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Cronaca

L'assurda situazione dei 715 celiaci triestini

Prodotti con ricetta acquistabili solo nelle farmacie (e para) e non nei supermercati.

Sono ufficialmente 715 i triestini affetti da celiachia secondo i dati fornitici dell’Azienda Sanitaria Locale; tuttavia il numero dei celiaci aumenta considerevolmente se teniamo conto di tutti coloro che non sono coscienti di esserlo, non avendo mai eseguito il relativo test per scarsa conoscenza di tale patologia o per non prestare attenzione ad eventuali sintomi quali nausea, carenza di vitamine, diarrea, dolori e gonfiori  addominali, anemia, problematiche relative alla crescita per i più piccoli.

Ai 715 pazienti ai quali l’azienda Sanitaria riconosce l’intolleranza, viene assegnato un carnet di ricette mensili, variabili a seconda del sesso (gli uomini hanno un buono pari a 135 euro, le donne di circa 100) e dall’età (i più piccoli hanno un contributo minore); tali buoni, inoltre, sono calcolati in base al fabbisogno giornaliero medio della persona.

Ma nonostante questo piccolo aiuto che arriva dallo Stato, difficilmente le ricette bastano per tutto il mese, con le famiglie costrette a sborsare significative somme di denaro per permettere ai propri cari una vita dignitosa e salutare, considerando il prezzo esoso dei prodotti stessi: la pasta, di solito si può acquistare a 0.80 – 1,00 euro per 500 grammi,  mentre quella senza glutine per i celiaci può arrivare fino a 4 euro per mezzo chilo di prodotto; un pacco di biscotti, che normalmente può costare 1-2 euro, può arrivare a 6 euro se senza glutine, una singola merendina può arrivare a costare 1,50 euro; un pacco di 4 coni gelato 6-7 euro.

I prodotti dedicati al celiaci si possono trovare al momento nelle farmacie, nelle parafarmacie, nei supermercati “di marca” della grande distribuzione e nei discount, ma solo i primi due (farmacie e parafarmacie) accettano al momento i buoni erogati dalle ASL.

Abbiamo sentito il Signor Franco, celiaco triestino di mezza età, che ci ha raccontato come le ricette siano molto utili per acquistare i prodotti senza glutine. «Peccato che i supermercati non accettino le ricette – continua Franco - perché così come vengono oggi utilizzate, il loro valore, al supermercato, risulterebbe svalutato del 50%» (i prodotti infatti nei supermercati costano la metà). «Tali buoni, per quel che mi riguarda – continua il celiaco – mi faccio bastare le ricette tramite un loro utilizzo razionale e parsimonioso, mentre ciò che non contiene glutine lo faccio rientrare nel menage familiare: per cui alla fine di ogni mese utilizzo regolarmente i buoni a mia disposizione, più il resto del cibo non contenente sostanze dannose per la mia salute.

Talvolta arrivo a fine del mese con l’acqua alla gola a causa dei buoni che mi finiscono prima, e devo compensare con esborsi privati per colmare gli ultimi giorni, ma ciò succede raramente, perché ho imparato a cadenzare in maniera ottimale il loro utilizzo». «Ciò però non succederebbe – conclude Franco – se la grande distruzione aprisse la strada alla ricezioni dei buoni, agevolando noi celiaci, che di sicuro non l’abbiamo scelto di esserlo ed un maggiore aiuto ed attenzione verso di noi sarebbe una questione culturale e sociale».

Le catene della grande distribuzione, nonostante le pressanti richieste da parte delle associazioni di categoria, fanno al momento orecchie di mercante per il ritiro dei buoni, in quanto le tempistiche lente di rimborso delle ricette da parte dello Stato sono tali che non rientrano nei tempi propri delle attività private; e ciò è un vero peccato, considerando che molti prodotti in questi esercizi costano spesso la metà rispetto a farmacie e parafarmacie.

A Trieste non c’è alcun supermercato che accetti tali ricette, perdendo così l’opportunità di accontentare i loro clienti, che così si vedono costretti ad andare altrove ed  al contempo perdendo una quota, anche se marginale, del loro guadagno ed è anche per tale motivo che sempre più farmacie a parafarmacia tengono pochi prodotti senza glutine.

A tal proposito sono state interpellate alcune catene di supermercati. In particolare la Pam, tramite il direttore marketing dott.ssa Michela Airoldi ha dichiarato che «riveste molta importanza nelle nostre strategie il tema delle intolleranze alimentari» e che nei loro supermercati di Trieste già ci sono degli scaffali con prodotti specifici per i celiaci (circa un’ottantina di prodotti per ciascun punto vendita).

In merito all’accettazione delle ricette dell’ASL la dott.ssa conferma che al momento non è ancora possibile ma che: «stiamo valutando la possibilità di standardizzare la gestione dei ticket. Infatti, al Pam di  Brescia di via Porcellaga, partirà a luglio un test che prevede l'accettazione dei ticket in modo informatizzato, così da semplificare tutto l'iter».

La Despar, tramite l’assistenza clienti, ci fa sapere che: «nei nostri punti vendita ci sono numerosi già prodotti senza glutine che riteniamo siano in grado di soddisfare i bisogni basici dei clienti celiaci. L'attenzione della nostra insegna a questo particolare cliente si concretizza anche con la creazione ed il continuo sviluppo di una linea senza glutine a marchio Despar (Free From), che va comunque ad affiancare altri prodotti leader del comparto (Dr.Schaer, Galbusera, ecc) presenti nei nostri negozi.

Per quanto riguarda il motivo per il quale nei nostri Supermercati non accettiamo i buoni celiachia (cosa che invece facciamo nei corner di parafarmacia dei punti vendita Interspar), è essenzialmente duplice: l'attuale procedura è manuale e cartacea, particolarmente laboriosa anche al momento della conclusione dell'acquisto (in cassa), cosa che la rende inapplicabile o comunque non conveniente nei piccoli/medi punti vendita dove la barriera casse è di poche unità e dove il non numeroso personale è già gravato da molteplici impegnative attività;  riteniamo che la gestione di una particole patologia quale è la celiachia, meriti un'elevata attenzione che siamo in grado di dare solamente nei nostri corner di parafarmacia».

I Supermercati della catena Bosco, tramite uno dei titolari, Signor Fabio Bosco, ci fa sapere che: «nei nostri supermercati abbiano numerosi prodotti tematici per celiaci; in merito all’accettazione delle ricette dell’Asl stiamo valutando la possibilità di aderire anche in relazione ai costi di gestione che essa comporta: ciò sarebbe importante soprattutto per una questione di attenzione e di vicinanza della catena verso tutti quei i clienti che soffrono di particolari patologie».

In merito a tale riduzione, a volte drastica, dei prodotti reperibili nelle farmacia, Rossella Paniccià, Referente della Commissione Rapporti Istituzionali dell’AIC regionale (Associazione Italia Celiachia, ci riferisce che «abbiamo preso contatti con Federfarma che ci ha fornito le sue ragioni, comunicandoci che le farmacie continueranno a fornire il servizio ai celiaci: non ci sarà più la vasta scelta nel negozio, ma l’obiettivo sarà quello di raccogliere l'ordine del cliente e fornirgli i prodotti nei giorni successivi».

Sulla possibilità di poter attivare e gestire i cosiddetti “Gruppi di acquisti solidali” (GAS), che sono gruppi di acquisto organizzati spontaneamente che vogliono applicare i principi di sostenibilità solidarietà  ed equità  ai propri acquisti (principalmente prodotti alimentari o di largo consumo anche al fine di ridurre i costi), la referente ci comunica che « il problema che rende inattuabile tale servizio all’AIC FVG è che la delibera regionale che regola l’erogazione dei prodotti senza glutine prevede che essi possano essere erogati solo dalle farmacie o dagli  “esercizi commerciali, autorizzati per il settore alimentare, regolarmente iscritti al registro delle imprese ed operanti nel territorio della Regione Friuli Venezia Giulia” e tale normativa toglie ogni possibilità all’AIC di gestire un gruppo di acquisto solidale».

Conclude la Referente della Commissione Rapporti Istituzionali con un sentito consiglio per tutti i celiaci triestini: «Iniziate a "guardarvi intorno" e provare a frequentare altre farmacie o parafarmacie  che possono offrirvi tale servizio e che potrebbero essere disponibili anche ad ampliarlo con un giro di clienti adeguato. Inoltre ci sono anche negozi on-line (uno nella provincia di Gorizia) che forniscono questo servizio anche con il recapito settimanale a domicilio dei prodotti richiesti (surgelati compresi), sia pure limitatamente al perimetro della  città, e senza spese aggiuntive per la consegna a casa. Cambiare negozio "di fiducia" è sempre una scelta che può creare qualche timore, ma come si fa abitualmente per l'acquisto di tutti gli altri prodotti, ora è necessario imparare a farlo anche per quelli senza glutine e non è detto che non si possa trovare un servizio ancora migliore, ed a prezzo più contenuto, di quello che avevamo fino a ieri a Trieste».

Per informazioni relative alla celiachia si può contattare l’associazione di categoria, l'AIC (Associazione Italia celiachia) (https://www.celiachia.fvg.it/) , che «ha una sede anche in regione, precisamente a Pavia di Udine, in provincia di Udine- ci riferisce Luciano Pegoraro, Presidente Regionale del AIC – ed è l’unica attualmente sul territorio regionale perché non ci sono le risorse necessarie per poter aprire ulteriori sportelli. Siamo tutti volontari – aggiunge il Presidente – e lo facciamo a titolo gratuito senza ricevere alcun compenso, usufruendo di permessi e di ferie dal lavoro per essere presenti in sede».

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