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il flash mob

Pedocin, uomini e donne vestiti per la tolleranza e la libertà

Circa una sessantina di donne e una manciata di uomini sono entrati in acqua vestiti per dimostrare la loro solidarietà alle bagnanti musulmane. Non sono mancate le polemiche e qualche insulto

PEDOCIN (TRIESTE) - Circa una sessantina di donne e una manciata di uomini hanno aderito al flash mob andato in scena questa mattina al Pedocin. L'iniziativa è nata per dimostrare solidarietà e sostegno alle donne musulmane che hanno l'usanza di fare il bagno in mare seguendo le proprie tradizioni e usanze, cioè rimanendo "coperte". Proprio al Pedocin, la scorsa domenica, alcune bagnanti musulmane avevano ricevuto critiche da alcune donne in costume, dando il via a un'animata discussione. Ne era sorta una polemica su media e social, sulla falsariga di quella legata a Marina Julia e al sindaco Cisint. Anche in quel caso era stato organizzato un flash mob analogo.

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Il flash mob

Armato di cartelli per la libertà e contro l'intolleranza, il gruppo di donne ha fatto il suo ingresso in acqua e, una volta formato un cerchio, ha intonato canti di libertà seguiti da applausi. La scena non è stata esente da critiche. Mentre il gruppo stava entrando in acqua pacificamente, una donna ha gridato: "Pagliacce, il carnevale è a Muggia! Ipocrite", seguita da un'altra che ha esclamato con sarcasmo: "Altro che libertà, queste non possono nemmeno uscire da sole". Dalla parte maschile, alcuni uomini hanno deciso di rispondere alla manifestazione intonando con ironia "Tutti al mare a mostrare le chiappe chiare" di Gabriella Ferri. Sempre dalla sezione maschile della spiaggia, alcuni uomini hanno lanciato insulti razzisti e sessisti, fatto commenti offensivi ed hanno esclamato frasi come "torna a casa tua".

Video: "In mare vestite", al Pedocin il flash mob a sostegno delle donne musulmane | VIDEO 

Il commento

Tra le partecipanti anche Camilla, arrivata da Firenze per passare alcuni giorni a Trieste, la sua "seconda città". "Quando ho saputo dell'episodio (la lite al Pedocin ndr) e ho sentito della manifestazione, ho pensato fosse importante dare un segnale diverso, un segnale di solidarietà e di rispetto interculturale - ha dichiarato Camilla -. Possiamo convivere serenamente con i nostri usi, costumi e tradizioni. Dobbiamo inoltre riflettere sul fatto che noi ci troviamo in un luogo dove esiste ancora una divisione tra maschi e femmine, un retaggio del passato che, nonostante sia ormai obsoleto, viene rispettato. È quasi impensabile, oggi, una separazione così netta tra uomini e donne, eppure la cultura e l'evoluzione hanno fatto sì che questa tradizione potesse essere tollerata, anche in un contesto moderno. Queste donne hanno una storia, una tradizione. Lavorano qui e sono importanti perché ci aiutano a vedere le cose da prospettive diverse. Ritengo sia fondamentale parlare con loro, conoscerle e capire fino a che punto indossare determinati abiti rappresenti per loro una scelta o un obbligo e in che misura lo percepiscano come un'oppressione. Quindi sarebbe la loro voce quella importante da ascoltare, non la nostra. Quello che possiamo fare noi è non creare loro ulteriori motivi di difficoltà, come proibire loro di fare il bagno vestite, perché, anche se fosse un'oppressione e non una scelta, quale sarebbe l'alternativa? Privarle della gioia di andare al mare?"

Pedocin, bagno di solidarietà | Foto di Giovanni Aiello

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