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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Mattarella e Pahor a Trieste, le reazioni della politica

Sergio Mattarella e Borut Pahor oggi si sono stretti la mano nel corso dell'omaggio congiunto alle vittime delle foibe. Un momento che ha innescato reazioni politiche di convinto apprezzamento.

Si è tenuto oggi, 13 luglio, l'omaggio congiunto alle vittime delle foibe. In quell'occasioe in Capi di Stato italiano e sloveno Sergio Mattarella e Borut Pahor si sono stretti la mano alla Foiba e al monumento ai fucilati sloveni. Un momento che ha innescato reazioni politiche di convinto apprezzamento. Tra le polemiche, invece, l'ammainamento della bandiera italiana.

Per la deputata Debora Serracchiani (Pd) si tratta "di un gesto potente" che apre la strada "al riconoscimento di storie, al rispetto reciproco anche tra memorie che non possono essere condivise: un grande passo avanti e un esempio da seguire".  Una stretta di mano che, come dichiarato dal deputato di Forza Italia Guido Germano Pettarin "resterà nella storia". "Oggi ha vinto l'amicizia - continua il deputato -. Ha vinto la volontà di vivere un futuro costruito sul rispetto reciproco e sulla memoria condivisa. Non vogliamo e non dobbiamo dimenticare i drammi del nostro passato. Ma per farlo dobbiamo, tutti noi, avere il coraggio di leggere insieme, mano nella mano, le pagine più dolorose della nostra storia, superarle l'uno grazie all'altro e fare vincere l'amore sull'odio".  "Una giornata che resterà nella storia" ha dichiarato Shaurli. Un riconoscimento "reciproco dei drammi della storia contestualizzati nel ‘900 per guardare all’Europa e soprattutto a un futuro di rispetto e collaborazione".

Apprezzamento anche da parte della deputata M5S del FVG, Sabrina De Carlo, che ha espresso definito il momento "un il segnale forte a tutta l'Europa, è un simbolo di pace tra i nostri paesi".  Per la deputata e coordinatrice di Forza Italia Fvg Sandra Savino la visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella al monumento nazionale della foiba di Basovizza e l’omaggio alle vittime non sono eventi scontati, ma un attestato di grande valore simbolico". Savino ha anche evidenziato una nota di disappunto "di fronte all'ammainanento della bandiera italiana sul pozzo minerario dove sono stati gettati migliaia di italiani. Una scelta che ha il retrogusto amaro del compromesso e che getta una nuova ombra su vicende dolorose che di ombra ne hanno conosciuta sin troppa". Anche Federico D'Incà, Ministro per i Rapporti con il Parlamento, ha voluto commentare la cerimonia con un tweet: "L’immagine dei due Capi di Stato di Italia e Slovenia che si tengono per mano davanti alla foiba di Basovizza è di una forza dirompente. Ci parla dell'Europa che dobbiamo costruire, insieme, superando gli odi e le differenze etniche".

Igor Gabrovec, consigliere regionale e Segretario della Slovenska skupnost, dopo aver ripercorso la storia, dalla "notte dei cristalli tutta triestina", ai fucilati di Basovizza e il Tribunale Speciale fascista, fino ad arrivare al dramma delle foibe, "orrore che si sommava al precedente orrore, nuovi lutti, nuovi risentimenti, nuovo odio". "I fili di tante matasse vengono miracolosamente raccolti in un solo giorno, il 13 luglio 2020. In un solo luogo, Trieste. E se vogliamo anche in un solo uomo, il prof. Boris Pahor"."Il 13 luglio qui, dove tutto è iniziato, due grandi presidenti a rappresentare al massimo livello due popoli oggi vicini ed amici. A Trieste per apporre un sigillo di garanzia alla restituzione del Narodni dom alla comunità che lo aveva voluto ed edificato. Sono stati a Trieste per omaggiare due luoghi che le due comunità hanno negli anni eletto a sedi privilegiate delle proprie sofferenti memorie. A Trieste per conferire le massime onorificenze all’uomo che ha voluto personificare la vittoria contro il male del Novecento".

"Mattarella e Pahor oggi hanno dimostrato responsabilità politica e istituzionale nel modo più alto e nobile, da veri statisti". Lo ha affermato Tatjana Rojc (Pd) aggiungendo che i due Capi di Stato "si sono assunti il peso ma anche la soddisfazione di un atto di conciliazione forse difficile ma necessario, carico di significato per le popolazioni italiane e slovene del confine orientale". Sul Narodni dom riconsegnato alla comunità slovena, ha detto: "è il simbolo concreto di una volontà di pacificazione che dopo cento anni innerva Trieste".

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