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Durissima presa di posizione

"Fallimentare e inadeguato", i sindacati bocciano la gestione del sistema emergenza

Durissima nota da parte del sindacato Aaroi e condivisa da Anaao, Assomed, Anpo, Cgil e Fassid. "Quanti anni devono passare ancora prima che l'Amministrazione regionale capisca che l’unica soluzione immediata è di affidare alle aziende principali la gestione dei rispettivi ambiti?"

"A due anni esatti da quando l’Assessore alla Salute e Politiche Sociali ha iniziato a rassicurare operatori, utenti ed organizzazioni sindacali, promettendo che la riforma del Sistema di Emergenza Urgenza del FVG, fiore all’occhiello degli ultimi 30 anni di sanità regionale, doveva essere quanto prima attuata e che un tanto era una delle priorità della nuova gestione regionale, siamo oggi nella deprecabile situazione in cui  nulla è stato fatto ed il sistema di emergenza urgenza del nostro Sistema Sanitario Regionale si presenta arretrato, carente, inadeguato, incompiuto ed inefficiente sotto molti aspetti". La bocciatura dell'operato della struttura guidata dal vicegovernatore Riccardo Riccardi arriva da quegli stessi anestesisti e rianimatori che durante la pandemia avevano più volte aperto un duro confronto con l'amministrazione regionale. Su tutti, la querelle sul numero di posti di terapia intensiva che aveva portato, dopo la denuncia del sindacato, ad una ispezione ministeriale e ad una "sentenza" romana non proprio favorevole alla giunta Fedriga.

L'O.K. Corral tra Peratoner e Riccardi

Dal canto suo Riccardi ha sempre difeso la gestione della Sanità regionale e durante la pandemia lo sconto con Alberto Peratoner - segretario del sindacato Aaroi Emac del Friuli Venezia Giulia e responsabile del 118 a Trieste - si è giocato anche su un piano apparentemente personalistico. La convocazione nella fortezza di Palmanova del numero uno della prima linea dei sanitari triestini era sembrata, soprattutto alle opposizioni in Consiglio regionale (ma anche agli addetti ai lavori), una sorta di sfida all'O.K Corral in salsa non particolarmente Serenissima. "Il Piano Emergenza Urgenza - continua la nota condivisa anche dalle sigle Anaao, Assomed, Anpo, Cgil e Fassid - le “tavole della legge” del sistema di emergenza urgenza, di fatto a distanza di sette anni non solo non è stato attuato completamente ma addirittura negli ultimi due anni in alcuni passaggi essenziali è stato chiaramente violato". 

Bocciatura su tutta la linea

Le critiche menzionano un  "numero di automediche previste, requisiti del personale che può fare soccorso, numero di operatori presenti in ambulanza" e definiscono il documento "datato, superato e mai riformato". Una bocciatura su tutta la linea e che neanche il presunto intervento di "qualche teorico di Arcs" sul documento sarebbe in grado di salvare dal voto negativo del sindacato. "Il Comitato Regionale Emergenza Urgenza, l’organo di governo del sistema di emergenza urgenza, in realtà mai abrogato, da due anni ormai non si riunisce e non delibera più, molti componenti se ne sono andati, evidenziando di fatto da un lato il ruolo inutile ed incompiuto di tale organismo e dall’altro l’assenza totale da due anni di un ente di analisi, controllo, verifica e decisione ed il fallimento di questo modello regionale". 

Sores, una "cattedrale nel deserto"

"La Sores - ancora la nota - di fatto una mera centrale telefonica, ha dimostrato, nonostante la buona volontà e professionalità degli operatori, di essere una vera cattedrale nel deserto dell’emergenza regionale, ente completamente slegato, decontestualizzato, mai integrato ed in assoluta non continuità con l’emergenza territoriale". Critiche feroci sull'operato della Sores sono piovute anche dall'ex collega di partito di Riccardi, quel Walter Zalukar che non ha mai nascosto la volontà di affondare, a colpi di interrogazioni e denunce di ritardi nei soccorsi , la creatura con sede a Palmanova. La nota se la prende poi con "il cambio continuo di Direttori a tempo, direttori pensionandi e direttori senza concorsi", per citare poi "la demotivazione e fuga del personale, la conseguente assunzione di nuovi operatori senza profili di esperienza e adeguata formazione, l’assenza di rapporti collaborativi e costruttivi con le altre Strutture territoriali, il legame dipendenza obbligato ma non obbligatorio con il NUE 112, realtà con numeri ignoti e mai condivisi, i ritardi continui nell’attivazione del soccorso territoriale dovuti a questo connubio gestionale, alle carenze strutturali e umane, all’inesperienza ed all’utilizzo di un sistema dispatch ottimo per risponditori laici e per inviare ambulanze su qualsiasi chiamata".

Fvg maglia nera per Rete Trauma e Neonatologica

La politica avrebbe "evocato a sé il controllo di tutto" di fatto privando la Sores "anche di quel ruolo di gestione importantissima che avrebbe potuto e dovuto esercitare nel controllo dei flussi di pazienti, dei posti letto di area intensiva e semintensiva, degli accessi e azione filtro sui Pronto Soccorso, della integrazione con Usca e dei trasferimenti e trasbordi di pazienti tra i vari nosocomi della regione, il tutto avvenuto sempre in maniera slegata, scoordinata, incontrollata e con procedure disomogenee e differenti nelle tre aziende della regione". Altro punto critico invece è rappresentato dalla “Indagine Nazionale sullo stato di attuazione delle reti tempo dipendenti-Rapporto 2021 che ha chiaramente evidenziato che il Fvg è maglia nera nell’ambito della Rete Trauma e della Rete Neonatologica-Punti Nascita, con un indice sintetico complessivo (ISCO) di attuazione della Rete inferiore al 20 per cento, su entrambi i percorsi, in assoluto i dati peggiori in Italia".

Tra centro e periferia

Anche la gestione tra centri e periferie finisce sul banco degli imputati. "Negli ultimi due anni soprattutto nelle periferie della regione è stata sottaciuta, avvallata e in ultima analisi incentivata la svendita progressiva dello storico sistema di emergenza urgenza territoriale con appalti milionari ad Enti, Cooperative e Croci private e con la farlocca scusa della carenza di personale (laddove si è voluto, questo non è avvenuto) si è accettata progressivamente la trasformazione di un sistema di emergenza territoriale con professionalità a macchia di leopardo e presenza di operatori sanitari prezzolati senza un controllo ed una verifica centralizzata finalizzata a dare qualità, omogeneità e sicurezza ai percorsi assistenziali e terapeutici". Accuse pesanti che raccontano anche di "cooperative ed enti privati" che avrebbero "assoldato gli stessi operatori del 118 regionale che si sono licenziati dal nostro sistema disorganizzato e non premiante, per ritornare allo stesso lavoro di prima ma con un’altra veste e con incentivazioni e retribuzioni nettamente migliorate, ma con un evidente spreco di risorse di un sistema regionale miope e interessato più al privato che ai propri dipendenti".

Sistema "fallimentare sotto tutti i punti di vista"

I costi per riorganizzare il sistema regionale, secondo le sigle firmatarie della nota, sarebbero "irrisori rispetto a quanto finora utilizzato e sprecato". Lanciando un accorato appello a tutta la giunta e al Consiglio regionale e menzionando il trentennale del 118 come occasione per "ridare luce a quel sistema di emergenza fino a qualche anno fa uno dei migliori d'Italia", il sindacato conclude con la stroncatura finale. "Quanti anni devono passare ancora prima che questa Amministrazione regionale capisca che tale sistema è fallimentare sotto tutti i punti di vista e che l’unica soluzione pratica, immediata e migliorativa è quella di affidare alle tre aziende principali della regione ed ai rispettivi Dipartimenti di Emergenza la riorganizzazione e la gestione dei rispettivi ambiti territoriali integrando e controllando Centrale Operativa e risorse territoriali di competenza? Gli operatori sono stufi e stanchi di ascoltare le solite promesse incompiute ed i soliti teatrali rimpalli tra politici e Direttori Generali e Direttori Generali e politici nella ingannevole farsa di dare la responsabilità delle scelte gli uni agli altri ma con il risultato finale di non voler prendere nessuna decisione e lasciare il sistema andare alla deriva". 

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