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Venerdì, 26 Aprile 2024
L'ennesimo caso

Non vaccinato, si pente e scrive un libro per convincere i dubbiosi: "Ho avuto paura di morire"

Fabio Saitta, triestino nato nel 1963, ha deciso di rendere pubblica la sua storia attraverso le 91 pagine di "Come sono sopravvissuto per un soffio al Covid". L'esperienza, il ricovero, i giorni in ospedale e la guarigione. "Non è uno scherzo o un'influenza"

Non si era vaccinato, finisce in terapia intensiva dopo aver contratto il Covid e una volta guarito decide di scrivere un libro per spiegare che questo virus "non è uno scherzo" e con la speranza "che possa essere utile a chi come me era dubbioso". L'ennesima storia di persone non vaccinate che hanno dovuto fare i conti con la forma grave della malattia e con la successiva "redenzione" arriva da Trieste. A renderla pubblica è lo stesso protagonista, Fabio Saitta, consulente networking e sicurezza, classe 1963. Saitta ha scritto "Come sono sopravvissuto per un soffio al Covid", un libro-guida su cosa può accadere una volta infettati dal virus e pubblicato sia in versione cartacea che digitale (8 Euro, 91 pp) ed è acquistabile su Amazon. 

"Ho avuto paura di morire"

"Ho avuto paura, ho visto gente morire di fronte al mio letto. Emotivamente è stato molto pesante". Nei giorni precedenti al ricovero Saitta non ha sintomi importanti, tranne un po' di tosse. Dopo una settimana le sue condizioni peggiorano e viene ricoverato all'ospedale di Cattinara. "Nella notte tra il venerdì e sabato ho avuto paura di non tornare indietro dall'ospedale". Saitta contrae una polmonite bilaterale estesa e non nega di essersi pentito di non aver fatto il vaccino. "Sono stato ricoverato in terapia sub intensiva per due settimane. Poi, per fortuna, sono migliorato e sono stato trasferito all'ospedale Maggiore". Il triestino sostiene che le ragioni della pubblicazione di questo libro siano da ricercare, soprattutto, nella sua volontà di dare uno strumento per una scelta consapevole. 

"Ero dispiaciuto perché arrecavo disagio ai sanitari"

"C'è tantissima confusione in giro - racconta - anche perché tante persone pensano che il Covid sia uno scherzo o un'influenza. Può essere vero quando la forma della malattia non è grave. Io ad esempio, mi sentivo in forma e sano ma l'esito sarebbe potuto essere disastroso". Saitta ci tiene a ringraziare i sanitari. "Sono stati molto bravi a curarmi in ospedale. Quando ero ricoverato ero dispiaciuto anche di arrecare disagio ai poveri medici e infermieri che correvano da tutte le parti, con un organico ridotto e sottoposti ad una forte pressione". Il 59enne spera di non aver subito dei danni, dalla malattia. "I miei polmoni sono stati messi a dura prova". 

Le dediche

A salvargli la vita, sostiene Saitta, oltre alle cure dei sanitari, è stato il saturimetro. "Senza non avrei capito che le mie condizioni si erano fatte serie, è una specie di roulette russa". In ospedale "respiravo malissimo, avevo una maschera che mi copriva la faccia". Nel libro c'è spazio poi per alcune dediche famigliari. "Enrichetta de Simon, la mia compagna e Stella Polare della mia vita e Monica Saitta, mia sorella minore, infermiera professionale presso il polo Cardiologico dell’ospedale di Cattinara Trieste che è stata in questa occasione la “talpa sotto copertura” che ha avuto importanti informazioni sulla mia situazione reale" conclude. Buona vita, signor Saitta.  

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