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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Vescovo Crepaldi, omelia di inizio anno: «La negazione di Dio ha prodotto solo crudeltà e violenza»

Il testo dell'omelia che l'arcivescovo mons. Giampaolo Crepaldi ha pronunciato oggi, alle 10.30, nella Cattedrale di San Giusto durante la Celebrazione Eucaristica nella solennità di Maria Santissima Madre di Dio

Di seguito il testo dell'omelia che l'arcivescovo mons. Giampaolo Crepaldi ha pronunciato oggi, alle 10.30, nella Cattedrale di San Giusto durante la Celebrazione Eucaristica nella solennità di Maria Santissima Madre di Dio.

Carissimi fratelli e sorelle,

In questo primo giorno dell’anno, la Chiesa celebra la solennità di Maria, Madre di Dio. Una maternità che è stata ben messa in evidenza dalla lettura del brano del Vangelo  di Luca che abbiamo ascoltato: "Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo" (Lc 2,21). In questa singolare circostanza della vita di Gesù, è presente Maria che esercita la sua maternità in modo aderente alla sua missione nei confronti di Gesù Redentore. Una missione silenziosa, contemplativa ed adoratrice, al punto tale che davanti ai tanti bellissimi gesti nei confronti di quel Bambino da parte dei pastori e di altre persone, Maria conserva tutto gelosamente nel suo cuore. E Lei esercita la sua maternità non solo nei confronti di Gesù, Figlio di Dio, ma anche nei confronti di tutti noi che La veneriamo come nostra Madre celeste. Ci ricorda, infatti, l'Apostolo Paolo nel brano della seconda lettura di oggi, tratto dalla sua lettera ai Galati che "quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l'adozione a figli" (Gal 4,4). E che noi siamo davvero figli di Dio, nel suo Figlio, Gesù Cristo "lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio" (Gal 4,6-7). 

Carissimi fratelli e sorelle, la divina maternità di Maria che oggi celebriamo in maniera solenne la vogliamo collegare con l’Anno giubilare della misericordia indetto da Papa Francesco per un rinnovamento della vita spirituale del popolo cristiano. Anche nella nostra Cattedrale è stata aperta il 13 di dicembre la Porta della misericordia. Varcando quella Porta, che ci consente di fruire dell’indulgenza giubilare, la prima immagine che vediamo è quella della Madonna nel magnifico mosaico che sovrasta l’altare del Santissimo. A Lei, Madre di Dio, rivolgeremo il nostro sguardo pieno di speranza e di gratitudine. Maria è colei che, in un modo particolare ed eccezionale, ha sperimentato la misericordia di Dio, e allo stesso tempo si è associata alla rivelazione della misericordia divina (cf Giovanni Paolo II, Redemptor hominis, n. 9). Illuminante, a questo proposito, il racconto dell’evangelista Giovanni: “Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre!”. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.” (Gv 19, 25-27). Quella che era la Madre del Salvatore ci è stata data da Lui nell’ora della sua morte, per  essere nostra madre. Le parole che Gesù pronuncia dall’alto della Croce significano dunque che la maternità della Madre di Dio trova ormai un prolungamento per noi (cf Giovanni Paolo II Redemptoris Mater, n. 9): il Cristo sulla Croce ci dona Maria come Madre di Misericordia. 

Carissimi fratelli e sorelle, in questo primo giorno dell’anno la Chiesa ci invita a celebrare anche la Giornata mondiale della pace che è stata impreziosita dal Messaggio di Papa Francesco che affronta il seguente tema: Vinci l’indifferenza e conquista la pace. Il Santo Padre, dopo aver collocato il Messaggio nel contesto del Giubileo della misericordia, ci sollecita a farci carico di una preziosa puntualizzazione teologica. Scrive: “L’indifferenza verso Dio supera la sfera intima e spirituale della singola persona ed investe la sfera pubblica e sociale. Come affermava Benedetto XVI, «esiste un’intima connessione tra la glorificazione di Dio e la pace degli uomini sulla terra». Infatti, «senza un’apertura trascendente, l’uomo cade facile preda del relativismo e gli riesce poi difficile agire secondo giustizia e impegnarsi per la pace». L’oblio e la negazione di Dio, che inducono l’uomo a non riconoscere più alcuna norma al di sopra di sé e a prendere come norma soltanto sé stesso, hanno prodotto crudeltà e violenza senza misura”. Dopo aver stigmatizzato tutte le forme di indifferenza che mortificano il prossimo e l’ambiente naturale e che si manifestano anche a livello globale, Papa Francesco  ci invita quindi “a fare dell’amore, della compassione, della misericordia e della solidarietà un vero programma di vita, uno stile di comportamento nelle nostre relazioni gli uni con gli altri. Ciò richiede la conversione del cuore: che cioè la grazia di Dio trasformi il nostro cuore di pietra in un cuore di carne (cfr Ez 36,26), capace di aprirsi agli altri con autentica solidarietà. Questa, infatti, è molto più che un «sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane». La solidarietà «è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno perché tutti siamo veramente responsabili di tutti», perché la compassione scaturisce dalla fraternità. Così compresa, la solidarietà costituisce l’atteggiamento morale e sociale che meglio risponde alla presa di coscienza delle piaghe del nostro tempo e dell’innegabile inter-dipendenza che sempre più esiste, specialmente in un mondo globalizzato, tra la vita del singolo e della sua comunità in un determinato luogo e quella di altri uomini e donne nel resto del mondo”. Le buone intenzioni e propositi formulati per l’annuale ricorrenza della Giornata mondiale della pace li poniamo ora sotto la materna protezione di Maria Santissima, affinché ci ottenga dal suo Figlio Gesù, Principe della Pace, la grazia di essere instancabili operatori di pace.
 

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