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Qualità dell'aria, Trieste e le sfide del 2030: l'incontro sulla campagna di Legambiente

Appuntamento per oggi, martedì 20 febbraio, al Circolo della Stampa. Secondo il responsabile della campagna "in sei anni la città dovrebbe ridurre del 14 per cento le concentrazioni di Pm2.5 e del 10 per cento quelle di biossido d’azoto. Sembra poco ma non lo è"

TRIESTE - Trieste, in sei anni, dovrebbe ridurre del 14 per cento le concentrazioni di Pm2.5 e del 10 per cento quelle di biossido d’azoto per rientrare nei limiti di esposizione fissati nella prossima normativa europea del 2030. Lo ha dichiarato Simone Nuglio, responsabile della Campagna itinerante ‘Città2030: le città e la sfida del cambiamento’ di Legambiente, spiegando che “può sembrare poco ma non lo è, perché sei anni non sono tanti e se pensiamo a che effetto hanno alcune politiche di mobilità in termini di opinione pubblica o di riorganizzazione dello spazio, ci rendiamo conto di quanto possa essere complicato affrontare questa sfida”. I dati, relativi alla qualità dell'aria, saranno presentati durante la tappa triestina della campagna nella giornata di oggi, martedì 20 febbraio, alle 17 presso il Circolo della Stampa in Corso Italia 13.

La campagna e il dossier nazionale

La campagna Città 2030 è partita in concomitanza con il dossier nazionale ‘Mal’aria di città’ ai primi di febbraio, che ha come obiettivo fare il punto su quanto tempo manca prima che entrino in forza i prossimi limiti di esposizione nella prossima direttiva sulla qualità dell’aria. Si tratta di limiti prossimi a quelli suggeriti dall’Oms, che dovrebbero diventare quelli ufficiali nel 2035. Lo step intermedio è il 2030. “Quello che tentiamo di fare - spiega Nuglio - è accendere un riflettore non tanto sul fatto che molte città non abbiano superato i limiti consentiti in quanto a medie giornaliere e medie annuali, quanto piuttosto traguardare l’obbiettivo 2030. Quasi nessuna o molto poche rientrano nei prossimi limiti quindi ci sono sei anni per mettere in campo politiche dalla mobilità al riscaldamento. Noi ci concentreremo su quelle legate alla mobilità, senza le quali non si arriverà in tempo. Oggi va bene ma tra soli sei anni  ci troveremo in una situazione piuttosto grave, non solo dal punto di vista ambientale ma anche per possibili nuove sanzioni. L’Italia ne ha già due perché diversi agglomerati urbani hanno superato ripetutamente i limiti imposti dalla direttiva in forze”.

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