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Cronaca

"Ciao Mohammed". Cosa Succede "dopo" ad un Clandestino Fermato sul Carso

Mettiamo che gli abbiano promesso l'America, o l'Europa, per lui era uguale.Una sera gli dicono che il viaggio è terminato e che finalmente può scendere. Il camion si allontana in fretta. Mohammed è stanco e disorientato, il bilinguismo dei...

Mettiamo che gli abbiano promesso l'America, o l'Europa, per lui era uguale.
Una sera gli dicono che il viaggio è terminato e che finalmente può scendere.
Il camion si allontana in fretta. Mohammed è stanco e disorientato, il bilinguismo dei cartelli stradali non lo aiuta.
Ha percorso chissà quante decine di migliaia di chilometri nascosto nel doppiofondo del rimorchio, e adesso si chiede se sia valsa la pena pagare duemila dollari per essere scaricato in un posto che si chiama "Opicina Op?ine".
Lui però è uno che non si abbatte.
Sa che bisogna rimboccarsi le maniche, darsi da fare.
Il piano è semplice: trovare una stanza, da dividere magari con qualche connazionale, e un lavoro onesto, anche il lavapiatti va bene.
Così potrà pagare l'affitto, restituire i duemila dollari alla famiglia e mandare il resto alla moglie: America, Europa, gli hanno assicurato che da queste parti si guadagna bene.
Confortato, si incammina verso la città più vicina, "Trieste - Trst".

Mettiamo anche che quando lo fermano per chiedergli i documenti, i Carabinieri decidano di tenere una breve lezione sullo status giuridico dello straniero extracomunitario in Italia, e che Mohammed, che nel frattempo cerca di tirar fuori dalle tasche qualcosa di credibile, sia perfettamente in grado di comprenderla.

La legge parla chiaro, e per legge si intende fondamentalmente il Testo Unico sull'immigrazione del '98 (o legge Turco-Napolitano), come modificato dalla legge 189/2002, meglio nota come Bossi-Fini.Per gli extracomunitari sono necessari il visto di ingresso e il permesso di soggiorno, ad esempio per motivi di studio, turismo, o ricongiungimento familiare.
Per lavorare regolarmente Mohammed avrebbe dovuto essere chiamato dall'Italia da un datore di lavoro talmente desideroso di assumerlo da essere disposto a predisporre il contratto e pagargli le spese di viaggio, oltre naturalmente a quelle per la previdenza sociale.

Non solo, avrebbe anche dovuto aspettare di rientrare nelle quote di lavoratori stranieri ammessi in Italia e definite ogni anno, oppure ogni tre anni, attraverso il sistema del decreto-flussi.
Aspetta e spera, pensa Mohammed, rendendosi conto che per la legge lui non è altro che un clandestino o, per dirla alla francese, visto che dalle sue tasche non salta fuori niente di utile, un sans papier.

La clandestinità non è reato, ma un illecito amministrativo punito severamente.
Per questo molti clandestini preferirebbero un periodo di galera all'espulsione.
D'altra parte è anche possibile essere espulsi dopo aver passato 18 mesi dentro un recinto.

E mentre si continua a dibattere sulla costituzionalità della detenzione amministrativa, Mohammed potrà essere spedito in un Centro di identificazione ed espulsione (CIE), magari in Sicilia.
Il più vicino sarebbe quello di Gradisca d'Isonzo: con 248 posti nominali è il terzo più grande d'Italia.
Solo che al momento è chiuso per lavori di ristrutturazione, perché nel novembre scorso alcuni ospiti lo hanno devastato per protestare contro una legge ritenuta ingiusta, e per le infelici condizioni di vita all'interno dei CIE, considerate inumane e degradanti.

Il trattenimento nei CIE non è obbligatorio se il clandestino non è già destinatario di un decreto di espulsione, non ha precedenti penali, e non risulta essere un pericolo per l'ordine pubblico.
I clandestini possono anche chiedere asilo, anche perché il nostro è un paese civile che ha ratificato la Convenzione di Ginevra sui rifugiati. In tal caso Mohammed, che a quanto pare è un bravo ragazzo, potrà essere ospitato in un centro di accoglienza e assistenza come il Consorzio italiano di solidarietà (ICS) di Trieste.


Da clandestino a richiedente asilo, da richiedente a rifugiato, oppure beneficiario della protezione internazionale temporanea: Mohammed potrà restare in Italia se riuscirà a convincere la Commissione del ministero dell'interno e il rappresentante ONU di Gorizia che nel suo paese c'è la guerra, o dimostrando di essere un perseguitato per motivi politici, etnici, razziali o religiosi.
Inutile dire che non è sufficiente dimostrare di essere perseguitati dalla miseria.
In caso di diniego della Commissione, è possibile presentare ricorso al Tribunale di Trieste.

Così, fra colloqui, ricorsi, appelli e lavoretti in nero passeranno i mesi.
Chissà, magari a Mohammed andrà bene.
Otterrà l'asilo, la protezione temporanea o beneficerà della sanatoria del lavoro irregolare.
È infatti possibile che il datore di lavoro voglia regolarizzare Mohammed, anziché sfruttarlo e sottopagarlo sotto la minaccia di un'espulsione imminente.
In tal caso sarà possibile avvalersi della sanatoria, uno di quei provvedimenti, come il condono edilizio, con cui il governo affronta periodicamente il problema della legalità in questo paese.

Mohammed si accorgerà che l'Italia è un paese di vecchi, troppo vecchi perché si possa fare a meno della manodopera straniera.

Capirà anche che se lo guarderanno storto non sarà solo per razzismo.
In fondo anche gli italiani sono stati migranti, e molti emigrano ancora.

La lezione finisce, i Carabinieri consigliano di rivolgersi alla questura per la richiesta di asilo, gli danno l'indirizzo del centro di accoglienza, lo lasciano andare.
Trieste Trst ormai è vicina, e Mohammed prosegue il cammino verso la città.
Cammina e sorride, pensando a cosa gli hanno detto per congedarlo: Ciao. Che strana lingua l'italiano, che ti permette di usare la stessa parola per darti il benvenuto e per dirti addio.

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