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Venerdì, 26 Aprile 2024
L'operazione

Wartsila, la nave dei coreani viaggia di nuovo verso Trieste

La Uhl Fusion si trova attualmente al largo dell'Abruzzo e si sta dirigendo verso lo scalo giuliano. Dopo la sentenza di condanna di Wartsila ecco come la Daewoo vuole entrare in possesso dei 12 motori

TRIESTE - L'ufficializzazione ancora non c'è ma la prua è diretta a Trieste dove, secondo quanto si apprende, è attesa nella mattinata di domani 27 settembre. Dopo la sentenza di condanna emessa la scorsa settimana dal giudice del lavoro del tribunale giuliano, Paolo Ancora, la Uhl Fusion prova quindi a riprendersi i motori Wartsila. Nel pomeriggio, l'imbarcazione che i coreani della Daewoo hanno individuato per caricare i 12 motori, si trovava al largo delle coste dell'Abruzzo. Nei giorni scorsi erano stati diversi gli addetti ai lavori ad affermare che, in caso di ritiro della procedura, i motori Wartsila sarebbero potuti partire. L'imbarcazione è attesa in rada a Trieste verso le 8 di domani. 

La United Heavy Lift (questo il significato dell'acronimo Uhl) nelle settimane precedenti aveva tentato in tutti i modi di entrare in possesso dei motori. L'Autorità portuale aveva ricevuto una comunicazione formale in cui veniva richiesta la possibilità di autoproduzione, vale a dire il caricamento dei motori senza l'ausilio dei lavoratori portuali. Le maestranze dello scalo giuliano avevano infatti manifestato la loro solidarietà con i 451 dipendenti della multinazionale finlandese, annunciando uno sciopero ad oltranza che di fatto aveva bloccato qualsiasi operazione in ottica Wartsila. Da lì la domanda della Uhl di poter svolgere l'operazione da sola. In quel caso, però, l'Autorità portuale aveva negato l'imbarco dei motori a causa della mancanza di certificazioni in regola tra le fila del personale di bordo. 

Un tira e molla psicologico che ha coinvolto tutta la cittadinanza di Trieste, oltre ad un arco istituzionale molto ampio e capace di condividere posizioni e strategie. Solo sei giorni fa la nave era salpata dal porto di Trieste senza i motori e dopo aver speso una somma pari a svariate centinaia di migliaia di euro. Poi l'emendamento del governo contro le delocalizzazioni, la condanna di Wartsila da parte della magistratura e quel parziale sospiro di sollievo tirato dai dipendenti e dai sindacati. 

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