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Tribunale di Trieste / Barriera Nuova - Città Nuova / Foro Ulpiano

Rissa in bar, 23enne preso a bottigliate in testa: la sentenza arriverà dopo più di tre anni

I fatti risalgono al gennaio del 2020, gli aggressori sono tre ventenni kosovari, che hanno aggredito un giovane connazionale procurandogli diverse ferite. La sentenza è fissata per il giugno del 2023

In tre picchiano a sangue un ragazzo all’interno di un bar in via Ghega rompendogli una bottiglia sulla testa, poi lo minacciano. Un fatto accaduto quasi tre anni fa, ma si andrà probabilmente a sentenza appena nel prossimo giugno 2023. I fatti risalgono al 25 gennaio 2020 e sono coinvolti giovani di nazionalità kosovara: due 23enni e un 25enne (all’epoca dei fatti) hanno aggredito un altro connazionale di 23 anni.

Stando a quanto è emerso nell’udienza, la vittima stava parlando di lavori edili con un’altra persona, accompagnato da un amico. I tre aggressori erano usciti dal bar per fumare, lasciando i giubbotti vicino al tavolo. Il ragazzo ha quindi preso una delle sedie intorno al tavolino, scatenando la rabbia di uno dei tre amici, rientrato in quel momento, che ha reclamato la ‘proprietà’ della sedia. Da qui una discussione per futili motivi, (con un tentativo di pacificazione da parte dell'amico della vittima) e poi una colluttazione. Il 23enne ha ricevuto un pugno nell’occhio, poi è stato colpito con una bottiglia sulla testa e con una seconda bottigliata sul collo. Alla fine ha riportato una ferita vicino all’orecchio, ematomi e tagli a causa dei cocci di vetro. Mentre la vittima era in ospedale, uno degli aggressori lo avrebbe minacciato di morte.

Nell’udienza  di ieri, lunedì 24 ottobre, il giudice Giorgio Nicoli ha sentito i testimoni. Ora la prossima udienza è il 5 giugno 2023 e la sentenza, già slittata di due anni causa Covid, potrebbe arrivare ben tre anni e mezzo dopo. Al momento il ragazzo offeso è irreperibile e non si è presentato in tribunale.

Un aggressore è stato difeso dall’avvocato Matteo di Bari, gli altri due dall’avvocato Andrea Cavazzini, che ha dichiarato: “Allo stato attuale non pare certa l’identificazione, nessuno ha fatto l’individuazione fotografica degli imputati tranne l’aggredito, che non si è mai presentato in aula e sembrerebbe sia tornato in Kosovo”.

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