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Inquinamento navale, lo studio: "A Trieste causa 80 morti premature l'anno"

Picchi di particolato fino a 10 volte più alti rispetto a dove l’aria può considerarsi pulita e punte di biossido di azoto che arrivano a 4 o 5 volte il livello considerato non nocivo per la salute umana in prossimità delle navi. I risultati condotti dallo studio Cittadini per l’Aria, in collaborazione con le associazioni locali

TRIESTE - "A Trieste l’inquinamento navale causa la morte prematura di quasi 80 persone all’anno” secondo "un importante studio pubblicato poche settimane fa sulla rivista Lancet". Lo ha dichiarato Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’aria, associazione che dal 2016 partecipa alla campagna per l’istituzione dell’Area a Controllo delle Emissioni navali nel Mediterraneo, in coordinamento con numerose ONG europee. 

Cittadini per l’Aria ha esposto oggi in conferenza stampa il risultato delle misurazioni condotte nel porto di Trieste dal 30 settembre fino al 3 di ottobre 2023, rilievi eseguiti dall'associazione in collaborazione con Legambiente, WWF Trieste, Gruppo Locale di Trieste di Greenpeace, XR, FIAB, Fridays for Future e il supporto tecnico dell’esperto Axel Friedrich che collabora con la ONG ambientalista tedesca Nabu. E' emerso che in città si registrano picchi di particolato fino a 10 volte più alti rispetto a dove l’aria può considerarsi pulita e punte di biossido di azoto che arrivano a 4 o 5 volte il livello considerato non nocivo per la salute umana in prossimità delle navi. Anche il livello di “black carbon” (il cosiddetto nero fumo), è oltre 10 volte più alto di quello che si riscontra dove l’aria è pulita. 

E' poi emerso che l'impatto del particolato e del biossido di azoto sulla salute dei cittadini è notevole e l'esposizione a queste sostanze viene associata a malattie cardiovascolari e respiratorie, ictus e cancro. Uno studio italiano condotto a Civitavecchia ha concluso che vivere in prossimità di un porto incrementa del 31% la probabilità di tumore al polmone e del 51% il rischio di morte prematura ricollegabile a malattie neurologiche.

Secondo Gerometta si tratta di un “bilancio insopportabile" e ritiene sia "fondamentale sostenere con forza il processo verso l’adozione di un’area Neca (area a controllo delle emissioi di azoto) nel Mediterraneo”. Il dottor Axel Friedrich, esperto che ha effettuato le misurazioni, rileva che “l’impatto delle navi da crociera e dei traghetti è largamente sottovalutato. Chiunque può vedere i grandi sfiati che escono dai camini e che contengono importanti quantità di particolato ultrafine e di altri inquinanti come gli ossidi di azoto. Ciò perché non esistono soglie di emissioni per le particelle e i limiti per il biossido di azoto sono estremamente deboli”. Alte anche le concentrazioni di black carbon, potenziale cancerogeno per l’uomo, e per quanto riguarda l’NO2, (biossido di azoto), gas che ha origine prevalentemente dalla combustione di olio pesante e gasolio, le sue concentrazioni sono giunte, seppure per poco tempo grazie al vento che soffiava spazzando via, un valore quasi quattro volte superiore alla soglia giornaliera indicata a tutela della salute umana dalle Linee Guida dell’OMS sulla qualità dell’aria.

E' stato poi rilevato come le compagnie di trasporto marittimo abbiano la tendenza a usare come carburante olio pesante, più economico ma fortemente inquinante, e invece di usare carburanti più ecologici per rispettare i nuovi limiti sul contenuto di zolfo, stanno adottando gli "scrubbers", purificatori per il fumo di scarico, che tuttavia rilasciano gli inquinanti in mare. Si ritiene quindi urgente, vista la richiesta dell'Ue di dimezzare le emissioni del trasporto marittimo entro il 2030 e di rendere climaticamente neutro il comparto entro il 2050,  l’adozione di misure da parte degli armatori, come l’utilizzo delle banchine elettrificate in fase di predisposizione a Trieste, di carburanti più puliti e, ove possibile, la riconversione elettrica delle flotte.

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