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Le lacrime della famiglia di Robert: "Ora vogliamo verità"

Don Alessandro: "Dobbiamo combattere la violenza con la bellezza, quella di una famiglia grande, con legami fortissimi. Robert è stato un fiore bellissimo reciso troppo presto"

Le lacrime di una famiglia, tra la richiesta di verità e le memorie personali di un giovane con tutta la vita davanti ed assassinato per gelosia. La distanza tra la chiesa della Beata Vergine di Valmaura e il campo 11 del cimitero di Sant'Anna è breve, eppure nei 500 metri che hanno separato la funzione religiosa dalla sepoltura è andato in scena tutto il dolore di una comunità. Robert Trajkovic, il diciassettenne strangolato nel sottoscala di un edificio di via Rittmayer a Trieste, ora riposa in pace nel camposanto triestino. Dopo la fiaccolata organizzata in sua memoria, nella mattinata di oggi 26 gennaio si sono svolti i funerali. Presenti oltre un centinaio di persone, tra amici, parenti e compagni di scuola. 

Don Alessandro durante la messa ha lanciato un messaggio. "Dobbiamo combattere la violenza con la bellezza, quella di una famiglia grande, con legami fortissimi". Robert è stato "un fiore bellissimo reciso troppo presto". Alla cerimonia i fratelli del giovane di origini serbe hanno voluto ricordarlo così: "E' come se una parte di me se ne fosse andata via per sempre. Ti prometto che il mio primo figlio porterà il tuo nome". L'altro fratello ha chiesto "verità" dicendo di avere "fiducia nella giustizia". Il padre ha poi voluto rivolgere un ringraziamento particolare all'assessore al Sociale Carlo Grilli (che da subito si era messo in moto per venire incontro ai problemi finanziari della famiglia). "Grazie, vi sentiamo molto vicini" così Petar.  

Una volta giunti davanti al cancello del cimitero non sono mancate alcune dichiarazioni da parte di uno zio di Robert. “Lui e Alì non erano amici. Robert non si sapeva difendere non c’è stata colluttazione. Alì era un bullo. Robert era più piccolo fisicamente di lui, non ha potuto difendersi, è stato picchiato e strangolato. Il suo assassino aveva pianificato tutto, si merita l’ergastolo. Aveva già diverse denunce, andava in giro a picchiare la gente. Alì aveva già minacciato e dato due schiaffi a Robert sotto casa ma lui non lo aveva mai raccontato per paura. Se avesse parlato con qualcuno adesso forse sarebbe ancora qui”. La famiglia di Robert non ha voluto che i genitori di Alì fossero presenti all'ultimo saluto. 

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