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il boss che gestiva il fiume di soldi

Traffico di migranti, tutti gli affari d'oro del "grande sceicco" triestino

Mustafa Omar Mohammed Ali, classe 1977 e conosciuto dai trafficanti con l'alias "Grande Scheiks", è tra le tre persone che componevano la cellula triestina sgominata dall'operazione "Caronte", inchiesta transnazionale e condotta dalla procura di Catanzaro e che vedrà svolgersi l'udienza preliminare in Calabria il prossimo 8 aprile. Dal money transfer di largo Sonnino a quello di piazza Garibaldi, ecco come veniva gestito il traffico di esseri umani

TRIESTE - Si faceva chiamare "grande sceicco" il quarantasettenne iracheno che nella nostra città, assieme alla moglie e connazionale di 35 anni, deteneva la cassa comune da cui partivano le transazioni di denaro per favorire l'ingresso illegale in Italia di vere e proprie ondate di migranti sbarcati in Puglia e Calabria dal 2018 in poi. Mustafa Omar Mohammed Ali, classe 1977 e conosciuto dai trafficanti con l'alias "Grande Scheiks", è tra le tre persone che componevano la cellula triestina sgominata dall'operazione "Caronte", inchiesta transnazionale condotta dalla procura di Catanzaro e che nei giorni scorsi ha fissato l'udienza preliminare per tutti i 33 indagati al prossimo 8 aprile. 

L'inchiesta della procura calabrese

Ottantasette le pagine dell'ordinanza di custodia cautelare richiesta dai pubblici ministeri della magistratura calabrese Paola Sirleo e Anna Chiara Reale, 33 le persone indagate a vario titolo con l'accusa di aver favorito l'immigrazione clandestina e aver messo in atto un'operazione di riciclaggio di denaro. L'indagine è durata diversi anni e ha permesso di ricostruire la catena criminale che, in ragione del sistema dell'hawala (ovvero il trasferimento di denaro tra due luoghi distanti grazie a parole in codice le quali permettono di ritirarlo in qualsiasi posto nel mondo, in virtù dell'utilizzo dei money transfer), poteva contare su cellule ben radicate sul territorio italiano e di collegamenti con quelle operanti in Turchia e Grecia. In tutto ciò Trieste ospitava quella che gli inquirenti definiscono la "figura centrale" e il "principale hawalar" in Italia.

Chi è lo sceicco, trafficante con esperienza ventennale

Nella gestione e ripartizione dei soldi lo sceicco (che si trova nel carcere del Coroneo ed è difeso dall'avvocato Enrico Miscia) si faceva aiutare dalla moglie, Amin Nigara Abdalla Amin (agli arresti domiciliari e difesa dagli avvocati Paolo Codiglia e Enrico Miscia). Secondo le carte di indagine e alcune intercettazioni trascritte nell'ordinanza, lo sceicco svolgeva l'attività illecita contestata dalla procura da oltre 15 anni. Il contenuto delle conversazioni registrate sembra essere molto chiaro. Per non farsi individuare viene infatti usato un linguaggio criptico. 

Il money transfer di largo Santorio

Nella lunga lista di indagati vi sono 26 cittadini di nazionalità irachena, tre marocchini, un romeno, un iraniano e un afghano. Quest'ultimo, secondo i "gravi indizi di colpevolezza" menzionati nelle carte, si chiama Ghazi Agha Muhammad (classe 1988) e gestiva un money transfer in largo Santorio, a due passi da piazza Goldoni. Proprio questo locale commerciale veniva utilizzato come base per trasferire il denaro che, in un caso, viene ritirato a Nizza, in Francia. Grazie ad un libro mastro custodito a casa dello sceicco e di sua moglie, venivano impartiti ordini di trasferimento di denaro, ma anche richieste di presa in consegna degli stessi migranti.

Il braccio operativo del boss, chi pagava i trafficanti

Emblematica una conversazione captata dagli investigatori tra lo sceicco e il terzo soggetto della cellula triestina, tale Azeez Balen, classe 1992 e definito il "braccio operativo" del boss in quanto responsabile di "retribuire gli altri trafficanti" e garantire la prosecuzione del viaggio ai migranti. Compra biglietti di treni e autobus e mette in fila, sulla postepay controllata dagli investigatori per un periodo dal 21 agosto al 30 dicembre 2020, 87 operazioni sospette per un totale di poco meno di 43 mila euro. 

"Prendi il bus 35, ti ho mandato gli ospiti"

Ma non è finita. Il 26 ottobre del 2020, in piena pandemia, lo sceicco avvisa Azeez di andare a prendere un gruppo di "ospiti" e per farlo indica l'autobus numero 35. Il riferimento è alla linea della Trieste Trasporti che collega piazza Oberdan alla località di Longera, paese non distante da uno dei varchi tra Italia e Slovenia utilizzati dai migranti che percorrono la rotta balcanica. Un dettaglio non di poco conto è che i trafficanti che compongono la cellula italiana sono tutti dimoranti nel territorio italiano grazie a regolari permessi di soggiorno. Ma quando il money transfer di Ghazi non può essere utilizzato, ecco che lo sceicco utilizza il phone center indiano di Masum, servizio di money transfer di piazza Garibaldi da dove partono invii di denaro anche verso cittadini croati.

Prestanome e destinatari dei soldi: il giro d'affari

Il 12 marzo 2020 (nei giorni in cui il mondo si sta chiudendo a causa del Covid), dal money transfer di largo Santorio partono circa 50 mila euro. Il destinatario è tale Ivan Podrug. I destinatari sono persone distanti, come accertato dall'inchiesta, ma a inviare i soldi è una lunga lista di prestanomi. Si leggono i nomi anche di Ahmed Bestoon Qadir Ahmed, Zeljko Oblizalo, Abdulazeez Karwan Shawkat Abdulazeez, Hussein Barzan Rashed, Zelimir Bogic, Ante Bartulovic e Dana Baqe Kaka. Un giro d'affari da centinaia di migliaia di euro, con ramificazioni internazionali capaci di collegare i paesi di provenienza dei migranti all'Unione europea. Nella lista dei 33 indagati 10 risultano latitanti, uno si trova in carcere in Germania e un altro è in attesa di estradizione. 

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