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Venerdì, 26 Aprile 2024
Possibili sviluppi

Gli interrogatori mettono i narcos alle strette, iniziano le prime confessioni

La maxi indagine che ha portato al sequestro di oltre quattro tonnellate di cocaina inizia a dare i suoi frutti, con possibili e nuovi sviluppi. Nell'articolo i nomi degli arrestati, i retroscena sui carichi di cocaina giunti in Italia e la particolare e non semplice situazione relativa agli indagati sloveni e serbi. Il procuratore Antonio De Nicolo: "Più di una persona ha deciso di confessare, c'è un fitto programma"

TRIESTE - Molte delle persone arrestate nel corso della maxi inchiesta che ha portato al più grande sequestro di cocaina mai realizzato in Italia hanno deciso di confessare, fornendo agli inquirenti ottimi sviluppi per nuove piste investigative. A dirlo, raggiunto telefonicamente da TriestePrima, è il Procuratore capo del capoluogo regionale, Antonio De Nicolo. A condurre gli interrogatori è il Giudice per le Indagini Preliminari Marco Casavecchia. Dopo un primo giro in cui nessuno dei primi otto arrestati aveva parlato, ecco che invece dopo poco meno di una settimana "più di qualcuno ha deciso di confessare". 

Le indagini continuano

L'inchiesta, condotta grazie ai cosiddetti undercover e all'impegno del militari del Gico e del Gruppo Operativo Antidroga della Guardia di finanza - con il grande lavoro del dottor Federico Frezza - ha prosciugato un fiume di cocaina colombiana che dal Sudamerica aveva scelto come foce europea il porto di Trieste. Oltre quattro tonnellate di stupefacente, con 19 consegne controllate e due distinte fasi dell'operazione. L'agente sotto copertura consegna i primi 300 chilogrammi a Castano Ramon Abel (il colombiano a cui i narcos Martinez Quiroz e Antonio Prudente avevano affidato le operazioni di consegna e le indicazioni sui "nominativi e contatti degli acquirenti delle distinte partite di cocaina) a Trieste il 17 maggio 2021. Questo perché i colombiani non sospettassero del "luogo sicuro". Nei sequestri e nell'attività di recupero della droga, 135 chilogrammi sono "rientrati" mentre "non si è riusciti a recuperare i restanti 150 chilogrammi". Quindici chilogrammi, infatti, erano stati lasciati all'undercover a titolo di compenso e poi trattenuti dal Goa. 

I nomi degli arrestati 

Dal boss colombiano, fino al serbo Miljenovic Milan, le ordinanze di misura cautelare hanno raggiunto diversi indagati. I primi 24 nomi dell'inchiesta sono: Castano Catano Ramon Abel, Lazzarato Adriano (Venezia), Ugo Mascioli (bari), Sava Gheoerghiev Savov, Bozhidar Bozilov (Bulgaria), Ujla Renaqto (Albania), Cirjau Constantin (Moldavia), Enri  e Ervin Hardolli (Albania), Luca Bellio, Antonio Prudente, Angel Maria Quiroz Martinez, Altin Lleshaj, Denis Kacaj, Moreno Demaj, Giuseppe Giorgi, Francesco Megna, Ernesto Rizzo, Sasa Radivoje Vuckovic (Serbia), Erguen Isik, gli sloveni Ales Krasovec e Matjaz Razek e Dorde Kotlaja (Montenegro). A tal proposito, sulla cattura degli sloveni De Nicolo ha fatto sapere che "ci sono attività in corso, la procedura per il mandato d'arresto europeo necessita circa tra i 30 e i 40 giorni". Proprio sul mercato degli stupefacenti oltre confine, l'omicidio di Stanjel "non c'entra nulla con l'indagine".

La corrente serba

Tra i nomi degli arrestati spicca quello del trentatreenne di origini serbe Sasa Vuckovic. Arrestato a Zagabria, gli sono stati sequestrati telefoni, un computer portatile e una automobile Skoda, anche se nei Balcani è noto all'opinione pubblica per aver rapito, nel 2010 a Belgrado, il figlio di un noto imprenditore. Dopo averlo rapito vicino al palazzetto dello sport, il commando di sette persone responsabili del rapimento chiese 150 mila euro di riscatto. Il giovane era caduto nel tranello organizzato da Vuckovic assieme alla fidanzata, attirando il malcapitato in una trappola. Due complici del serbo si erano travestiti da agenti di polizia ed avevano rapito il giovane che era stato imprigionato in una cantina. Uno dei soci in affari di Vukcovic (M.M. le iniziali) anni fa era finito in carcere per aver organizzato la spedizione di 38 chilogrammi di cocaina dal Peru alla Croazia, negli anni tra il 2005 ed il 2009. [continua]

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