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Scoppia il caso

Evasione per mezzo milione e centinaia di abusivi: scoppia lo scandalo degli affitti brevi

Secondo una stima del presidente di Federalberghi Guerrino Lanci a Trieste ci sono all'incirca 500 unità non in regola per quanto riguarda il pagamento dell'imposta di soggiorno. "Con Tari e bollette possiamo affermare che andiamo oltre al milione di euro". E se i furbetti non pagano, ecco che a rimetterci è chi in città ci vive. Giorgio Rossi: "E' un fenomeno che non va sottovalutato"

TRIESTE - In città il business degli affitti brevi vale poco meno di 30 milioni di euro l'anno, ma l'evasione delle imposte di soggiorno, Tari e bollette ammonterebbe ad una cifra complessiva che supera il milione di euro. Secondo una stima fornita a chi scrive da Guerrino Lanci, presidente di Federalberghi, a Trieste ci sarebbero circa 500 alloggi irregolari sul fronte del versamento delle imposte. Un tema che, anche all'interno dell'associazione, crea non pochi malumori. Tra i problemi più grandi, grazie anche alla conferma da parte dell'assessore al Turismo Giorgio Rossi, c'è quello del mancato incasso da parte dell'amministrazione comunale che, a quel punto, si vede costretta a recuperare risorse chiedendole alla cittadinanza. Insomma, la classica situazione per cui a rimetterci sono gli stessi residenti.  

Il problema sono gli abusivi

Il fenomeno è emerso anche in virtù del seminario organizzato dalla scuola regionale della polizia locale nella giornata di ieri 18 marzo e che ha posto le basi per "difendere un mercato che tuteli la legalità". I punti critici sono quelli relativi a fiscalità e sicurezza, oltre alla necessità da parte della Federalberghi di contrastare la "concorrenza sleale nei confronti delle strutture alberghiere". Il mercato a Trieste esiste ed è, come del resto in tutta la regione, in fortissima espansione. E come sempre, l'occasione fa l'uomo ladro. Perché il problema, come affermato da Lanci, non sono gli affitti brevi, bensì "gli abusivi". Ed in questo caso, la denuncia arriva in un momento in cui le porte del mercato turistico triestino sono spalancate. 

Perché cresce così tanto il settore?

In ragione del rapido incremento del turismo in Friuli Venezia Giulia (con la Regione che negli anni ha aggredito il mercato in maniera particolarmente decisa) e la diffusione a macchia d'olio delle piattaforme internet dedicate ai bed and breakfast e agli affitti brevi, la nostra regione è prima in Italia per percentuale (73 per cento) di posti letto da strutture che non siano alberghi. Inevitabile quindi che le forze di polizia, ma non solo (si pensa anche alla guardia di finanza), guardino a questo business come possibile fonte di concorrenza sleale ed evasione fiscale a livelli inimmaginabili. "Emerge il tema dei controlli - ha dichiarato l'assessore regionale alla Sicurezza, Pierpaolo Roberti - finalizzati come detto alla tutela della concorrenza leale e al pagamento delle imposte statali e locali, come ad esempio la tassa di soggiorno, che in questi ultimi anni si è rivelata fonte di risorse determinanti per sviluppare l'attrattività turistica sostenendo la realizzazione di eventi e di campagne promozionali". 

Oltre 1.100 affitti brevi, 500 sono abusivi

La Regione si dice in prima linea sul fenomeno ed è proprio per questo motivo che, grazie alla modifica del regolamento sul tema, verranno costituiti dei nuclei operativi "che potranno essere chiamati dai Comuni per l'effettuazione di controlli mirati sul territorio". In tutto il territorio del Friuli Venezia Giulia gli alloggi inclusi nell'offerta online di locazioni per un tempo limitato sono circa 4.200. Di questi, 1.100 sono situati a Trieste, per una media di circa 25 mila euro ad alloggio. In regione solo Lignano ha un numero maggiore di affitti brevi (1.400). Le due località, da sole, compongono il 60 per cento della disponibilità complessiva. "Quello del mancato pagamento della tassa di soggiorno da parte degli affitti brevi è un fenomeno che non va sottovalutato - così l'assessore al Turismo Giorgio Rossi -, perché si tratta di numeri importanti e perché come amministrazione crediamo sia poco rispettoso nei confronti di chi invece corrisponde al Comune l'imposta, visto che poi la tassa viene redistribuita sottoforma di servizi alla comunità". 

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