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"La marcia dei ribelli", un appuntamento con la storia al Why Not di Sistiana

Oggi pomeriggio la presentazione del volume "La marcia dei ribelli. Diari 1986 - 1987. Storie di popoli dimenticati" di Almerigo Grilz

Oggi, lunedì 8 maggio, alle ore 17.30 al Why Not in Località Sistiana, 45 nell'ambito della Rassegna "Vini Appuntamento con la Storia - X Duino&Book" si terrà la presentazione del volume "La marcia dei ribelli, Diari  1986 - 1987, Storie di popoli dimenticati"  di Amerigo Grilz (Spazioinattuale Editore, 2023).

Il libro

La marcia dei ribelli” edito Spazio InAttuale. Non è un libro “su”, nessuno parla di lui, ma “di” Almerigo Grilz. Un libro scritto di suo pugno, che sembra quasi un romanzo e invece è la realtà quotidiana da lui vissuta in Paesi fantastici eppure maledetti, in parte ancora oggi stravolti da conflitti. Quattro viaggi e un quinto da cui il giornalista freelance non sarebbe tornato. Tutto in un anno e mezzo vissuto pericolosamente e raccontato attraverso i diari ora diventati un libro. In quei diciassette mesi del 1986 e parte del 1987, che rappresentano solo l’ultima fase della sua attività di reporter, ci sono i popoli dimenticati di un pianeta. C’è il mondo che non conosciamo.

La storia

Un giornalista racconta quello che vede e sente. Almerigo Grilz lo faceva in prima linea - documentando e descrivendo le guerre e i conflitti che affliggevano il mondo - utilizzando gli strumenti del suo tempo: una macchina fotografica e la cinepresa per catturare le immagini, una penna a sfera per scrivere e anche disegnare. Negli anni Ottanta non c’era il digitale e tanto meno internet, per svolgere il mestiere bisognava caricarsi sulle spalle - aiutati nel difficile trasporto da qualcuno di molto fidato - macchinari ingombranti e pesanti, cumuli di rollini fotografici, pellicole super8 e batterie grandi come un ferro da stiro. Era davvero in tutti i sensi un’altra epoca eppure, in quel mondo fatto di ideologie e diviso in due blocchi, con gli imperi contrapposti di Usa e Urss, si riusciva a capire cosa stesse accadendo in terre lontane e dimenticate. Certo, la propaganda e le fake news esistevano all’epoca proprio come avviene oggi ma quelle poche immagini e quegli articoli arrivati in differita, rispetto al bombardamento odierno di “notizie” in tempo reale, erano capaci di raccontare forse meglio un conflitto di quanto avvenga nel terzo millennio fatto di smartphone e telefoni satellitari (che alla fine degli anni Ottanta iniziavano la loro fase embrionale), dirette sui social network, droni e un’esplosione di testate giornalistiche e canali televisivi tradizionali oppure online.

Forse il troppo annacqua le cose fatte bene, forse le guerre odierne sono più complicate, oppure semplicemente il mestiere del giornalista era in quegli anni vissuto in un altro modo da quanti, pochi, lo portavano avanti seguendo per mesi i gruppi armati con una preparazione fisica e intellettuale fuori dal comune. E a rischio della propria pelle. Almerigo Grilz era uno di questi e - accanto ai suoi articoli, le riprese video e le foto - lo dimostrano prima di tutto i suoi diari. Sono agende, quelle curate dal giornalista Almerigo Grilz, di una precisione impressionante, con all’interno la storia del Paese in cui si trovava in quel momento scritta di proprio pugno, il frutto evidente di un lavoro e studio preventivo, gli schemi delle fazioni in campo e le piantine delle città, sempre da lui disegnate, fra posti di blocco, fiumi e montagne, villaggi e truppe armate oppure popolazioni di disperati in fuga. Andava in Africa e in Asia per un reportage che durava mesi, alla ricerca non solo dello scoop ma anche delle storie, preparandosi nei dettagli culturali - geografici, etnici, storici, sociali, linguistici, politici e militari - oltre che dal punto di vista dell’equipaggiamento personale e professionale.

Qui non proponiamo i suoi articoli oppure le sue foto. E nemmeno le interviste raccolte che pure sono presenti in quelle preziose agende. Sarebbe troppo facile e, forse, anche ripetitivo rispetto ad altri lavori già usciti su quello che è stato il primo giornalista freelance italiano morto, dopo la seconda guerra mondiale, mentre svolgeva il proprio lavoro con in mano la cinepresa nell’Africa martoriata dalla guerra. Questa volta non è un libro “su”, nessuno parla di lui, ma “di” Almerigo Grilz. Un libro scritto di suo pugno, che sembra quasi un romanzo e invece è la realtà quotidiana da lui vissuta in Afghanistan, Etiopia, Filippine, Mozambico… Paesi fantastici eppure maledetti. In parte ancora oggi stravolti da conflitti, seppur le fazioni in campo non sempre coincidano e lo schema geopolitico sia ovviamente diverso, come accadeva quasi quarant’anni fa.

Nel passare dal caldo torrido al gelo, indifferentemente se nel deserto dell’Etiopia o sulle montagne innevate in Afghanistan, sembra quasi di leggere i racconti avventurosi dello scrittore e viaggiatore Henry de Monfreid, con quelle descrizioni così minuziose di luoghi e persone in cui le sensazioni, perfino gli odori e i sapori, fanno la differenza. C’è la sofferenza e il riscatto, la paura e l’orgoglio, la fame e la sete, il piacere delle cose semplici da condividere assieme a sconosciuti, a tratti perfino l’ironia e pure un pizzico di cinismo dissacrante; ma soprattutto c’è tanta umanità e amore per la vita e per il proprio mestiere. È il diario giornaliero scritto da un giornalista che segue i guerriglieri, mangia quel poco che c’è assieme a loro sobbarcandosi marce forzate quotidiane in condizioni ambientali che sembrano impossibili. Invece è tutto vero e documentato.

Ma è la scrittura a fare la differenza. Non sono articoli pensati e poi riletti dall’autore prima di essere pubblicati: è un diario lasciato pressoché inalterato. Il primo libro postumo di Almerigo Grilz che è uscito l’11 aprile 2023, il giorno del suo compleanno. Un regalo per i suoi 70 anni, anche se lui non potrà riceverlo. Dopo tutto l’ha già guardato e riguardato per farsi compagnia in terra d’Africa e in Asia, mentre sono invece altri che possono - se lo vorranno - scoprire non solo il giornalista di guerra ma il travel writer. Lo scrittore di viaggi maledetti negli ultimi due anni della sua vita, ora raccolti in La marcia dei ribelli.

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