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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Rapporto Arpa 2012 su Ambiente in Fvg

Il Friuli Venezia Giulia gode di sostanziale salute ambientale: buona la qualità dell'acqua potabile (molto meno quella delle risorgive gravate da nitrati di provenienza agricola), stabile quella dell'aria (che non migliora soprattutto a causa...

Il Friuli Venezia Giulia gode di sostanziale salute ambientale: buona la qualità dell'acqua potabile (molto meno quella delle risorgive gravate da nitrati di provenienza agricola), stabile quella dell'aria (che non migliora soprattutto a causa dell'inquinamento da combustione di legna domestica) e primati contradditori per quanto riguarda il sottosuolo la gestione dei rifiuti.

"Naturalmente dotato", il Friuli Venezia Giulia è infatti una delle regioni con più alta biodiversità (70 per cento) ma vanta anche un altro primato di cui non andare orgogliosi: è la prima per sfruttamento di suolo da parte dell'uomo. Anche sul tema rifiuti la regione mostra alti e bassi: è una tra le più "riciclone" se si considerano le province di Udine e Pordenone, ma paga in media le scarsissime percentuali (20 per cento circa) di raccolta differenziata conferita dalla provincia di Trieste. È questa la fotografia che emerge dal rapporto 2012 stilato dall'Arpa, Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente, e presentato oggi a Udine alla presenza del vicepresidente della regione e assessore all'Ambiente, Luca Ciriani.

"Ci troviamo in una buona situazione ma questo non vuol dire che il nostro lavoro finisce qui, anzi deve continuare con maggiore
sforzo: per questo riteniamo strategico l'apporto che ci viene dallo studio dell'Arpa, uno strumento che ci permette di avere idee chiare sulle dimensione dei rischi e di programmare interventi e controlli", ha sottolineato Ciriani.

Monitoraggio, prevenzione e lavoro "in rete" sono state le parole chiave dell'intervento di Ciriani, ribadite anche dal direttore di Arpa, Lionello Barbina, e del responsabile della Direzione regionale Ambiente, Giovanni Petris, che hanno illustrato nel dettaglio risultati della mappatura e stato delle politiche a breve e lungo raggio.

"Si tratta di rafforzare questi due principi calandoli a livello legislativo, uniformando le nostre norme ai più evoluti criteri europei in materia di protezione dell'ambiente: lo abbiamo già fatto stilando il Piano dell'aria, in particolare nell'approccio al problema delle polveri sottili, con il Piano dell'acqua, atteso da decenni in regione, e con quello sullo sghiaiamento dei fiumi e delle attività estrattive. Con il piano di gestione dei rifiuti urbani e le norme in materia di energia e carburanti innoveremo anche questi due cruciali settori", ha spiegato Ciriani.

Del resto, prevenire costa molto meno che riparare. "Paghiamo ancora oggi cari gli errori di una gestione scellerata del nostro territorio", ha commentato il vicepresidente, facendo riferimento ai ben noti problemi che riguardano il SIC di Trieste e la laguna di Grado e Marano.

Tuttavia, oltre a queste "consolidate emergenze", i recenti dati Arpa hanno messo in luce rischi nuovi: rumore, campi elettromagnetici, sistema di gestione dei farmaci come rifiuti, diffusione della legionella negli impianti di climatizzazione, di radon nei luoghi pubblici e nelle abitazioni, di mercurio nelle acque, effetti nefasti sul minimo deflusso vitale dei fiumi a causa dell'utilizzo massiccio di produzione di energia per via idroelettrica, inquinamento dell'aria a causa della combustione di legna da ardere.

"Tra i nuovi rischi da tenere sotto controllo evidenziati dal rapporto vi è anche l'innalzamento della temperatura media, che risulta in aumento di 0,7 centigradi rispetto a 20 anni fa", ha spiegato Barbina.

Sono noti e di "bruciante" attualità gli effetti più diretti delle variazioni climatiche: precipitazioni eccezionali e siccità. E proprio in merito allo stato di prolungata siccità che sta piegando le colture da settimane, Ciriani ha annunciato che in settimana convocherà i Consorzi di bonifica della regione per concordare le azioni da mettere in campo nel caso l'allarme non rientri.

"Le previsioni non annunciano precipitazioni a breve e gli invasi sono già in grave sofferenza. Se non verranno smentite sarà necessario dichiarare lo stato di crisi e attuare le eventuali restrizioni di approvvigionamento idrico previste per legge su utenze domestiche e industriali per permettere al sistema agricolo di contenere i danni", ha annunciato il vicepresidente.

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