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Cronaca

Migranti, ICS: "Nessuna emergenza, da Roberti vacuo allarmismo"

"Nessuna emergenza di posti, da alcuni mesi è stato possibile organizzare in maniera più efficace e veloce i trasferimenti in altre città italiane. Sospensione Schengen sarebbe devastante per l'economia, sarebbe il ritorno della Cortina di ferro"

Riceviamo e pubblichiamo la risposta di ICS alle dichiarazioni dell'assessore regionale con delega alla sicurezza Pierpaolo Roberti

Le dichiarazioni dell’assessore regionale alla sicurezza Roberti sulla sospensione di Schengen non meriterebbero una particolare attenzione, se non fosse che permettono di evidenziare con chiarezza, da un lato, l’inconsistenza delle proposte che vengono avanzate e, dall’altro, la loro pericolosità per la società italiana. Non c’è in regione e a Trieste alcuna emergenza, perché i pur numerosi arrivi di richiedenti asilo vengono gestiti ogni giorno con ordine e professionalità da parte di tutti i soggetti istituzionali e associativi coinvolti nel sistema dell’accoglienza diffusa, contro il quale Roberti si è scagliato innumerevoli volte. La maggiore disponibilità di posti nelle diverse aree del territorio nazionale ha fatto sì che, da alcuni mesi, sia stato possibile per la Prefettura e il nostro ente organizzare in maniera più efficace e veloce i trasferimenti in altre città italiane di quella parte dei rifugiati che non è possibile assorbire nel sistema locale, così che non si sono più verificate situazioni di mancanza di posti, ed è stato persino possibile chiudere alcune strutture più emergenziali come alcuni alberghi, obiettivo che l’ICS si prefiggeva da tempo.

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Il vacuo allarmismo di Roberti, oltre che fuori luogo, è inoltre pericoloso nella misura in cui, dopo la boutade del muro invocato dal governatore Fedriga (che ha invero suscitato più ilarità che non scalpore) invoca ora, nell’Europa libera da frontiere interne, un'anacronistica e fumosa impermeabilizzazione delle frontiere e una sospensione degli accordi di Schengen sulla libera circolazione. Quest'ultima misura avrebbe conseguenze devastanti sull’economia locale e sulla vita materiale e sociale degli abitanti di Trieste e del Friuli Venezia Giulia, ostacolandone gli spostamenti e riportando così indietro l’orologio della Storia ai tempi della cortina di ferro.

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