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Cronaca

Morto per trasfusione di sangue infetto, Roma dovrà risarcire la famiglia per 700 mila euro

Il Ministero della Salute è stato condannato dal tribunale civile di Trieste. Il fatto, risale agli anni Ottanta

Il Ministero della Salute condannato a risarcire la famiglia di un paziente, deceduto a causa di una trasfusione di sangue infetto, per 700mila euro. Lo ha stabilito il tribunale civile di Trieste. Il fatto, risale agli anni Ottanta; la trasfusione avvenne presso gli allora Ospedali Riuniti di Foggia. A darne notizia è, attraverso l’Ansa, lo studio legale dell'avvocato Pietro Frisani, del Foro di Firenze, che ha assistito la famiglia del paziente deceduto. 

A causa della trasfusione di sangue infetto, eseguita in occasione di un intervento chirurgico, l'uomo contrasse un'infezione da virus Hcv, poi degenerata in cirrosi epatica. L'azione civile è stata intrapresa davanti al tribunale di Trieste dai figli della vittima: la malattia fu diagnosticata diversi anni dopo, nel 1998, all'ospedale di Udine. Il giudice, precisa l’agenzia, ha condannato il ministero a pagare 175.600 euro a ciascuno dei quattro figli, come risarcimento del danno patito. "Agli atti della presente causa - si legge nella sentenza - non risulta che alcuna attività concreta mediante ispezioni, controlli o moduli operativi sia stata effettuata dal ministero della Salute sul sangue trasfuso nei primi anni '80 da parte degli Ospedali Riuniti di Foggia".

L’attività ispettiva, si legge ancora nella sentenza, "avrebbe impedito la donazione di sangue da parte di soggetti che manifestavano sintomi di un'epatite in atto" e dunque "sarebbe stata idonea a escludere un estremamente rilevante fattore di rischio di contagio. Il ministero della Salute – conclude - non ha adempiuto ai propri doveri di controllo e vigilanza". 

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