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Agricoltura verticale ed energie sostenibili: le Noghere diventano "Orto Franco"

Il nuovo progetto parte con un investimento da 60 milioni di euro. Tre saranno le destinazioni della zona, dove l'Autorità portuale ha già acquisito nuovi terreni: una piattaforma per l’innovazione nella filiera agricola, un parco dell’energia con la produzione di energia pulita con la riconversione delle vecchie cisterne a batterie di energia pulita, una zona degli orti urbani e piste ciclabili e pedonali

TRIESTE - L'area delle Noghere si prepara a una nuova vita e inizia la trasformazione in “Orto Franco” il nuovo progetto in previsione per i terreni acquisiti dall’Autorità Portuale alle Noghere. Nell'area da oltre 30 ettari sorgeranno attività “green” nel vero senso della parola come agricoltura verticale e idroponica ad alta innovazione, orti urbani ed energia pulita. Un investimento di partenza da 60mila euro, provenienti da fondi Pnrr, parte dei quali già spesi per l’acquisto dei terreni (prima in capo a Coop Alleanza), e per la realizzazione di un parcheggio dedicato ai camion che servirà tutta la zona, comprese le attività già esistenti. Un progetto che coinvolge l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale, il Coselag e il Comune di Muggia.

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Lo studio è stato concepito in collaborazione con Carlo Ratti Associati. Il sito si svilupperà in una zona tra Muggia e Aquilinia e rappresenterà un caso unico al mondo, con attività agricole all’interno di un porto franco. Tre saranno le destinazioni d’uso principali: una piattaforma per l’innovazione nella filiera agricola, un parco dell’energia con la produzione di energia pulita on-site attraverso la riconversione delle vecchie cisterne esistenti a batterie di energia pulita e una zona degli orti urbani (già avviato il dialogo con le associazioni che se ne occupano). Oltre questo, piste ciclabili e pedonali permetteranno ai cittadini di visitare una zona finora a destinazione industriale e interdetta al pubblico.

Il tutto, ha spiegato Zeno D’Agostino, andrà a favore del porto stesso perché “il futuro del porto non è il porto” e “qualisasi tipo di prodotto che si sviluppa all’interno o vicino all’area portuale ne favorisce lo sviluppo”. “Oggi l’agricoltura ha un livello di innovazione altissimo - ha spiegato il presidente dell’Authority -, abbiamo trovato soggetti che fanno trasformazione produttiva attraverso le piante, quindi se l’agricoltura è diventata omogenea all’industria si può pensare di metterla in zona franca”. Alcuni soggetti, ha assicurato D’Agostino, sono già interessati a investire nella zona, e “nel giro di due o tre anni vedremo uno sviluppo importante”, anche per le tempistiche del Pnrr, che impongono come termine il 2026. Alcune aree di recente acquisizione sono già state bonificate mentre altre sono inquinate, ma gli interventi sono già in corso.

“Per il Comune di Muggia e per tutto il territorio è un’occasione unica per valorizzare questa zona” ha detto il sindaco di Muggia Paolo Polidori, spiegando che si tratta di un territorio “offeso e vilipeso con aree che sono o altamente inquinate o hanno rappresentato la discarica di Trieste, non hanno pregio naturalistico e sono destinate alla vocazione di sviluppo industriale e artigianale”.

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