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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Forte aumento dei giovani che non studiano e non lavorano: il Fvg tra le poche regioni al nord che registra un calo

Nel 2020 sono aumentati i giovani Neet, ovvero i ragazzi che non studiano, non lavorano e non fanno formazione. Lo studio emerge dall’elaborazione di Mediacom043 basata sui dati ufficiali Istat. I Neet sono saliti a 1,112 milioni nella fascia d’età 15-24 e a 3,085 milioni in quella 15-34

Balzo dei giovani Neet nell'ultimo anno, ossia coloro che non studiano, non lavorano e non fanno formazione. Le regioni con l’andamento peggiore vedono un incremento del fenomeno nelle fasce di età 15-24 e 15-34. Aumento record specialmente in Umbria dove i giovani Neet nella fascia d’età 15-24 sono +7mila, ma la regione resta comunque sotto la media nazionale.

Giovani Neet

Il termine Neet indica quella fascia di popolazione non impegnata nello studio, nel lavoro e nella formazione. I dati relativi a questo fenomeno sono utilizzati in economia e in sociologia del lavoro per indicare individui che non sono impegnati nel ricevere un'istruzione o una formazione, non hanno un impiego né lo cercano, e non sono impegnati in altre attività assimilabili, quali ad esempio tirocini o lavori domestici.

È stato usato per la prima volta nel luglio 1999 in un report della Social Exclusion Unit del governo del Regno Unito come termine di classificazione per una particolare fascia di popolazione, di età compresa tra i 16 e i 24 anni. In seguito, l'utilizzo del termine si è diffuso in altri contesti nazionali, a volte con lievi modifiche della fascia di riferimento: in Italia, ad esempio, l'utilizzo come indicatore statistico si riferisce, in particolare, a una fascia anagrafica più ampia, la cui età è compresa tra i 15 e i 29 anni, anche se in alcuni usi viene ampliato per i giovani fino a 35 anni, se ancora coabitanti con i genitori.

L'attenzione al fenomeno ha quindi avuto origine nel Regno Unito, e si sta diffondendo rapidamente in altri paesi del mondo, come Giappone, Cina, Corea del Sud e Italia. Secondo l'Istat, in Italia, nel 2009, i Neet nella fascia di età tra i 15 e i 29 anni erano il 21,2 per cento.

Il fenomeno, in Italia, pare acuirsi in particolare nella fascia 25-30 anni, in cui i Neet rappresentano il 28,8% della popolazione totale, secondo quanto certificato dal Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (CNEL) nel 2011. Nel 2013, secondo l'Istat nel rapporto Noi Italia, "sono il 26% i giovani tra 15 e 29 anni che non studiano e non lavorano", il secondo valore più alto dell'UE dopo la Grecia (28,9%), il triplo della Germania (8,7%) e quasi il doppio della Francia (13,8%).

Si assiste, inoltre a un forte calo di iscrizioni all'Università, soprattutto negli atenei del Sud Italia, che riguarda, in modo particolare gli studenti provenienti dall'istituto tecnico. Il dato viene interpretato come un effetto della crisi economica accompagnata da una diminuzione della concezione dell'istruzione come ascensore sociale. A scoraggiare l'iscrizione all'università è anche il sistema delle tasse universitarie, a causa delle aliquote pesantemente progressive basate sull'Isee che si riferiscono al nucleo familiare d'origine: viene infatti presa in considerazione la famiglia convenzionale in cui vengono sommati i redditi dei genitori, anche se considerati in un autonomo stato di famiglia.

I dati attuali

Forse l'aumento del fenomeno è stato causato dalla pandemia in corso, è infatti proprio nel 2020 che sono aumentati i giovani Neet (Not Engaged in Education, Employment or Training), ovvero i ragazzi che non studiano, non lavorano e non fanno formazione. Lo studio emerge dall’elaborazione di Mediacom043 basata sui dati ufficiali Istat. Sono saliti a 1,112 milioni nella fascia d’età 15-24 e a 3,085 milioni in quella 15-34.

L’aumento riguarda generalmente tutto il territorio nazionale, in particolar modo le regioni del nord, mentre altre registrano un lieve calo, come ad esempio in Abruzzo. In questo caso la fascia 15-24 registra un decremento pari al -5,6 per cento. Segno meno anche per Sardegna e Calabria. Invece Marche (+26,3%), Lombardia (+25,9%), Molise (+21,4%) e Liguria (+20,3%) registrano gli aumenti più rilevanti. Il Friuli Venezia Giulia è una delle poche regioni del nord Italia che va in controtendenza e registra come Abruzzo, Sardegna e Calabria un decremento.

Da 15 a 34 anni, ossia nella fascia in cui il settore occupazionale ha un ruolo più importante, il quadro cambia su base regionale. La situazione peggiore è quella che riguarda l’Umbria, con un incremento del 25 per cento.

Mediacom043 è un’agenzia di Big Data diretta da Giuseppe Castellini che, di propria iniziativa o su commissione, diffonde Rapporti e approfondimenti di taglio economico e sociale, sia a livello nazionale che regionale.

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