Caporalato, la rabbia del procuratore De Nicolo: "C'è un problema di competenze"
Quella di Trieste è tra le 26 procure distrettuali in Italia che si occupa di criminalità organizzata, e per questo ha in uso strumenti di maggior efficacia rispetto ad altre procure. Ciononostante, i numeri in capo a Trieste sono esigui rispetto alle procure, poiché, spiega il procuratore capo di Trieste, "il reato 603 bis, non è tra le nostre competenze" perché “abbiamo un legislatore che è attento solo ai fenomeni di cronaca spicciola"
TRIESTE - Il caporalato, ossia il reato 603 bis, “non è tra le competenze della procura distrettuale di Trieste”, e questo perché “abbiamo un legislatore che è attento solo ai fenomeni di cronaca spicciola e legifera in funzione di ciò che è successo ieri”. Lo dichiara senza mezzi termini il procuratore capo di Trieste Antonio De Nicolo al convegno “Il Caporalato: il rischio delle connessioni con le criminalità organizzate e l'immigrazione clandestina”, organizzato dall'Osservatorio Regionale Antimafia. Nell'incontro i vari relatori, tra cui il presidente dell'Osservatorio Antimafia Fvg Enrico Sbriglia, il prefetto di Trieste Pietro Signoriello, l'assessore regionale Alessia Rosolen, il ministro per i rapporti con il parlamento Luca Ciriani in collegamento, così come il deputato Walter Rizzetto.
Il paradosso evidenziato dal procuratore è che quella di Trieste è tra le 26 procure distrettuali in Italia che si occupa di criminalità organizzata, e che per questo ha in uso strumenti di maggior efficacia rispetto ad altre procure. Ciononostante, i numeri in capo a Trieste sono esigui rispetto alle procure in altri capoluoghi, numeri che sono stati così esposti dal procuratore: “la procura di Trieste ha aperto dal 2019 a oggi 7 procedimenti per il reato 603 bis, tutti archiviati. A Pordenone e a Gorizia, invece, si è proceduto per: due cittadini cinesi che hanno commesso questo reato nei confronti di un cittadino senegalese, poi un venezuelano e un italiano nei confronti di 11 persone di svariate nazionalità, un pachistano con persone offese 27 pachistani, un altro pachistano nei confronti di 14 pachistani, e un procedimento con tre imputati e otto persone offese”.
De Nicolo ha poi specificato che “i mezzi d’indagine che la legge affida alle procure distrettuali sono superiori e i termini per svolgere le indagini preliminari sono il doppio dei termini ordinari. Le possibilità di disporre le registrazioni telefoniche e ambientali sono molto più facilitate perché non si richiedono grandi indizi e si può usare il trojan con modalità più aggressive”. Il procuratore ritiene tuttavia che il legislatore in questione sia “beatamente ignaro di questa questione di competenze, non le affronta e se il problema riguardasse un fascicolo che riscuote gli interessi della cronaca si risveglierebbe dal suo millenario torpore e si accorgerebbe che è necessario mettere ordine in queste competenze investigative”. De Nicolo avanza quindi una proposta al legislatore: “basterebbe inserire il reato 603 bis tra i reati cosiddetti ‘spia’” in modo da farlo diventare “un reato della procura distrettuale” anche se, ipotizza il numero uno della procura di Trieste, questo appello “rimarrà inascoltato”.