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Venerdì, 26 Aprile 2024
Accoglienza / S. Giacomo - Ponziana / Via dell'Istria

Perdita dalle fognature a Casa Maria, disposto il “trasloco” per le donne ucraine

Lo stabile è di proprietà di un istituto religioso di Roma, a cui spettano gli oneri dei lavori, ordinati dalla Prefettura. Contrarie al trasferimento in Casa Sicar le ospiti e dell’associazione culturale Ucraina Friuli Aps: "Condizioni igieniche inadeguate". La Caritas contro l'associazione: "comportamento vergognoso"

Dopo una perdita dalle fognature nella struttura d’accoglienza Casa Maria di via dell’Istria, la Prefettura ordina l’esecuzione di lavori urgenti e la Caritas dispone il trasferimento temporaneo per cinque donne di nazionalità Ucraina, alla Casa Sicar di via della Geppa. Proteste da parte delle ospiti e dell’associazione culturale Ucraina Friuli Aps, e immancabili tensioni con la Caritas. Un episodio simile era già accaduto in passato relativamente a Casa Malala.

Le due case d’accoglienza sono entrambe a gestione Caritas, ma Casa Maria è di proprietà di un istituto religioso di Roma, a cui spetterebbero gli oneri dei lavori. Interventi che inizieranno a partire da domani e che si sarebbero resi necessari (anche a seguito di una valutazione dell’Asugi) dopo uno smottamento del terreno, con conseguente perdita dalla rete fognaria. La struttura dove alloggeranno le utenti era una delle poche rimaste disponibili in seno alla Caritas in una situazione, come noto da tempo, di sovraccarico del sistema accoglienza, sia a causa della guerra in Ucraina che dei crescenti arrivi dalla rotta balcanica.

Le cinque ospiti in fuga dalla guerra, al momento ancora a Casa Maria, (nelle camere sul lato di via dell’Istria, che devono essere liberate) si sono opposte con forza al trasferimento, sostenute dell’Associazione culturale Ucraina Friuli Aps perché, hanno dichiarato, “la nuova sistemazione non è adeguata a dal punto di vista igienico, come non lo è Casa Maria, ma in questo caso è ancora peggio. Per questo abbiamo contattato l’ufficio igiene e chiederemo alla Prefettura di essere trasferite da un’altra parte”.

“E’ vergognoso il comportamento di questa associazione - replica don Alessandro Amodeo, direttore della Caritas di Trieste - che senza la conoscenza reale del problema e senza alcun previo confronto con noi, ha preso le cosiddette difese di queste persone. Tuttavia non le sta difendendo realmente, ma le pone in una situazione molto scomoda, sia per loro che per noi. Queste persone, inoltre, hanno avuto da parte nostra delle spiegazioni e vedono esse stesse il problema. Avremmo fatto volentieri a meno di questo trasferimento se non fosse stato necessario”.

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