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Cronaca

Insicurezza e degrado, volontari per la sicurezza anche a Trieste

La mozione del corsista Everest Bertoli è stata fatta propria dal vicesindaco Pierpaolo Roberti: «Nulla vieta a chiunque di farlo "armato" di telefonino: in questo modo sarà organizzato e supervisionato dal Comune»

Nel corso dello scorso Consiglio comunale, lunedì 22 maggio, è stato dato il via a un percorso che a breve vedrà istituire anche a Trieste l'albo dei "Volontari per la sicurezza". Un qualcosa di più evoluto rispetto alle cosiddette "ronde", ma, al netto della preparazione e delle casacche identificative, ogni cittadino armato di telefonino può svolgere questo ruolo chiamando le forze dell'ordine nel momento in cui si presenta una situazione pericolosa. 

Tornando al Consiglio comunale, a presentare la mozione che vuole appunto introdurre anche in città questa figura di volontario, è stato il forzista Everest Bertoli: «Chiedere l'aiuto dei nostri cittadini non vuol dire dare carta bianca a bande che vanno a farsi giustizia - sottolinea Bertoli -, ma si tratta di gruppi a cui noi affidiamo alcuni compiti di controllo del territorio non potendo assumere 2000 vigili: così possiamo arrivare laddove non riusciamo con le nostre forze comunali e dove ci sono, tra l'altro, le fasce più deboli di popolazione (vedi parchi pubblici). Ci sono due leggi che permettono l'introduzione di questa figura del "volontario per la sicurezza": la 94 del 2009 a livello nazionale e quella regionale 9/2009. Leggi che - evidenzia Bertoli - non sono state abrogate anche dopo il cambio di amministrazione». 

Subito dopo la presentazione della mozione all'Aula, alcuni consiglieri hanno tentato di prendere parola, tra cui anche altri colleghi di partito di Bertoli, pronti a sottolineare la loro contrarietà poichè «secondo noi le risorse dovrebbero essere impiegate per implementare le forze dell'ordine», hanno sottolineato Camber, Polacco e Babuder. Il tentativo di prendere parola da parte dei consiglieri è stato però reso vano dall'intervento del vicesindaco Pierpaolo Roberti che da tempo ha manifestato la sua volontà di istituire la figura del "volontario per la sicurezza" (evitando così anche uno strappo interno alla maggioranza): «Parliamo di leggi regionale e nazionale che hanno un "colore politico" (Maroni e Seganti, Lega Nord), ma poi c'è stato il "Minniti" che non ha modificato il punto dei volontari per la sicurezza. La differenza tra norma nazionale e regionale sta nella scelta dell'affidamento ad associazioni (nazionale) o anche a singoli (regionale) - ha spiegato Roberti -. Prevengo le polemiche perchè quello che fa il volontario per la sicurezza è la stessa cosa che ognuno di noi, anche in gruppo, può fare autonomamente con le stesse modalità previste dalla legge, ma rispettando la normativa avremo il coordinamento e il controllo (come e dove operano) e soprattutto potremo formare queste persone. Sono convinto della soluzione e in questa direzione ci muoveremo». Così il vicesindaco ha fatto propria la mozione dando appunto il via all'iter.

Nella commissione consigliare che ha preceduto il Consiglio, il dirigente Paolo Jerman aveva spiegato che «in Regione è stato istituito un albo, tra l'altro quello che tra l'altro comprende anche i "nonni paletta". L'attività formativa per questi volontari ha un costo ed è prevista per tutti, a meno ex appartenenti alle forze dell'ordine; nell'ambito dei finanziamenti regionali per la sicurezza (vedi quest'anno per la video sorveglianza privata) poi si valuta la distribuzione che può andare a coprire anche appunto formazione e soprattutto assicurazione dei volontari».

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