un cd degli ultra famosi Beatles? Ma che sta succedendo? E se invece dei titolati "Fab Four" vi sareste invaghiti, per esempio, di un disco dei germanici "Amon Duul II" o del jazzista Enrico Rava? Capitavate male per l'ennesima tornata, perché a Trieste, salvo per la lodevole eccezione di un negozio all'antica di via Diaz dove tuttavia si trattano soprattutto musica seria e operistica, se cercate rock d'annata, jazz, contemporanea o altri generi musicali, siete fregati!

Trieste probabilmente non è l'unica città a trovarsi in questa situazione. Nonostante l'attitudine dei suoi cittadini a consumare cultura musicale di diversi generi, i negozi di dischi sono semplicemente scomparsi, e chi non ha dimestichezza o non è avezzo a far rifornimento in Internet, deve rassegnarsi a non poter soddisfare i proprio legittimi bisogni intellettuali. Ci troviamo di fronte all'ennesimo esempio di come il "Sistema" o, se volete, la grande distribuzione, sta imponendo alla società scelte e abitudini.

I negozietti specializzati sono ormai una rarità per tutti gli ordini merceologici: il risultato immediato è di costringere i consumatori a dirottarsi su altre scelte, oppure a subire le scelte di listino. È questo il modo di restringere il campo di scelta, dunque di consumo su di uno mondo complesso com'è quello della Musica, dove accanto alle produzioni delle grandi case discografiche viaggiano quei piccoli e coraggiosi produttori che decidono di investire su artisti misconosciuti eppure meritevoli di attenzione. Chi opera ai vertici di questi organismi di distribuzione internazionale ha ridotto da tempo i termini della scala degli eventi.

Meno punti vendita, meno distributori, meno grossisti, meno produttori, meno case discografiche, meno musicisti e, guarda te, meno artisti! La rivoluzione è iniziata attorno alla metà degli anni settanta, quando le case discografiche hanno capito che con computer e tastiere elettroniche potevano sostituire musicisti e, così, produrre dischi riducendo gli investimenti e aumentando gli incassi. Ridurre i passaggi, ergo le spese: ovvero passare dal disco in vinile al piccolo cd con risparmio di plastica e carta.

Artisti e produttori hanno capito l'andazzo adeguandosi: ecco la nascita della disco music, con la formula voce, batteria sintetica, sintetizzatori. Che fare delle sezioni archi, dei percussionisti autentici, dei fiati? A casa amici, non c'è spazio per voi. Capito gente? E tenetevi le vostre partiture e le vostre idee, qua si sfornano cd come un'acciaieria i pani di ghisa.

Nel giro di trent'anni questo andazzo ha contratto un intero mercato, e oggi ci si ritrova a consultare Amazon su internet e a acquistare on line cd e dvd. I clienti di musica odierni, sicuramente i più giovani, non possono sapere che un tempo si poteva passare un pomeriggio al "Flauto magico" di via Udine o nel meraviglioso bugigattolo della signora Gabriella in via Milano a discutere di Rolling Stones o King Crimson. E oltre a questi esercenti c'erano "Il discobolo" di via Ginnastica, la "Casa del Disco" di via Mazzini, la "Raifon" di viale XX Settembre, la Galleria "Rossoni". Solo per citarne alcuni. Altri tempi e altre esigenze.Oggi l'Establishment vuole che si consumi, ma secondo i suoi canoni.

Comunque sia, va ribadito, oggi il cultore dei Beatles è costretto a rivolgersi altrove per poter acquistare il nuovo prodotto commercializzato da una major. Trieste, confermando anche in questo la propria drammatica crisi, non è in grado di soddisfarlo. Una vergogna!

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