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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Un Rossetti gremito e in festa per "I Miserabili"

Il leggendario romanzo di Victor Hugo, compresso e a tratti appiattito in tre ore di spettacolo, ha conquistato un pubblico in buona parte giovane, nonostante qualche fisiologica banalizzazione dei caratteri

Un Politeama gremito e in festa, quello della prima rappresentazione dei “Miserabili”, che martedì 16 ottobre ha dato il La all’intera stagione di prosa del teatro stabile del Friuli Venezia Giulia. Il monumentale romanzo di Victor Hugo si è rivelato un titolo perfetto per un’apertura di successo, in una dinamica riduzione per le scene, firmata da Luca Doninelli, che ha sottolineato i picchi emotivi di una saga familiare lunga, complessa e incentrata su personaggi dall’identità mutevole. A partire da Jean Valjean (Franco Branciaroli), da galeotto a borghese filantropo, alla pupilla Cosette (Romina Colbasso), da cenerentola a "principessa", fino all’ispettore Javert (Francesco Migliaccio), il cieco difensore della legge, che si riduce a suicida quando vede crollare i suoi schemi valoriali. Sovrastrutture sue e di un’intera società, unico grande personaggio, che come quasi tutti gli altri si sgretolerà all’incedere della Storia e della rivoluzione francese.

Un romanzo fatto di sottili e progressivi cambiamenti delle varie personalità, che si delineano lungo più di un migliaio di pagine, e che non potevano trovare una fedele riproduzione in tre ore di spettacolo. Il regista e direttore artistico del Rossetti Franco Però ha preferito sottolineare il pathos, la gestualità ampia e i cambi di registro vocale, scelta che ha conquistato buona parte del pubblico ma che non poteva non appiattire vagamente i personaggi, esasperando certi tratti del carattere. Caratteri che tutti abbiamo ammirato sul grande schermo in versioni innumerevoli, e che probabilmente ci hanno resi più esigenti verso l’ennesima interpretazione.

L’ingenuità di Cosette ha forse sovrastato la purezza richiesta dal personaggio, il copione di Javert prevedeva frequenti esplosioni d’ira e proprio per questo, senza niente togliere alla bravura di Migliaccio, il sinistro ispettore (poi commissario) si è trovato a un passo dal cliché dello sbirro violento. Paradossale la riuscita di Thenardier: personaggio che non evolve, forse il più macchiettistico, in questo caso impreziosito dall’interpretazione intimista e “sotto le righe” di Riccardo Maranzana. Applauditissimo, ma non poteva essere diversamente, il Valjean declamato della “special guest” Branciaroli, che ha tenuto alta la temperatura delle continue scene clou, inanellate una dopo l’altra al limite del sovraccarico emotivo. Da segnalare anche i doppi ruoli di Ester Galazzi (Fantine/Baptistine) e Andrea Germani (Enjolras/Gueleumer). Efficaci e accurati i costumi di Andrea Viotti, evocativi e agili i monoliti pieghevoli di Domenico Franchi, che hanno permesso di evocare le ambientazioni più disparate (dalle fogne ai giardini di Luxembourg) con fluidi cambi di scena.

Come bilancio della serata, la compagnia del Rossetti ha portato in casa un pubblico vasto, più giovane del solito ed entusiasta, in una degna alzata di sipario sulle meraviglie della nuova stagione.

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