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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

L’esploratore triestino che sondava gli abissi: la storia dimenticata diventa un libro

Sulla vicenda il saggio “Cent'anni in fondo al lago. Storia di un misterioso relitto nel lago di Como e del suo inventore Francesco Kalin” (Efesto Edizioni 2020) della storica Valeria Messina, per la prima volta, approfondisce e riporta alla luce la vita di questo personaggio

Una storia sommersa, proprio come l'oggetto che ha destato l'interesse dell'autrice: si tratta del relitto di un prototipo di batisfera, una camera da immersione che si trova ora 135 metri in fondo al lago di Como, insieme al suo sfortunato pilota, Riccardo Schena. Un tragico fatto di cronaca documentato solo da alcuni giornali locali del 1920 e che esattamente cento anni dopo riprende vita in un libro che ripercorre la vita di Francesco Kalin, l'ingegnere ed esploratore triestino inventore della batisfera in questione. Il libro “Cent'anni in fondo al lago. Storia di un misterioso relitto nel lago di Como e del suo inventore Francesco Kalin” (Efesto Edizioni 2020) racconta il naufragio di questo dispositivo e del suo ignoto inventore. 

Dalla memoria orale al libro

“Sono rimasta colpita dalla storia di questo ingegnere – spiega Messina -che negli anni venti è riuscito a realizzare battelli subacquei in grado di raggiungere profondità impensabili per l'epoca, anticipando le future tecnologie che avrebbero permesso di sondare gli abissi. Di questo fatto, a parte i pochi articoli di cronaca, non era rimasta che una memoria orale. Da lì è partita la mia ricerca archivistica, in cui ho rinvenuto una serie di progetti e documenti che dimostrano come dopo l'incidente Kalin abbia proseguito con la sua ricerca per costruire camere d'immersione in grado persino di salvare uomini intrappolati in profondità”.

Il libro rivela come l'ingegnere ed esploratore fosse molto rispettato nel suo ambito anche a livello europeo, infatti persino il famoso Jacques Piccard, che nel 1960 aveva toccato il punto più profondo del pianeta nella fossa delle Marianne con il batiscafo Trieste, volle fare la sua conoscenza e stringergli la mano.

La vita di Francesco Kalin

Francesco Kalin nacque a Trieste quando ancora si trovava sotto il dominio dell'impero austroungarico ma nel cuore si sentiva italiano e quando scoppiò la prima guerra mondiale, per non dover combattere contro gli Italiani, scelse la strada della fuga e si trasferì a Milano. Inizialmente accolto con diffidenza perché non considerato connazionale, riuscì ad affermarsi in ambito industriale fondando la ditta Costruzioni Meccaniche. Nel frattempo coltivò la sua passione per la nautica, progettando e costruendo apparecchiature per la ricerca dei relitti.

L'incidente

Nel 1920 accade la tragedia che segnerà la vita di Francesco. Due anni prima, durante un collaudo un MAS finisce in fondo al lago e per recuperarlo viene utilizzato proprio il prototipo di batisfera realizzato dall'ingegnere, in grado di scendere fino a 135 metri. Vi è un solo operatore all'interno, il giovane Riccardo Schena. Per motivi che forse non saranno mai chiariti, la capsula inizia a imbarcare acqua e Riccardo, in collegamento via radio, chiede di essere riportato in superficie, ma l'argano si rompe e la batisfera affonda.
Sono circa 10 anni che l'Associazione The Historical Diving Society si sta occupando del relitto, nel tentativo un giorno di poterlo recuperare. Individuato grazie alle ricerche del Nucelo Sommozzatori dei Vigili del Fuoco di Milano, il relitto tuttavia giace ancora nel fondo del lago di Como. 

L'autrice

Valeria Messina abita a Bergamo, è docente di lettere e storica. Ha realizzato il documentario “My name is Charlie”, trasmesso su Rai Storia, ed è in lavorazione un altro documentario sulla storia del relitto, dal titolo Tuffo nel buio, ancora in progress.

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